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CRISTIAN BROCCHI – “Lazio, Matri è ok! Ecco cosa gli ho detto…”

Brocchi
«Ai tifosi dico che troveranno un ragazzo con la voglia di far bene e di togliersi grandi sodddisfazioni. Va tutelato e aiutato. Spero possano prenderlo come sanno fare in simpatia, spronarlo. Dovesse iniziare bene e sentendosi apprezzato,...

redazionecittaceleste

ROMA - Cinque bellissimi anni di Lazio. Ha dato tutto alla causa biancoceleste, anche un piede, due volte fratturato sino a costringerlo ad arrendersi e chiudere la carriera dopo la Coppa Italia del 26 maggio 2013 vinta nel derby dell’Olimpico e alzata sulla scalinata di Trinità dei Monti, in piazza di Spagna, pochi giorni dopo. Cristian Brocchi è tornato a Milanello per cominciare la carriera da allenatore. Oggi guida la Primavera del Milan, ha un feeling speciale con Berlusconi e il club che ha imparato ad amare sin da bambino, ma un pezzo di cuore lo ha lasciato a Roma, dove è appena arrivato Alessandro Matri, il suo pupillo. Una profonda amicizia e un rapporto da fratello maggiore lo lega al nuovo attaccante della Lazio, che segretamente aveva consigliato a Tare e Reja nel 2011. Lo conosce dai tempi in cui bomber Matri segnava nella Primavera del Milan. Cristian, ha raccontato tutto al Corriere dello Sport.

Pochi giorni fa un tweet firmato Brocchi. «Forza Matri, la Lazio è la soluzione migliore». 

«All’inizio dell’estate gli avevano detto che sarebbe servito al Milan, ha rifiutato offerte importanti, anche la Lazio aveva fatto un sondaggio. Alessandro non aveva detto no, ma c’era la volontà di restare al Milan. Le cose sono cambiate, s’è riproposta la Lazio, l’ha presa al volo, perché era la soluzione migliore, la più giusta».

Anche Brocchi ha spinto Matri alla Lazio? 

 

«Siamo legati da una profonda amicizia, negli anni ha sempre parlato con me, lo conosco da quando era un ragazzo della Primavera. Tante volte in passato abbiamo parlato della Lazio e anche adesso. Se hai una persona vicina che ti viene a dire che è la soluzione migliore e quanto si sta bene a Roma forse è più facile scegliere. Ho un legame ancora forte con la Lazio, lo trasmetto anche mentre parlo».

 

Ci racconta come nacque l’amicizia con Matri?  

«Giocava nella Primavera allenata da Franco Baresi, venne a fare un allenamento in prima squadra. Io un po’ sono fatto così. Capto, annuso, capisco se uno è un bravo ragazzo, umile. Quel giorno avevo notato un insieme di cose in Alessandro, era solo un allenamento, poi ci siamo conosciuti, lo apprezzavo in campo e fuori, l’ho preso in simpatia, lo seguivo. Quando non partiva titolare, il lunedì sulla lavagna della Primavera a Milanello scrivevo: “Bomber Matri deve sempre giocare”. E quando segnava scrivevo: “Anche oggi bomber l’ha messa dentro”. Era ancora un ragazzo, diventai un suo punto di riferimento, mi chiedeva consigli. Capitò anche quando andò in prestito al Prato e poi al Lumezzane, dove avevo giocato anch’io. Ricordo che mi chiamarono i dirigenti per chiedermi un parere su Alessandro. Le prime scelte, quando esci dalla Primavera, sono le più importanti. E’ nata questa amicizia, ero una sorta di fratello maggiore».

Matri ha girato tanto. Troverà una dimensione stabile alla Lazio? 

