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RETROSCENA – Lazio senza fame, furia Lotito

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ROMA - Non è entrato negli spogliatoi. Se n’è andato dal Bentegodi a notte fonda in silenzio e senza riuscire ad abbozzare un mezzo sorriso. Era infuriato Lotito e ieri all’ora di pranzo, prima di raggiungere Aprilia per vedere la...

redazionecittaceleste

ROMA - Non è entrato negli spogliatoi. Se n’è andato dal Bentegodi a notte fonda in silenzio e senza riuscire ad abbozzare un mezzo sorriso. Era infuriato Lotito e ieri all’ora di pranzo, prima di raggiungere Aprilia per vedere la Salernitana, la rabbia non s’era ancora placata. E’ deluso dalla Lazio. Si aspetta molto di più, aveva messo in preventivo altri risultati. Non vede l’atteggiamento giusto e la fame di successo che ritiene dovrebbero avere i suoi giocatori come base fondamentale per raggiungere il traguardo minimo della stagione, ovvero l’ingresso in Europa League, e per provare a mettersi in corsa per il terzo posto alla luce dei valori sinora espressi dal campionato. Era convinto che la Lazio avrebbe steso il Chievo e si sarebbe rimessa a correre dopo la doppia sconfitta con Empoli e Juve. Il pareggio lo ha amareggiato, non lo contemplava tra le possibilità della serata di Verona. Era stato al centro sportivo di Formello a metà settimana per processare i suoi giocatori, colpevoli di aver mollato nel momento in cui stavano decollando: prima della sosta, vincendo a Empoli, avrebbero conquistato il terzo posto in solitudine. Un punto nelle ultime tre giornate di campionato e così la Lazio è scivolata al settimo posto: ora sarebbe fuori dall’Europa. Se Pioli nella pancia del Bentegodi ha difeso la squadra e sottolineato la reazione, lo sforzo di volontà e lo spirito dimostrato in campo per provare a vincere sino all’ultimo minuto, Lotito non ha assolto i suoi giocatori. Ha visto combattere il Chievo più della Lazio, avrebbe voluto e desiderato un altro tipo di determinazione su ogni pallone. I giocatori di Maran esprimevano carattere e cattiveria, i biancocelesti sono apparsi lenti e involuti per larghi tratti della partita in cui non riuscivano a mordere. Forse dipende dalla condizione, da un’intensità complicata da mantenere per novanta minuti.

 

 

 

 

 

La fame. Ecco cosa sta mancando, secondo l’opinione del presidente. Lotito si aspetta molto di più. Per avviare il nuovo ciclo, ha speso come non era mai successo in passato per rinforzare la squadra. E ha rinnovato diversi contratti nella parte economica, altra “forzatura” rispetto alle sue abitudini, proprio per mettere tutti nelle condizioni migliori, per eliminare qualsiasi tipo di malumore, per accontentare i giocatori richiesti sul mercato. Ora attende di essere ripagato sotto forma di risultati e di prestazioni, attribuendo al suo gruppo uno spessore e una qualità complessiva inferiore soltanto alla Juve e alla Roma, che lottano per lo scudetto. Si è talmente arrabbiato che tornerà a farsi sentire a Formello: se non dovesse accadere oggi, di sicuro capiterà nei prossimi giorni e dopo l’impegno di Coppa Italia con il Varese. Si confronterà con Pioli, a cui chiede di tirare fuori il massimo dall’organico a disposizione. E’ contento del lavoro del tecnico emiliano e dei suoi collaboratori. Ora sta discutendo la squadra, non l’allenatore.

 

Riflessioni. Le valutazioni delle prossime ore, in sintonia con lo staff e con il diesse Tare, riguarderanno se e come intervenire. Pioli è per la linea morbida, perché ha apprezzato la reazione e l’impegno dei giocatori, che hanno controllato la partita con il Chievo e provato a vincere sino al novantacinquesimo. Lotito domenica al Tardini risultati diversi dalla vittoria. E allora, all’interno di ampie valutazioni, entrerà anche l’ipotesi di un ritiro anticipato prima della trasferta di Parma o subito dopo se l’esito della partita non dovesse rispondere ai desideri della Lazio. Situazione in evoluzione e da verificare nei prossimi giorni, perché non è ancora stata presa alcuna decisione. Certamente Lotito, nonostante i tanti impegni istituzionali, in settimana cercherà di approfondire le motivazioni e la natura del disagio biancoceleste, oggi spiegato attraverso una chiave psicologica. (Corriere dello Sport)