ROMA - Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è stato intervistato da La Repubblica per parlare del momento strepitoso che stanno vivendo i biancocelesti. Ecco cosa ha detto: "Immobile è il simbolo di questa squadra da un punto di vista emotivo. È un figlio del popolo, rappresenta tutti gli spaccati della società e suscita empatia per il suo comportamento, l'ironia, la disponibilità. Con lui ho un rapporto personale bellissimo, di grande affetto. Ero convinto, come Tare, che avrebbe fatto cose importanti, ma nessuno le poteva pronosticare. Era un giocatore che nella precedente società soffriva e che, messo nelle condizioni giuste, in un ambiente familiare, è rifiorito ed è esploso. La Lazio è una grande famiglia di cui io sono il padre: non faccio preferenze tra i miei figli, decanto le qualità di ognuno, grazie alle quali si ottiene la qualità totale del gruppo".
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Lotito: “Immobile simbolo della Lazio. Inzaghi e Tare mie intuizioni”
Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è stato intervistato da La Repubblica per parlare del momento strepitoso che stanno vivendo i biancocelesti
Su Inzaghi: "Simone Inzaghi è un grande conoscitore di calcio e lavora h24, riuscendo a coinvolgere emotivamente i giocatori, è un grande trascinatore. Come tutti quelli che si muovono su un palcoscenico che richiede una crescita, poi avvenuta, non parlerei di difetti ma di considerazioni: esternamente possono sembrare errori, in realtà non lo sono, rappresentano un momento legato alla crescita che porta poi a fortificare ancora di più la persona".
Su Tare: "E' un ragazzo molto determinato, conosce cinque lingue, è instancabile, un perfezionista. La mia scelta è risultata giusta. Lui non aveva l'esperienza ma aveva appunto le potenzialità, di questo ne ero convinto ed è stato dimostrato anche dai fatti. Oggi è uno dei migliori in circolazione, ha l'approccio di una persona perbene, equilibrata e attaccata alla società. Ci lega anche un grande affetto, un ulteriore valore aggiunto per raggiungere i risultati".
Sul percorso fatto finora con il club: "Nel 2004 quando comprai la Lazio capii subito l'importanza e la responsabilità di acquisire la gestione di una squadra che, oltre ad essere da sempre quella del cuore, rappresentava il patrimonio storico sportivo e l'anima di tantissimi tifosi. Un grande onore, un'emozione forte. La Lazio fatturava 84 milioni, ne perdeva 86,5 e aveva 550 milioni di debiti. Oggi ha un bilancio tra i migliori in Italia e all'estero, e ha vinto più di tutti dopo la Juve. Questo rappresenta il vanto e l'orgoglio del sottoscritto e del popolo laziale. La mia gestione è sicuramente innovatrice, ma anche vulcanica e vincente".
Sugli obiettivi futuri: "Mi auguro che la Lazio possa raggiungere altri traguardi sportivi in Italia e all'estero. Essere il punto di riferimento della politica sportiva per difendere i valori fondanti della società civile. Diventare l'esempio per educare i giovani. Portare il sorriso e la voglia di combattere anche a quelle persone che devono superare degli ostacoli nella vita quotidiana".
Sugli episodi di razzismo: "Il razzismo contro Balotelli a Brescia? La parte sana dei laziali ha preso coscienza delle sue responsabilità e del proprio ruolo. Oggi, è sotto gli occhi di tutti, c'è una tifoseria responsabile e di qualità che contrasta e fa soccombere quella sparuta minoranza che usa il calcio per altri fini e che ancora oggi mette in pericolo la mia incolumità".
Sulle contestazioni: "La più grande delusione la ebbi all'inizio, quando constatai che, nonostante mi impegnassi per dare il massimo, venivo continuamente contestato. La soddisfazione poi è stata vedere come tutte queste persone si siano dovute ricredere alla luce dei risultati raggiunti. La miglior risposta alla delusione".
Sullo spareggio Champions con i nerazzurri di due stagioni fa deciso anche da un errore di de Vrij: "Fu una partita decisa da alcuni comportamenti di giocatori che in qualche maniera ne hanno, volontariamente o involontariamente, segnato il risultato".
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