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CAOS LAZIO – Pioli ha deciso come risolvere la situazione

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La linea di Pioli: azzerare le gerarchie

redazionecittaceleste

ROMA - Puntava sulla voglia di riscatto dei suoi giocatori. Dopo la partita era deluso e non ha fatto niente per nasconderlo. Pioli s’è sentito tradito dal gruppo. Non sono arrivate le risposte giuste dal campo. Si aspettava un altro furore, una mentalità diversa. «Dobbiamo riacquistare la voglia di giocare» ha spiegato e non è una frase poco significativa. S’è messo davanti al gruppo, s’è preso le proprie responsabilità («perché sono l’allenatore, sono io che scelgo e motivo i miei giocatori»), ripartirà oggi come se fosse il primo giorno, provando a cancellare tutto quello che era stato costruito in un anno. Meriti, gerarchie, attese e pretese. E’ stato chiaro Pioli - scrive il Corriere dello Sport - e l’avvertimento lo ha lanciato subito nella pancia del Bentegodi. Dopo l’eliminazione in Champions, era stato sfiorato dall’idea di procedere ad un ampio rimpasto della formazione, voleva andare dritto per la propria strada. La prudenza e l’idea che la vecchia Lazio, i suoi giocatori più fidati, si rialzassero dopo la sconfitta con il Bayer lo aveva convinto a proseguire nel solco della tradizione. Dentro Gentiletti e Cataldi, di cui era stata contestata l’esclusione in Germania. Fiducia a Lulic e Radu, ma anche a Parolo invece di Onazi, panchina solo per Felipe, che a Leverkusen si era nascosto e defilato invece di andare a caccia del pallone nei momenti più complicati. La delusione è stata totale e Pioli ne trarrà le conseguenze, come ha già fatto capire a Verona. «Ora si azzera tutto e per tutti» ha sibilato.

CONFINE. Tutti in discussione e forse il discorso comprendeva lo stesso Pioli, rimproverato da Lotito dopo la partita. Il presidente era furioso, ha chiesto conto al tecnico della mancata reazione di Verona dopo il tracollo di Leverkusen che certamente non lo aveva soddisfatto. Peraltro, contando i soldi (30 milioni) persi con quella partita, la sua ira è cresciuta parecchio. Dicono avrebbe discusso il sistema di gioco (difesa a tre) adottato in Germania, Tare aveva sottolineato l’atteggiamento. Troppa paura, come dichiarato ai microfoni della Zdf. Il campo ha dato ragione a Pioli. Il modulo non conta e con tre difensori aveva resistito un tempo a Leverkusen, con il 4-3-3 invece ne ha presi quattro dal Chievo. Il suo torto? Essere stato troppo aziendalista, tollerando gli acquisti in ritardo e sposando in pieno le strategie. Il centrocampista dinamico doveva essere una priorità, ma sarebbe servito un giocatore pronto e non da svezzare come Milinkovic, piombato a Shanghai il 6 agosto, gettato subito in campo (con molti rischi) nell’ultima mezz’ora all’andata con il Bayer e poi nel finale con il Bologna. In quei due spezzoni di partita è apparso lento, macchinoso e spaesato. Il ragazzo ha talento e si farà, diamogli tempo. L’analisi dev’essere complessiva. Ora bisogna ripartire. Da zero.

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