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L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Juventus troppo più forte: Lazio azzerata

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ROMA - La Juve di Allegri che passa in vantaggio? Vince sempre; la Lazio di Pioli che va sotto? Perde sempre. E così è andata ieri sera all’Olimpico, dove la capolista, incurante dell’emergenza, della vittoria della Roma...

redazionecittaceleste

ROMA - La Juve di Allegri che passa in vantaggio? Vince sempre; la Lazio di Pioli che va sotto? Perde sempre. E così è andata ieri sera all’Olimpico, dove la capolista, incurante dell’emergenza, della vittoria della Roma e delle ombre lunghe della Champions, ha ripreso il cammino in campionato con un 3-0 senza storia, che si incolonna al 7-0 al Parma con cui aveva consegnato i suoi azzurri a Conte. Modo migliore per presentarsi a Malmö non poteva esserci. Il nuovo modulo funziona, produce gol, senza subirne, ed esalta un fenomeno dal nome di Paul Pogba, autore di due reti e di una partita brillante. Sembra avere uno scoiattolo in testa, il francesino, ma ha piedi di fata, accoppiati a una fisicità debordante. A questo si aggiunge la vena totalmente ritrovata di Tevez, sempre più uomo squadra, oltre che capocannoniere a quota 9. Per contro la Lazio, che aveva inciampato prima della sosta a Empoli, si è consegnata alla Juve. Pioli aveva alzato l’asticella prima del match. I suoi hanno saltato tutti di schiena, restandone sotto. Altre volte la squadra era stata battuta, eppure ieri più del risultato è stata la prova della squadra a non trovare attenuanti. Candreva a parte e nel finale Anderson, la Lazio non ha avuto gamba, né la forza di pressare, per cercare di imporsi.

 

 

Strappo. L’equilibrio iniziale è durato il tempo del gioco “alla meno” di entrambe le squadre. Per dire che in avvio sia Lazio che Juve hanno pensato soprattutto a sbagliare ogni tipo di appoggio, corto e lungo, con una costanza inusuale. Il primo a cercare maggiore equilibrio e misura è stato Pioli, dopo un brivido procuratogli da Tevez (15′), provando a mandare a sinistra Candreva, alternatosi con Keita. Ma la mossa ha fruttato poco e niente se non un tiro insidioso dell’azzurro (17′). Sono stati piuttosto i bianconeri a saper finalmente sfruttare la superiorità numerica oltre che tecnica a centrocampo, dove Pirlo poteva giocare senza copertura alcuna da parte di Klose, supportato dalla gamba di Pereyra, Padoin, in parte di Marchisio e via via da un Pogba di dimensione Champions. Un purosangue lipizzano nell’eleganza quanto travolgente nelle accelerazioni. Il vantaggio della Juve, che aveva già preso possesso della partita, è nato da una ripartenza micidiale, dopo una punizione non sfruttata dalla Lazio. A campo aperto sono andati Tevez e il francese, il primo, largo a sinistra, capace di mettere sul piede del compagno un assist millimetrico che Pogba, al limite dell’area, ha prima addomesticato, eluso Lulic e bruciato Marchetti con un tocco di classe (24′).

Tutta discesa. I tenui buuu di scherno nei suoi confronti sono diventati un ohhh di stupore quattro minuti dopo, quando il giovane fuoriclasse bianconero ha cercato il raddoppio, con una giocata da top player, spentasi all’incrocio dei pali lontano. Di lì in avanti, la squadra di Allegri si è allargata sul campo, girando palla, limitandosi ad attaccare in tre/quattro elementi, con Tevez sempre lucido e Llorente destinato a fare sponda, senza lasciare spazi a una Lazio in difficoltà. Pioli ha riportato a destra Candreva. E suo è stato l’unico spunto laziale degno di nota, una punizione che Buffon ha bloccato in due tempi.

Gol e rosso. Troppo poco, però. E quello che si era capito, è poi maturato a inizio ripresa, quando la Juve ha piazzato l’uno-due decisivo, con due perfette azioni d’attacco verticale, che hanno esaltato prima Tevez, su assist di Marchisio (9′) e nuovamente Pogba (19′) imbeccato da Pereyra. Tra lo 0-2 e lo 0-3 Pioli ha provato a rimettersi in gioco con un doppio cambio simultaneo, in attacco, inserendo Djordjevic-Anderson per gli inutili Klose-Keita. Più che le isolate accelerazioni di Candreva però una mano alla Lazio le arriva da Damato, che in modo molto fiscale estrae il secondo giallo per Padoin (25′), dopo un contrasto col solito Candreva (poi ancora capace di costringere Buffon in angolo su punizione). Tocca allora a Allegri cambiare: Juve ridisegnata con il 4-3-1-1, dando fiducia a Mattiello, esterno basso a sinistra (seconda presenza in A per lui), con Vidal interno destro, che rileva Pirlo, sostituito in regia da Marchisio, e davanti Morata, con Tevez di supporto. E così schierata la Juve tiene il campo con personalità, addirittura sfiorando il 4-0 con l’intraprendente Mattiello (30′), su cui Marchetti compie un vero miracolo. Solo il giovane Anderson prova a far male ma Buffon dice che questa Juve resta molto lontana dalla Lazio. E prima in classifica da sola.

(Corriere dello Sport)