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STRA-BIGLIA-NTE – Segna come un bomber e dribbla come Redondo

Biglia
Cinque partite, tre gol, un assist, in questa serie A. Aveva lo stesso score dopo 27 gare nell’ultima stagione. A Bergamo addirittura la quarta rete stagionale (l’altra in Europa League col Saint-Etienne) in appena 8 presenze. E pensare che...

redazionecittaceleste

ROMA - E’ una angelo biondo, ormai fa impazzire il mondo. A dir poco Stra-Biglia-nte: cinque partite, tre gol, un assist, in questa serie A. Aveva lo stesso score dopo 27 gare nell’ultima stagione. A Bergamo addirittura la quarta rete stagionale (l’altra in Europa League col Saint-Etienne) in appena 8 presenze (una ogni 170'). E pensare che parliamo d’un regista: purtroppo prima sconfitta con Lucas in campo. Se la Lazio non è Biglia-dipendente, comunque, poco ci manca. Lo dicono i numeri: non arriva la seconda vittoria in trasferta, dopo Verona. Ma, guarda caso, c’era l’argentino allora a segno su rigore. Adesso Lucas sblocca la sfida con l’Atalanta con una meraviglia su punizione. Se quella di Pirlo era la “maledetta”, questa è benedetta.

TACKLE E DRIBBLING - Cinquantacinque passaggi su sessantuno completati, il 90,2% di precisione, il primo asse di passaggio. Biglia è il gigante biancocelesti della mediana. Se perde una palla, la recupera in scivolata: cinque tackle. Non esiste l’errore per Lucas, fenomenale anche nel dribbling. Il top player nell’ultima trasferta anche in slalom, per questo ricorda così tanto il connazionale Redondo. Il giorno dopo la sconfitta era però mogio mogio a Formello, parlava ai compagni da vero capitano: «Abbiamo perso perché eravamo messi male in campo. Anche io potevo dare di più».

RINNOVO O ADDIO - Il rinnovo rimane ancora un miraggio. Se ne parla più di quanto lo stesso Biglia lo reputi necessario. Lucas è legato alla Lazio, ma ha voglia di fare il salto a 29 anni. Occhio sopratutto a Valencia e Manchester, difficilmente Mancini riuscirà invece a portarlo all’Inter. Figuriamoci a gennaio. Biglia ha voglia di vincere un trofeo. Sinora è arrivato sempre “secondo”. Forse per questo è così amato dai compagni. In fondo è triste la solitudine dei numeri primi.

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