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I PERSONAGGI – Lulic cuore impavido, Djordjevic appesantito

Lulic
Una Lazio in chiaroscuro in perfetta sintonia con la Lazio degli ultimi tempi ma sinceramente (senza fare folli voli pindarici) nella partita di ieri ci ho visto più note positive che note negative. La squadra ha si sofferto contro un avversario...

redazionecittaceleste

di Andrea Colacione

ROMA - Una Lazio in chiaroscuro in perfetta sintonia con la Lazio degli ultimi tempi ma sinceramente (senza fare folli voli pindarici) nella partita di ieri ci ho visto più note positive che note negative. La squadra ha si sofferto contro un avversario di caratura di gran lunga inferiore ma molto bene organizzato ma ha anche  mostrato un grande cuore ed un grande carattere non disunendosi nei momenti decisivi della partita quando sarebbe potuta finire ko. E poi ci sono diverse attenuanti che vanno assolutamente riconosciute perché altrimenti significherebbe essere in malafede. Gli infortuni di Marchetti, di Basta, di Lulic (su cui ci soffermeremo a breve) e l’occhio gonfio di Djordjevic non sono roba da poco conto. Eppure la squadra ha tirato fuori il carattere giusto, Pioli ha indovinato il cambio decisivo e sono arrivati tre punti quanto mai preziosi per mettere fieno in cascina e per aumentare l’autostima con un terzo posto che conferma che questa squadra ha si tre o quattro lacune importanti ma anche valori altrettanto importanti e qualità in diversi ruoli. Insomma la Lazio, come ho sempre sostenuto, è bella ed in parte anche forte ma è assolutamente incompleta e mi piace ribadirlo, anche per una questione di coerenza, in questo momento in cui le cose sono tornate a girare a meraviglia ed in cui la classifica sorride.

 

BRAVEHEART SENAD -  Vi confesso che la prestazione di Senad Lulic mi ha letteralmente commosso. Il ragazzo a volte commette qualche errore di imprecisione (peraltro alternandoli con cose molto buone) ma è di una generosità davvero fuori dal comune e si sta riabituando alla grande ad un ruolo che non è propriamente il suo o che perlomeno non lo è completamente. Dopo una prestazione ampiamente sopra la sufficienza, il bosniaco ha deciso di impreziosire la propria partita negli ultimi venticinque minuti dimostrandosi stoico come il miglior Braveheart. E’ rimasto in campo quasi zoppo e rischiando non poco a cambi terminati e con lo scorrere dei minuti ha ritrovato energie dall’oltretomba. Ha salvato su Dionisi e le sue percussioni quando parte da dietro ed accelera sono benzina vitale nel motore di tutta la squadra. Adrenalina pura: Senad merita solo applausi.

LE ATTENUANTI DI FILIP -  Non mi faccio ingannare dal gol finale, facile facile come in una partita di calcetto tra amici e resto convinto della mia opinione: Djordjevic non è una “pippa” per usare un linguaggio gergale ma che rende l’idea ma non può essere neppure il titolare dell’attacco. Ieri ha giocato piuttosto male anche se gli riconosco più di un attenuante: in primis l’occhio gonfio pesto e poi una condizione che non è e che non può essere ancora al top. Ma a prescindere da tutto ciò alcune carenze sono e restano oggettive. Ha il sedere troppo pesante ed è troppo lento nel girarsi quando deve puntare la porta e non mi sembra che abbia neppure l’istinto assassino dei killer delle aree di rigore. Può essere utile e può anche andare in doppia cifra ma è evidente che può essere una riserva, magari anche di lusso, ma non certamente quel titolare che serve come il pane a questa squadra e che purtroppo manca per fermo volere della società.

NOTE FINALI -  La Lazio sta crescendo e sta migliorando ed a mio avviso ha ancora margini di miglioramento, soprattutto ora che ha ritrovato compattezza e morale alto ma invito tutti a non fare voli pindarici perché il copione finale sarà in perfetta sintonia con i voleri lotitiani ed è un gran peccato perché questo è un campionato equilibrato e che aspetta. La Lazio fino a gennaio se non gli pioveranno addosso tsunami (e francamente non glielo auguro…) può reggere botta e rimanere attaccata al trenino dell’alta classifica perché ha alcuni calciatori di livello ed un tecnico sicuramente bravo e preparato, anche se troppo aziendalista ma è proprio qui che viene il brutto. Questa squadra con almeno quattro acquisti di livello può puntare anche al traguardo più alto, mentre con l’innesto di due o tre grandi giocatori può battersi per il terzo posto fino alla fine, proprio come è avvenuto lo scorso anno, quando a gennaio Lotito ha deciso di buttare nel water un secondo posto pressoché certo con annessi cinquanta milioni di euro. E sapete il perché anche se mi sono stufato di ripeterlo? Perché lui non vuole vincere e non vuole entrare in Champions League per non aumentare ingaggi, per non pagare premi esosi e per non sentirsi obbligato a fare acquisti roboanti. Ormai i suoi trucchi e barba trucchi li conosciamo a memoria e soltanto chi è stolto o è in malafede può sostenere il contrario di ciò che asserisco da anni. Ed è un peccato perché questa squadra con qualche sforzo e con qualche idea di mercato in più potrebbe far sognare  tutto il popolo biancoceleste e metterci tutti finalmente d’accordo. Ma a Lotito non piace veder unito il popolo laziale, anche perché lui non ha nulla di laziale.  Lui è del partito del “Dividi et Impera”, usando quel latino che gli è tanto caro, anche se più di una volta l’ha usato a sproposito. E ricordatevi sempre che quando parliamo di Lazio bisogna scindere i meriti di giocatori ed allenatore dai demeriti di una società che non vuole tassativamente andare oltre il target dell’Europa League.