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A Bologna sfida tutta muscoli. Pari giusto, emozioni casuali: la Lazio anno-ja ma riscopre Keita

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di Mirko Borghesi BOLOGNA - Si è chiuso un 2013 drammatico, sportivamente parlando, per i colori biancocelesti in trasferta. Il primo ostacolo di un 2014 che Reja vuole far partire da subito con un passo diverso risulta però essere...

redazionecittaceleste

di Mirko Borghesi

BOLOGNA - Si è chiuso un 2013 drammatico, sportivamente parlando, per i colori biancocelesti in trasferta. Il primo ostacolo di un 2014 che Reja vuole far partire da subito con un passo diverso risulta però essere un Bologna in grande difficoltà. La Lazio ritrova sulla panchina avversa Ballardini, tecnico-fantasma di una stagione disastrata, quella che diede proprio all'attuale allenatore dei capitolini la possibilità di legarsi ai colori della prima squadra della città eterna.

INTEGRAZIONE DEI GIOVANI - Reja inizia a lavorare con i giovani e, spinto anche da Bollini, lancia Felipe Anderson nell'11 titolare. Il terzo investimento dell'era Lotito, come soldi spesi, si ritrova accanto ad Hernanes e Candreva per sostenere l'unica punta Klose. Diamanti in appoggio ad un altro ex della gara, Bianchi, è la soluzione scelta invece da Ballardini.

BALLARDINI ERGE UNA MURAGLIA - Il Bologna in fase difensiva si chiude a riccio in un 5-4-1 che richiede alla Lazio una giocata per sbloccare la gara. Il leit-motiv è questo: felsinei bloccati ed eventualmente pronti a ripartire con i tre-quattro uomini pericolosi. Di fatto il tutto produce due tiri dalla distanza di Diamanti bloccati da Berisha e ben poche altre emozioni.

BERISHA SICUREZZA MA CHE FATICA DALLA TREQUARTI - L'occasione per farsi notare, per il portiere biancoceleste, arriva su un buco di Lulic che porta Garics a servire Bianchi al limite dell'area piccola, colpo di tacco del numero 9 e straordinario riflesso dell'estremo difensore. Offensivamente la Lazio non produce niente di rilevante, eccezion fatta per qualche cross. Una sofferenza figlia del disagio tattico di Candreva e di quello psicologico di un Felipe Anderson impalpabile. Il primo tempo è tutto qui.

L'ECTOPLASMA FUORI, BOLLINI INCIDE - Lavora il vice di Reja nell'intervallo quando richiama al suo fianco, taccuino verde alla mano, Keita ed Ederson. Il prima entra subito. Serve concretezza in una partita unicamente fisica per i primi 45 minuti. L'ectoplasma Felipe Anderson finisce così in panchina. La Lazio alza il ritmo lentamente ma alla fine produce un solo unico spavento su uno scivolone di Natali che rischia l'autogol.

IL DOMINIO STERILE DELLA LAZIO. KLOSE SCIUPA, KONE SFIORA IL PALO - Le redini del gioco passano comunque dalla parte capitolina. Keita incide, Lulic anche. I due su quella fascia alzano i ritmi più del resto della squadra e di fatto costruiscono la manovra che portano sull'altro versante Candreva al cross per Klose: il tedesco sciupa clamorosamente e viene consolato dal giovane numero 14 entrato nella ripresa. E' un dominio sterile che porta supremazia territoriale, ma di fatto porta alla conclusione solo il Bologna con Christodopoulous che impegna a terra Berisha e Kone che sfiora la marcatura. Gli spazi fano gola ai felsinei, la Lazio mette il folle.

UN PAREGGIO SCIALBO - Si chiude senza altre emozioni la sfida del Dall'Ara. La Lazio di Reja annoia, il Bologna di Ballardini idem. Ne esce una partita dove ai punti lo 0-0 è il risultato più giusto. Nessuno merita il gol in una partita dove tante, troppe cose sembrano frutto del caso.

VINCERE IN TRASFERTA, SERVE DI PIU' - Servirà più cinismo ma anche più ordine e brillantezza alla compagine capitolina per andare a vincere sui campi italiani. Oggi, avesse segnato Klose, avremmo assistito ad un replay della sfida contro l'Inter. Troppo poco per costruire una rimonta. Al lavoro.