C’è anche e soprattutto la sua firma sulla cavalcata che nella stagione 2012/2013 ha portato la Lazio ha disputare, il 26 maggio, una partita storica. In panchina per la Lazio c’era Vladimir Petkovic, allenatore arrivato dalla seconda serie in Svizzera fino a Mondiale ed Europeo. Ma a Roma il suo nome resterà legato per sempre alla sua esperienza alla Lazio e alla conquista della Coppa Italia nel derby contro i giallorossi. A un giorno dal decennale, allora, Il Messaggero ha intervistato proprio Petkovic. Queste le sue parole.
news
Lazio, Petkovic: “Il 26 maggio un onore. Ecco come l’abbiamo vinta”
Cosa evoca il ricordo di quel giorno nella mente di Petkovic?
“Sicuramente grande onore, ma solamente dopo tanto tempo ho capito cosa abbiamo fatto. Sono molto contento per tutti i laziali. Vengo spesso a Roma, ho molti amici e posso solo ringraziare i tifosi per il sostegno che mi hanno dato in quel periodo. Spesso mi chiamavano, ho avuto un bellissimo rapporto con loro”.
Un’euforia che ha influito sulla stagione seguente…
“Non siamo riusciti a gestirla. Battere la Roma è stato fantastico, ma nei mesi successivi abbiamo pagato la vittoria di quella Coppa Italia”.
Qual è stata la mossa vincente?
“Sicuramente fare la grigliata con le famiglie il giorno prima a Formello, quando siamo tornati da Norcia. Una scelta che ci ha dato tranquillità e motivazioni”.
Chi sentiva di più la partita?
“Tanti, forse Ledesma e Mauri su tutti, ma eravamo una squadra matura quindi l’abbiamo gestita meglio rispetto magari ai loro De Rossi e Totti”.
Che percorso è stato?
“Molto difficile. In semifinale abbiamo vinto contro la Juventus che però ha avuto un’occasione pazzesca quasi allo scadere. Non dimentico nemmeno la gara col Siena. Siamo stati anche una delle poche squadre che ha schierato tre portieri e hanno fatto tutti bene. È stata come la composizione di un mosaico”.
Come ha vissuto i 90 minuti della finale?
“In apnea (ride, ndc). Nei derby tutto è possibile: non puoi mai pensare di aver già vinto. È stata una partita sempre in bilico. Loro hanno avuto anche una grande chance negli ultimi minuti, ma abbiamo reagito bene portando a casa il risultato”.
Decisivo il gol del suo amico Lulic…
“Con lui ho sempre avuto un rapporto speciale, siamo stati insieme in tre squadre. Sono molto contento che è riuscito a segnare questo gol storico al minuto 71”.
Nonostante ciò, l'esperienza di Senad alla Lazio non è finita bene…
“Peccato. Si può andare d’accordo o meno, ma non si dovrebbe mai chiudere un rapporto così. Ci vuole un po’ di senso di giustizia e di rispetto”.
Le dispiace invece per come si è chiusa la sua?
“Diciamo che preferisco non fare polemiche. Per me parla la causa vinta dopo sei anni e mezzo: io non ho sbagliato. Comunque la società mi ha chiamato due settimane fa per invitarmi allo stadio contro la Cremonese, ma purtroppo non ci sarò perché sono impegnato con i miei genitori a Sarajevo. Mi dispiace”.
Le manca il campo?
“Sì, ma volevo aspettare un po’ per tornare ad allenare ad alti livelli. In estate ricomincerò a mettermi in mostra e sto ancora attendendo offerte. Nel frattempo mi sono dedicato a cose private. Si è anche sposata mia figlia quindi sono riuscito a distrarmi in questo periodo di pausa”.
Che ne pensa della stagione della Lazio?
“Ha fatto un bel campionato. La rosa è un buon misto tra giocatori giovani ed esperti. Sicuramente Sarri ha fatto il suo dovere. D’altronde è un allenatore con un pedigree importante e alla Lazio sta confermando le sue grandi doti”.
Secondo lei come andrebbe rinforzata la rosa per la prossima stagione?
“Lascio valutare alla società queste cose, è il loro lavoro”.
Lavoro che probabilmente non toccherà a Tare, che a suo tempo l’ha scoperta…
“Ho letto qualcosa sulle frizioni tra lui e Sarri, ma preferisco non commentare. Posso solo dire che è un grande professionista e che ha avuto tanti meriti per l’evoluzione mostrata dalla squadra durante questi anni”.
In campo internazionale invece cosa manca?
“Secondo me va allargata la rosa con giocatori di grande qualità. Vogliono sempre vincere, non si accontentano di quattro o cinque risultati buoni. Ogni giorno pretendono di più e trasmettono la mentalità vincente al resto dei compagni”.
Si ricorda la sua cavalcata in Europa League?
“Tasto dolente (ride, ndc). Siamo arrivati fino ai quarti e hanno fatto di tutto per buttarci fuori. Con il Fenerbahce è stato clamoroso quello che abbiamo subito, ma già prima contro il Borussia Mönchengladbach ci avevano dato tre rigori contro in casa loro. E abbiamo pure giocato due gare a porte chiuse”.
Che mi dice del campionato italiano?
“Lo seguo molto bene, so più o meno quello che sta succedendo nelle varie squadre. In più vengo spesso in Italia perché non abito molto lontano (in Svizzera, ndc). Con un’offerta convincente ci farei un bel pensiero a tornare”.
Cosa si aspetta dalle tre italiane nelle finali europee?
“Parlando da tifoso del calcio italiano dico che può succedere di tutto, ma almeno un trofeo deve essere vinto”.
A lei ne è bastato uno per fare bingo…
“E non lo dimenticherò mai. Tanti auguri a tutti i tifosi della Lazio per domani”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA