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Lazio, anche il fratello di Tare replica all’inchiesta di Report

Igli Tare

Il fratello del ds biancoceleste risponde all’inchiesta del programma Rai, dichiarando si sia trattato di accuse costruite a tavolino

redazionecittaceleste

Ha rilasciato all’Adnkronos un’intervista in risposta all’inchiesta di ReportAgron Tare, vice ministro degli Affari Esteri della Repubblica d’Albania e fratello di Igli Tare. Di seguito le sue dichiarazioni.

 Igli Tare

Le parole del fratello di Tare

È tutto falso: non ho mai avuto, in nessuno modo, azioni in società di scommesse né alcun tipo di rapporti con personaggi legati ad ambienti malavitosi. Non sono nemmeno mai mai stato indagato dalla procura di Bari. Quanto affermato dai giornalisti è offensivo per la mia persona. È anche talmente assurdo e grossolanamente falso che esclude la buona fede.

Sarebbero bastate piccole verifiche, non solo considerando le regole del giornalismo ma anche il buon senso. Se non ci sono state, vien da pensare che sia stato tutto artatamente costruito a tavolino. Quando non si vogliono approfondire le cose, solitamente avviene perché conviene a qualcuno. Mio fratello Igli ricopre la posizione di Ds della Lazio ed è il movente di questa campagna diffamatoria. Mi sembra chiaro che ci siano soggetti terzi che hanno interesse a colpirlo. Magari mi sbaglio…

Sono deluso e arrabbiato per l’idea che un’emittente pubblica possa infangare la vita delle persone, veicolando messaggi falsi e infamanti. I vertici della Rai non si assumono alcuna responsabilità per le irresponsabilità dei propri giornalisti? Inoltre, da più di un anno e mezzo sono vice ministro degli Affari Esteri della Repubblica d’Albania. Tuttavia Report mi designa quale console in Turchia implicato in un affare di calciomercato del 2020. Ci sarebbe voluto poco a verificare questo dato. Sono pronto ad andare fino in fondo per tutelare la mia dignità di uomo, di padre, di personaggio pubblico.

Anche in Albania in molti mi hanno chiesto come stavano le cose: colleghi che vociferavano dietro le spalle. Dover spiegare ai miei referenti governativi i termini della vicenda non rappresenta un fatto piacevole. Mi sono sentito fortemente a disagio e ho sofferto per questo. Ma, il danno principale lo ha subito la mia famiglia. Vedere il dolore negli occhi dei miei genitori e di mia figlia minorenne è stata la sofferenza maggiore. La dignità, dalle mie parti, non ha prezzo. E quando viene offesa gratuitamente in seguito a un ben ordito schema diffamatorio, il dolore e la rabbia sono molto forti.

Per questo ho dato mandato al mio legale di procedere penalmente, e poi anche civilmente, contro chi ha gettato fango su me e mio fratello. Parlo sia di Report che dei giornali che hanno rilanciato la notizia, rendendosi complici di una vera e propria campagna mediatica di stampo diffamatorio. Soprattutto, voglio agire contro i vertici Rai. Trovo inammissibile che si possa infangare così un esponente di governo di un altro Paese senza controllare l’operato dei propri dipendenti”.