ROMA - Falso in atto pubblico, epidemia colposa e frode in pubbliche forniture. Sono le tre ipotesi di accusa che hanno spinto la Procura di Avellino ad accelerare sul caso tamponi Lazio, con un doppio sequestro messo a segno sabato nel laboratorio clinico con sede nel capoluogo campano e nel centro sportivo biancoceleste di Formello. Ipotesi al momento contestate nei confronti di Massimiliano Taccone, titolare del laboratorio Futura diagnostica (non è indagato invece il padre Walter ex patron dell’Avellino e attuale consulente scientifico e fondatore del laboratorio), ma che attendono gli esiti delle prime valutazioni sul materiale sequestrato. Ed è in quest’ottica che nelle prossime ore, la Procura irpina potrebbe ascoltare il responsabile medico della Lazio Ivo Pulcini - ovviamente come persona informata dei fatti - per mettere a fuoco alcuni punti ancora controversi della vicenda. Inchiesta coordinata dal procuratore Vincenzo D’Onofrio, chiara la strategia investigativa: il primo obiettivo è capire come nasce il rapporto tra la Lazio e il laboratorio di Avellino. Perché la società biancoceleste decide di rivolgersi a un centro clinico fuori regione? Altro punto da mettere a fuoco e che sarà probabile oggetto della sit di Pulcini riguarda invece la procedura che è stata adottata finora per realizzare i tamponi: vengono fatti in sede e trasferiti ad Avellino? Dove vengono processati? E in quale lasso di tempo viene consegnato e comunicato il risultato dei tamponi? Il resto tocca alla guardia di finanza, organo di polizia giudiziaria a cui il procuratore D’Onofrio ha delegato le indagini, e al pool di consulenti che sarà nominato questa mattina sempre da parte dell’ufficio inquirente irpino. Altro nodo da sciogliere riguarda la presenza di un esponente federale durante la realizzazione dei test rinofaringei, tanto per sgomberare a monte l’idea di un approccio clinico potenzialmente falsato dalla mancanza di un testimone ufficiale.
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ASCOLTATO PULCINI
Proprio in queste ore, inoltre, i pm irpini sono in contatto con i colleghi della Procura federale guidata da Giuseppe Chiné, che questa mattina avrebbe dovuto ascoltare (udienza rinviata) presso gli uffici di via Po il medico Pulcini. I due filoni d’indagine viaggiano a braccetto. Gli 007 della Figc vogliono fare chiarezza sull’iter adottato dalla Lazio nella settimana che va dal 24 ottobre, giorno della partita con il Bologna, al primo novembre (Torino-Lazio). In mezzo c’è anche la sfida di Champions contro il Bruges. Il sospetto è che il club di Lotito non abbia rispettato il protocollo non applicando la bolla e non isolando i positivi. Oltre ai già noti Immobile (l’allenamento del 2 novembre), Leiva e Strakosha gli inquirenti sono andati a ritroso scandagliando tutti gli altri profili dei giocatori. Questo per scongiurare che anche in passato si sia proceduto allo stesso mondo in situazioni di “leggere” positività. Poi c’è il capitolo relativo alle mancate comunicazioni alle Asl. La posizione della Lazio è in bilico. Il rischio di sanzioni (dall’ammenda ai punti di penalizzazione) è altissimo.
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