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AIC: “Non far ripartire subito il calcio è un atto discriminatorio”

AIC: contro il Coronavirus

L'AIC ha voluto pubblicare un comunicato ufficiale nel quale spiega il suo disappunto nei confronti della scelta del governo di non far ripartire il calcio

redazionecittaceleste

ROMA - L'Associazione Italiana Calciatori, conosciuta anche con l'acronimo di AIC, ha voluto esprimere il suo pensiero sul decreto che recentemente emanato dal governo e che entrerà in vigore a partire dal 4 maggio, che non permetterà la piena ripresa degli sport di squadra in nessuna forma ufficiale:

"L'Assocalciatori manifesta le proprie perplessità, nonché la sorpresa, in merito alla decisione del Governo sulla modalità di ripartenza dello sport italiano.

Si ritiene, infatti, discriminatoria, prima ancora che illogica, l’idea di far riprendere l'attività negli impianti sportivi ai tesserati di discipline sportive individuali e non consentire ai calciatori professionisti – così come ad altri atleti tesserati per discipline di squadra – lo svolgimento di allenamenti in forma individuale nei centri sportivi, come peraltro già consentito nel mese di marzo 2020.

La norma, inoltre, rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio!

Per il lavoratore sportivo la fase di riatletizzazione dopo questo stop obbligato è un passaggio necessario e utile anche ad evitare infortuni e per essere pronti per iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo; non v’è che non veda come sia sicuramente più pericoloso fare attività individuale nelle zone cittadine e su superficie inidonee.

Rimane l’auspicio di un pronto intervento del Governo utile ad eliminare le evidenti distorsioni che deriveranno dalla applicazione delle norme contenute nel DPCM del 26 aprile u.s.".