archivio2014

Il CdS grida: “Hernanes non si tocca!” – FOTO

Il CdS grida: “Hernanes non si tocca!” – FOTO - immagine 1
(Di Franco Melli) - ROMA - Bisognerebbe trastullarsi a lungo, fra un replay e un fermo immagine, con questo blitz in Friuli che restituisce alla Lazio itinerante il piacere di farcela dopo 8 mesi di carestia. Vuoi mettere adesso dove tutto pare...

redazionecittaceleste

(Di Franco Melli) - ROMA - Bisognerebbe trastullarsi a lungo, fra un replay e un fermo immagine, con questo blitz in Friuli che restituisce alla Lazio itinerante il piacere di farcela dopo 8 mesi di carestia. Vuoi mettere adesso dove tutto pare possibile, rispetto alla gestione della non appartenenza firmata Petkovic, quando Hernanes, Klose e gli altri più rappresentativi tiravano avanti da fantasmi pieni d’accidia? Il 2-3, a tratti insperato e tuttavia cercato fino all’ultimo istante nonostante quasi 40 minuti di inferiorità numerica, propone un Edoardo Reja diversamente difensivista grazie al 3-4-3 d’avvio fatto apposta per insaporire la sua rituale minestra. I tre dietro sono Ciani, Dias e Biava, cioè scelte normali, mentre fa un po’ impressione l’esclusione in partenza del Profeta e quel Cavanda schierato tra i 4 presunti facitori di gioco, tanto prorompente quanto spaccatutto nei ripieghi come capita subito nel rincorrere Maicosuel detto Mago, per lasciar festeggiare Di Natale, a digiuno dal 30 ottobre, dagli 11 metri. Potrebbe essere l’avvio di un disastro, i precedenti per pensare male non mancano. Ma qui prodezze ed errori reciproci si attorcigliano, le emozioni graffiano e risultano comprensibili giusto due presentimenti: che la Lazio sta sprigionando una forza di reazione nuova di zecca; che l’irriconoscibile gruppo di casa, fatto salvo lo scatenato Pereira, non sa gestire ogni superiorità acquisita per arrivare al ko. Ciò significa sublimare il buon senso di Edy Reja, cui non sfuggono gli errori del primo assetto tattico puntualmente corretti in apertura di ripresa non appena lo spento Floccari lascia spazio all’effervescente Ederson, davvero pronto a travasare nella causa biancoceleste tutto se stesso. Poi, quando Onazi già ammonito si fa buttare fuori nel tentativo di contenere il migliore degli avversari, il gentiluomo goriziano rovescia il senso di una partita che appare compromessa inserendo Hernanes al posto della sentinella Ciani, accanto al regista Biglia. E’ lui, il tanto discusso nazionale brasiliano l’uomo della provvidenza dinnanzi a un’Udinese destinata a spegnersi. Riecco allora il ribaltamento, via libera a un 4-4-1 laziale meglio equilibrato che nei fatti dà ragione a un vecchio paradosso caro a Nils Liedholm: in 10, coi piedi buoni, le cose funzionano meglio. Che meraviglia! La sapienza di Hernanes scintilla e quel suo lancio, destinatario Klose, è una trappola dentro cui s’incarta Domizzi. Regalo restituito e Candreva fa 1-1 di rigore. Che bello insistere con l’uomo in meno. Nossignori, l’esaltazione del momentaneo aggancio viene sgonfiata dal lampo-Badu, e il vice Marchetti s’inchina ancora. Niente paura, Lulic ed Ederson ridanno la carica. Così l’autorete del 2-2 in stile “Mai dire gol” causata da Lazzari lascia immaginare una donazione ineludibile. O il trampolino per agganciare l’intera posta che è nell’aria dopo 256 giorni di digiuno. Detto, fatto. Il sinistro tonante del Profeta ci riporta ai sette cieli. (Corriere dello Sport)