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Tra il fratello Pippo e l’amico Mancio, parla Simone Inzaghi: “Vi racconto i protagonisti del prossimo derby”

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ROMA - Derby di Milano all’orizzonte, e tra Pippo e Mancio ecco… Simone. Di cognome Inzaghi, fratello dell’allenatore del Milan, ma con un passato al fianco di Roberto Mancini, alla Lazio. In esclusiva per il Correre dello...

redazionecittaceleste

ROMA - Derby di Milano all’orizzonte, e tra Pippo e Mancio ecco… Simone. Di cognome Inzaghi, fratello dell’allenatore del Milan, ma con un passato al fianco di Roberto Mancini, alla Lazio. In esclusiva per il Correre dello Sport, l’attuale allenatore della Primavera biancoceleste si sofferma sul fratello rossonero, con quel primo derby dalla panchina: «Penso che sia già pronto ad affrontare una simile responsabilità. Coniuga perfettamente il “noi” dopo essere stato abituato per anni a pensare solo a se stesso… Ora più di prima cura i dettagli, i particolari… Sono questi che fanno la differenza. E per un ruolo alla Ferguson come lo vede? Sì, anche secondo me è l’uomo giusto al posto giusto. Già adesso va considerato non solo come un semplice allenatore. Lavora e pensa già come un manager. Rispetto a quando giocavamo tutti e due ci sentiamo un po’ meno. È sempre impegnatissimo ma, soprattutto, felicissimo! È lui il tecnico più abile e capace che può ricostruire questa squadra. Secondo me è stato anche molto bravo a creare un ottimo “staff”. Gli bastano un paio di colpi giusti in gennaio e farà una squadra ancora migliore».  Tra i due, sicuramente un rapporto eccellente: «Penso che la stima di cui godiamo io e mio fratello nel mondo del calcio dipenda molto anche dall’educazione che abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia. Se entrambi siamo legati da così tanti anni alla stessa società vuol dire che siamo apprezzati al di là delle nostre competenze».

 

E Mancini, perché così vicino alla storia di Simone Inzaghi? “È stato lui a volermi nell’estate 1999. La Lazio puntava ad Anelka per sostituire Vieri. Ma Mancio convinse sia Cragnotti che Eriksson che potevo essere l’attaccante giusto. Giocammo insieme un anno, vincendo campionato e Coppa Italia. Poi è stato il mio allenatore sempre nella Lazio. Gli sono grato perché mi volle subito in una grande squadra a soli 23 anni. Ero reduce dal Piacenza, dal mio primo campionato a tempo pieno in Serie A dove avevo disputato 30 partite segnando 15 gol». Roberto nuovamente all’Inter, la persona giusta per risollevare i nerazzurri? «Mancini è l’esempio al quale mi ispiro come allenatore. Ho appreso tanto da lui, ha sempre delle buonissime idee. È un grande conoscitore di calcio. Pretende la massima qualità dai suoi giocatori. Sa sempre quello che vuole e come ottenerlo. Ha una forte personalità e senza mai essere arrogante sa usare il bastone e la carota. Gestisce bene il gruppo, è la persona giusta per rilanciare l’Inter. Per dare una svolta il derby è la partita perfetta. Si tratta sempre di una partita aperta, che va da sè». Che derby sarà? «Sarà una bellissima partita fra due ottime squadre, comunque spettacolare. Sono quasi certo che Pippo si affiderà al collaudato 4-3-3. Uno schema che è molto vicino anche a Mancio anche se ultimamente ha giocato con il 4-2-3-1. Non escludo che avendo a disposizione un campione come Kovacic possa anche optare per il 4-3-1-2». Con Inzaghi in tribuna, Simone ovviamente. Spettatore più che mai interessato. (GianlucaDiMarzio.com)

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