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Lotito non cambia mai: caccia Vlado e richiama Edy. Stasera si riparte dall’Inter

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ROMA - Et-voilà, il patatrac è servito per l'ennesima volta. Ne abbiamo vissute di ogni colore in questa pausa senza calcio giocato, che per tanti tifosi della Lazio è stata ancor peggio delle delusioni raccolte sul campo...

redazionecittaceleste

ROMA - Et-voilà, il patatrac è servito per l'ennesima volta. Ne abbiamo vissute di ogni colore in questa pausa senza calcio giocato, che per tanti tifosi della Lazio è stata ancor peggio delle delusioni raccolte sul campo dall'inizio della stagione ad oggi. Il mercato fallimentare dell'estate s'è unito al senso di sazietà post 26 maggio, palesato e malcelato da chi scendeva in campo, che oggi ci catapulta nel Reja-vu dello zio Edy con Petkovic già seduto sulla panchina della Svizzera. Tutto come prima, o forse peggio. Mentre Vlado se ne va scuro in volto verso nord (per i suoi legali, secondo la Federazione Svizzera e probabilmente anche per la FIFA non ha violato alcun regolamento) la Lazio ritorna in campo dando uno sguardo al "sud" di una classifica tanto avara quanto giusta, che oggi chiede una scossa immediata, contro l'Inter di Mazzarri già invaghita dall'odor di Champions. Più che di mercato, sotto Natale e anche oltre, le parole più utilizzate in ambito Lazio sono state quelle riconducibili ad aule di tribunale e ambienti giudiziari.La grana Petkovic s'è risolta, non risolvendosi. Licenziamento per giusta causa e tutti giù per terra.

 

Reja non ci pensa; ha riempito di nuovo il suo armadietto e salutato la mascotte Olympia all'interno del quartier generale biancoceleste, ha fatto scorta di Chewing gum e s'è catapultato sul Fersini, in settimana adoperato dalla squadra per l'amichevole contro il Grifone Monteverde (terminata 10 a 1). I senatori sono con lui e forse pure i giovani - mai troppo di moda nella mente del goriziano - vista la presenza di Bollini (ex allenatore della Primavera) fiutano qualche possibilità in più per un campionato che ha bisogno anche di loro. E' tornato alla guida della sua Lazio, Reja. Per la verità non l'ha mai abbandonata, almeno con il cuore. Ha sempre seguito le sorti del club capitolino, da Gorizia, magari sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso davanti alla tv. Ha rifiutato proposte di vario tipo e genere - da quelle provenienti dalla Spagna a quella derivante dalla nazionale Armena - in attesa di qualcosa che lo convincesse a pieno e non solo dal punto di vista economico. Così, rieccolo in biancoceleste, per una sfida molto simile a quella per cui era stato strappato da Lotito all'Hajduk Spalato (in quel caso nessun problema di etica, evidentemente), ossia quella di salvare la Lazio da una stagione anonima, che come una burrasca in mare, potrebbe peggiorare da un momento all'altro, non lasciando più scampo e speranze. Si riparte da qui, da dove ci si era lasciati. Si riparte dall'Inter, all'Olimpico, davanti a 40mila cuori biancocelesti. Si riparte, mentre Petko saluta, con la coccarda tricolore ancora sul petto, una città che difficilmente si dimenticherà di lui.

Roberto Maccarone - Cittaceleste.it