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L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Lazio, adesso si mette male…

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ROMA - Pioli non riesce più a vincere, Maran allunga la serie positiva. Grigia e senza lampi, la Lazio si è dovuta accontentare di un punto al Bentegodi, terra di conquista negli ultimi sette campionati. Questa volta non è...

redazionecittaceleste

ROMA - Pioli non riesce più a vincere, Maran allunga la serie positiva. Grigia e senza lampi, la Lazio si è dovuta accontentare di un punto al Bentegodi, terra di conquista negli ultimi sette campionati. Questa volta non è riuscita a mettere sotto il Chievo e il pareggio vale come una mezza sconfitta, perché arriva dopo il doppio ko con Empoli e Juve e perché la prestazione è stata deludente. C’è stato l’impegno, molto meno il gioco che nella prima fase del girone d’andata era stato il marchio di fabbrica di Pioli. La Lazio si è accesa soltanto nell’ultimo quarto d’ora, sulla forza dei nervi e della volontà, ma anche e soprattutto per l’imprevedibilità e la freschezza portata dai giovani, più Keita di Felipe Anderson, ancora troppo titubante e incerto nei momenti che contano, ma vivace e scattante. E’ stato l’ex laziale Bizzarri a metterci una pezza con due prodezze (su Mauri e alla fine su De Vrij) per consentire a Maran di allungare l’imbattibilità che dura da quattro giornate. Il Chievo ha fatto l’unica partita possibile, buon primo tempo e ripresa di sofferenza. La Lazio, troppo lenta e vecchia dal punto di vista anagrafico (De Vrij unico under 27 in campo), ha ruminato gioco senza trovare varchi e ha trovato ampiezza solo nel finale, quando il tecnico si è accorto che diventa dura giocare senza esterni offensivi. Serve altro per muovere la classifica. Unico dato confortante: non ha preso gol e l’impatto di Radu centrale è stato positivo.

 

Stesse occasioni. Pioli voleva una partenza feroce e in avvio s’è vista una squadra proiettata in avanti e capace di prendere in pugno la partita. La qualità superiore e un minimo di pressione hanno prodotto tre occasioni in pochi minuti. Sul cross di Candreva, Djordjevic è stato anticipato davanti a Bizzarri da Gamberini e Frey. De Vrij, sugli sviluppi dell’angolo successivo, è andato vicino al gol di testa e poi Parolo, servito da un assist di Mauri, ha sparato fuori di sinistro da buona posizione. Il Chievo s’era sistemato dietro, sapeva di dover resistere alla sfuriata, ma poi ha messo il naso fuori e s’è messo a combattere. La difesa a zona sui calci piazzati voluta da Pioli fa spesso venire i brividi. Come a Empoli, tutti fermi a guardare: Zukanovic s’è trovato sul destro il pallone buono per segnare, ma il suo tocco centrale non ha spaventato Marchetti. Meggiorini, lasciato solo, non è riuscito a toccare un cross velenoso di Birsa. Gamberini, al primo angolo a favore, ha schiacciato troppo di testa, divorandosi un gol fatto. Alla resa dei conti tre occasioni per parte, solo una supremazia per la Lazio, che prima dell’intervallo ha tentato di nuovo con un inserimento di Parolo e un siluro dalla distanza di Candreva, respinto da Bizzarri.

Tutti al centro. Pesando la prestazione, sono emersi i soliti dubbi. Manovra lenta e poco produttiva negli ultimi trenta metri. Pioli ha ripescato Mauri, di fatto rinunciando al tridente. Voleva sfondare al centro, beneficiava dell’ultimo passaggio del capitano, che agiva da quarto centrocampista, ma non riusciva a trovare ampiezza in attacco. A sinistra si proponeva solo Braafheid. Poco servito (e male) Djordjevic, spesso costretto a decentrarsi per toccare un pallone. Ne ha lavorati bene diversi, senza trovare assistenza. Candreva era poco sollecitato, anzi spesso tamponato da Basta che cercava la sovrapposizione. Sotto ritmo Gonzalez, non proprio lucido Biglia. Parolo si lanciava a rimorchio. Un gioco complicato, faticoso, dispendioso. E il Chievo era tignoso, cattivo nei contrasti, sempre pronto a sbranare il pallone. Sembrava anche più fresco e con una condizione atletica migliore, altro dato su cui riflettere a Formello. Spezzettando il gioco, si è arrivati all’intervallo.

Cambi. Per una volta la Lazio è almeno riuscita a superare il primo quarto d’ora della ripresa senza prendere gol, come spesso succede, e Pioli nel tentativo di trovare il cambio di passo ha inserito Felipe Anderson e ha tolto Candreva, l’unico capace (anche se non in serata) di mettere qualche pallone in mezzo all’area di rigore. Il grigiore assoluto è stato interrotto da una sberla volante di Mauri. Bizzarri s’è superato deviando in angolo. Subito dopo Pioli si è giocato finalmente la carta Keita. Lo spagnolo ha portato imprevedibilità e creato superiorità sulla fascia, era l’unico a far capire che potesse succedere qualcosa, coadiuvato a intermittenza da Felipe Anderson, poco concreto nei momenti decisivi. Il forcing finale, dopo l’ingresso di Klose, ha prodotto un colpo di testa di De Vrij, sventato da un’altra prodezza di Bizzarri e una raffica di angoli ma il gol non è arrivato. E la Lazio è tornata a casa delusa. Questa doveva e poteva vincerla. (Corriere dello Sport)