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Manzini: “Essere della Lazio è un motivo d’orgoglio”

Ecco le sue parole

redazionecittaceleste

ROMA - Un simbolo della Lazio, un uomo che ha visto con i suoi occhi moltissime delle imprese dei capitolini.

Il team manager biancoceleste Maurizio Manzini è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio per raccontare alcuni ricordi legati al club nel giorno del 119esimo compleanno: "Oggi il sentimento che prevale è l’orgoglio che deriva da un senso di appartenenza ad una società gloriosa come la nostra. L’orgoglio perché uno si sente parte di qualcosa che non è solo un bene per i noi laziali, per la città di Roma, per l’Italia ma un bene per lo sport nella sua accezione più grande. Sono ancora l’unico laziale nella mia famiglia e oltre che essere orgoglioso, mi sento anche un predestinato in quanto non conoscevo il nome dei colori biancocelesti dato che sono cresciuto fino a sei anni nel culto dei colori giallorossi".

MEMORIE DI DERBY

"Questo fino a che papà decise che era arrivato il momento di andare a vedere un derby dove i biancocelesti persero 4-1. Arriviamo alla fine di questa partita con mio padre contentissimo e prendendomi in braccio mi disse che la Roma era la più forte, ma io gli dissi che preferivo quelli con la maglia biancoceleste. Da allora sono rimasto l’unico laziale in famiglia. Quando vince la Roma il derby tutti i parenti si fanno sentire, quando vinciamo noi non si sente nessuno, il bello è anche questo. Tanti anni fa ho lavorato con una compagnia aerea, quando vincemmo il primo scudetto, convinsi il presidente della compagnia a fare un pannello adesivo da mettere sulla porta d’accesso dell’aereo con scritto 1973/1974 S.S. Lazio. Questo aereo ha girato in Italia con questo enorme adesivo per celebrare questo trionfo".

LAZIO DEL - 9

"Sono molto legato ad Eugenio Fascetti se dovessi proprio fare un nome per forza, ma l’intensità come è stata vissuta l’anno dei -9 sarà un’esperienza irripetibile. La Lazio agli spareggi ha battuto un altro record, sull’autostrada del Sole ha creato una fila di 242 km, un'emozione incredibile ed indelebile. Un motivo di grande orgoglio questo. Gascoigne era un fenomeno, era come se avessi un altro figlio, ma i suoi scherzi erano sempre fatti in maniera lecita e corretta. Difficile citare i giocatori a cui sono più affezionato, sono stati talmente tanti ed importanti che non mi sento di fare un nome in particolare, potremmo stare qui fino alle 5 di mattina a parlarne. Non ho mai dimenticato nessuno di loro, dal magazziniere fino al più grande giocatore della storia, li porto tutti nel cuore. Inzaghi oltre ad essere stato un grande giocatore è diventato un bravissimo allenatore, è capace di dirigere il gruppo con polso e carisma senza comportamenti eccessivi".