archivio2014

Klose: “Giocare il mio sogno, quest’anno non capita spesso”

Klose: “Giocare il mio sogno, quest’anno non capita spesso” - immagine 1
Quando piove a Roma difficilmente si vivono giornate piacevoli. Il traffico si intasa, il nervosismo sale e la pazienza si esaurisce presto. Ieri, causa maltempo, la mattina in via Aurelia Antica per gli studenti della Scuola Germanica era...

redazionecittaceleste

Quando piove a Roma difficilmente si vivono giornate piacevoli. Il traffico si intasa, il nervosismo sale e la pazienza si esaurisce presto. Ieri, causa maltempo, la mattina in via Aurelia Antica per gli studenti della Scuola Germanica era cominciata in maniera caotica e qualcuno avrà anche pensato che «con questa pioggia era meglio restare a casa». Poi però l’annuncio: «Affrettatevi in Aula Magna. È venuto a trovarci Miroslav Klose». E all’improvviso il volto degli studenti si è illuminato: bambini raggianti che correvano per prendere i posti migliori. Fuori dall’edificio pioveva, dentro c’era il sole.

L’EVENTO Un bel regalo di Natale per gli scolari della Scuola Germanica della Capitale, che già il 21 ottobre, prima di Roma-Bayern, avevano avuto la possibilità di parlare con Paul Breitner, altra leggenda del calcio tedesco e campione del mondo nel 1974. Klose sugli allievi ha però maggiore fascino. Miro, i bambini lo hanno visto giocare. Lo vedono giocare. Il laziale è apparso rilassato ieri come domenica nella cena di Natale della squadra, quando ha dato vita a un simpatico siparietto: Lotito gli chiedeva di parlare al pubblico e il tedesco ha risposto: «Sì, ma alle 23 dovevamo tornare a casa, invece sono le 23.30 e il pullman ci aspetta. Anzi, il nuovo pullman». Precisazione doverosa per non ferire l’ego del presidente. Ieri, guardando il video dei 16 gol mondiali di Miro, qualche bambino, stupito e ammaliato chiedeva: «Ma nel 2002 li ha fatti tutti di testa?». Sì, tutti. Arrivati al gol al Brasile un applauso spontaneo ha quasi commosso Miro che ha poi cominciato a raccontare: «Ero felice di giocare titolare col Brasile. Nel 2006 io e alcuni miei compagni (Lahm, Schweinsteiger, Podolski, Mertesacker, ndr) abbiamo giocato la semifinale in casa con l’Italia, quindi sapevamo quanta pressione c’era sui brasiliani. Per questo abbiamo attaccato da subito. Sapevamo pure che avevano delle lacune difensive e le abbiamo sfruttate». Decisamente.

EMOZIONI Un record, quello dei gol mondiali, che in Sudafrica, nel 2010, per un attimo è sembrato svanire: Klose prese un rosso contro la Serbia. «Non mi preoccupai particolarmente però – racconta – Sapevo che avrei saltato una sola gara. Inoltre all’epoca speravo già di giocare i Mondiali del 2014». Poi il campione della Lazio è tornato a parlare delle sue due reti brasiliane: «Contro il Ghana avrei dovuto stare sul primo palo. Qualcosa però mi diceva che la posizione giusta era sul secondo e feci gol. Segnare al Brasile è stato bellissimo, ho aiutato la squadra a raggiungere la finale e ho superato Ronaldo». A un certo punto un bambino delle elementari prende coraggio e decide di porre una domanda, ma l’emozione, con gli occhi azzurri di Miro puntati addosso, prende il sopravvento e solo balbettando un pochino il bimbo riesce a chiedere: «È brutto dover parlare con i giornalisti quando si è appena vinto un Mondiale e si vorrebbe festeggiare con gli amici?», assist perfetto per Miro: «È peggio parlarci dopo una finale persa. Sai, a me nel 2002 è successo…». Un altro bambino chiede se il gol di Götze sia stato il momento più bello della sua carriera e il bomber laziale spiega: «No, ma quasi. Il momento più bello è stato il fischio finale. È lì che sei campione. È in quell’istante che sai che gli avversari non possono riprenderti».

LA LAZIO In Germania si è da poco celebrato il 25esimo anniversario della caduta del Muro: «Appresi la notizia dalla tv – ricorda Miro – Si percepiva che era importante. Non a caso, Reisefreiheit («libertà di viaggio») divenne la parola dell’anno». Miro ha raccontato anche cosa l’ha spinto, nel 2011, ad accettare l’offerta della Lazio, con cui, fra gol nei derby e Coppa Italia vinta contro la Roma, qualche soddisfazione se l’è tolta: «Al Bayern non mi facevano un contratto lungo. Avevo bisogno di garanzie. Si fece avanti la Lazio: bella squadra, bella città, e la possibilità di mandare i miei figli in questa scuola dove si incontrano culture e nazionalità diverse. Era perfetto». Sul futuro Miro non si espone: «Solo Dio sa cosa succederà, ma ho casa a Monaco e prima o poi tornerò là. A Roma sto bene, ma non ho visitato molto il centro perché muovermi per me non è facile». Infine una battuta, con tanto di frecciatina a Pioli: «Giocare, cosa che a me quest’anno non capita spesso, è bello. Era il mio sogno». Un po’ come quello di qualsiasi bambino di parlare con un campione del mondo. Tanto che mentre a Roma, causa pioggia, la gente era seccata, i bambini della Scuola Germanica erano raggianti. (Gazzetta dello Sport Ed.Roma)