«Al Cagliari fece benissimo e venne preso dalla Juve. Nelle grandi squadre non è semplice. Alla prima stagione bianconera è stato capocannoniere, ma poi non ha avuto il giusto risalto, è stato scavalcato da altri, vivendo un periodo di alti e bassi. A livello mediatico non è mai stato spinto, può incidere. E’ un ragazzo umile, nonostante un fidanzamento importante con Federica Nargi, ha affrontato il gossip nella maniera più serena possibile vivendo semplicemente il suo amore. Li conosco bene, sono sempre stati tranquilli. Dopo è tornato al Milan e ha vissuto una parentesi sfortunata, venne pagato tanto, tutti si aspettavano segnasse un gol dietro l’altro, il Milan era in grande difficoltà, Alessandro non poteva risolvere e ha ripreso a girare. Ma dove è stato ha fatto bene, come al Genoa l’anno scorso prima di far vincere alla Juve la Coppa Italia segnando dei gol decisivi a Firenze in semifinale e alla Lazio in finale. Eppure aveva davanti attaccanti importanti come Tevez e Morata».

La Lazio era nel suo destino. 

«La Lazio per tanti anni è stata vicina a Matri, anche quando andò alla Juve nel 2011 si era aperta una trattativa. C’è sempre stata stima da parte della società, Tare lo voleva, non si è mai riusciti a prenderlo sino a pochi giorni fa. Spero possa essere per Alessandro e per tutti l’operazione giusta».

Si può dire che Matri è l’attaccante ideale per il calcio sviluppato in profondità da Pioli? 

«Sì, certo. Per caratteristiche è quello che serve. Matri lavora molto per la squadra, non è solo un finalizzatore, attacca la profondità, non gioca da solo. Quando un tecnico come Pioli chiede determinati movimenti, avere un attaccante che riesce a farli si trasforma in un valore aggiunto».

Cosa ha consigliato Brocchi a Matri prima di iniziare l’avventura alla Lazio? 

«Come prima cosa gli ho detto: “non pensare di dover segnare, pensa solo a rappresentare un popolo che ha bisogno di sentirsi rappresentato. Dai il 100 per cento in ogni partita, anche se non farai gol, verrai apprezzato dai laziali”».

Ai laziali cosa dice invece per accogliere Matri? 

«Ai tifosi dico che troveranno un ragazzo con la voglia di far bene e di togliersi grandi sodddisfazioni. Va tutelato e aiutato. Spero possano prenderlo come sanno fare in simpatia, spronarlo. Dovesse iniziare bene e sentendosi apprezzato, potrebbe togliersi grandi soddisfazioni. La fiducia è troppo importante per qualsiasi squadra e qualsiasi giocatore».

 

Lo ha già preso in consegna Mauri. Magari lo aiuterà con qualche assist. 

«Si conoscono da tanti anni, non da ora. Ci sono amicizie in comune cresciute nel corso degli anni. E poi la fidanzata Federica è di Roma. Lo aiuterà. L’intelligenza di Stefano consiste nel saper giocare in verticale, dando la palla giusta per l’attaccante. Matri è molto bravo a scattare in profondità, ha bisogno di uno vicino che lo sappia lanciare. Allo Juve lo serviva Pirlo, ora Mauri gli potrebbe dare una bella mano».

 

Quando vedremo Brocchi su una panchina di serie A? 

«E’ il mio sogno e il mio obiettivo. Essere allenatori del settore giovanile è diverso. Qui imparare e crescere è più importante che vincere uno scudetto, portare tanti giocatori in prima squadra è l’obiettivo, spero di poter andare in categoria superiore con una conoscenza importante. Ora mi sento un peso addosso non per conseguire un risultato ma per la formazione».

Un giorno forse vedremo Brocchi sulla panchina della Lazio. 

«L’ho sempre detto, sarebbe un sogno allenare la Lazio. Perché un sogno si avveri bisogna lavorare, avere la pazienza giusta e crescere. Se un giorno dovesse presentarsi l’occasione, sarebbe l’ennesimo sogno della mia vita che si realizza».

Che campionato sarà? Milan e Lazio sono da Champions? 

«Prevedo un campionato difficile e in cui tante squadre possono ambire a un piazzamento importante, il livello si è alzato. Non ci saranno una o due squadre che ammazzeranno la lotta per il titolo. Milan e Lazio possono essere da Champions come altre squadre. L’equilibrio farà sì che verrà premiata chi avrà maggiore continuità e la voglia di arrivare».