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PARLA STEFAN – De Vrij: “Lazio? La scelta migliore che potessi prendere. E il Manchester United…”

INVIATO A FORMELLO – Studia calcio e va come un treno anche fuori dal campo. Lavora per migliorare. Questo è il suo segreto. Ha personalità, idee chiare. E una volontà di ferro. Da bambino, già sognava di...

redazionecittaceleste

INVIATO A FORMELLO – Studia calcio e va come un treno anche fuori dal campo. Lavora per migliorare. Questo è il suo segreto. Ha personalità, idee chiare. E una volontà di ferro. Da bambino, già sognava di diventare calciatore. Viene da Ouderker aan den IJssel, e il paese prende il nome complicato di una vecchia chiesa al centro del villaggio vicino a Rotterdam: Garcia faccia gli scongiuri e l’11 gennaio gli monti una bella marcatura sui calci piazzati. Prima o poi segnerà anche l’olandese. Ci avrà pensato, ma non se l’è lasciato scappare. La forza di Stefan De Vrij si misura nelle risposte calibrate. Essenziali, concrete, senza un filo di presunzione. Come quando, appena arrivato a Formello, aveva spiegato. «Sono stato eletto miglior difensore in Brasile? Significa che ho giocato un buon torneo». Un’ora per raccontarsi, parlare della Lazio, molto in italiano e quando serviva in inglese, rivelando un senso dell’ironia sorprendente. Forse serve davvero non prendersi troppo sul serio per arrivare lontano. Il calcio è di chi lo ama, recita un famoso spot. All’estero non hanno bisogno di farsi convincere dalla pubblicità. Vince la semplicità.

Si riparte con la Samp. Partita dura. Ne hanno persa solo una sinora. «Questo mese sarà difficile. Dopo la Samp arriveranno Roma, Torino, Napoli e Milan. Sono molto forti i blucerchiati. Grande squadra, ma anche noi lo siamo. Giochiamo in casa. Vogliamo vincere questa partita».

Cosa pensa di Okaka? «Attaccante molto pericoloso. Fortissimo fisicamente. Adesso è entrato anche in nazionale, ha segnato diversi gol».

E’ vero che studia i suoi avversari sul computer? Lo faceva già in Olanda o ha iniziato alla Lazio? «Sì, è vero. Lo faccio da un anno. Ho un programma che mi permette di scaricare i video. E’ molto utile, anche per analizzare il mio rendimento. Non ho ancora visto Okaka, ma questa settimana avrò abbastanza tempo per studiarlo e prepararmi».

Cosa manca alla Lazio per vincere certe partite come è successo a San Siro con l’Inter? «Se hai due gol di vantaggio all’intervallo, devi vincere. Nel secondo tempo abbiamo perso troppe volte il controllo la palla. Siamo dispiaciuti per la rimonta subita. Non deve più accadere.Quando aumenta la pressione degli avversari, dobbiamo migliorare nella gestione del pallone e del gioco».

Prime impressioni sul campionato italiano? «E’ un calcio veramente tattico. C’è un focus e una grande attenzione su ogni partita. Basta un solo momento di distrazione per decidere con un episodio il risultato. Bisogna essere concentrati novanta minuti».

Quali le differenze con l’Olanda? «Sono un difensore, per me è cambiato molto. In Eredivisie quasi tutti giocano con il 4-3-3. Affronti spesso una sola punta e il centravanti va sempre incontro alla palla. Qui trovi da marcare due attaccanti, uno scatta in profondità e l’altro va incontro alla palla. All’inizio non ero abituato e non vedevo questo movimento. E’ successo nell’amichevole con l’Italia a Bari. Immobile e Zaza si muovevano in sincronia, uno andava indietro e un altro scattava avanti. Pirlo e De Rossi mettevano la palla dietro la linea difensiva. In quella partita è successo molte volte. Così è difficile. Adesso vedo e leggo la situazione tattica meglio di prima».

Come al Mondiale, rendimento in crescendo. De Vrij migliora di partita in partita. Si è inserito in fretta. Come ha fatto? «Sono molto curioso, voglio sempre migliorare, dopo ogni partita parlo con il match analyst. Vediamo le situazioni di gioco, dove ho fatto bene e dove ho sbagliato».

La comunicazione è fondamentale in difesa. Come va con l’italiano? «La cosa più importante è la comunicazione all’interno del campo. Il linguaggio calcistico l’ho imparato. Con Lorik Cana può capitare di parlare in inglese, con gli altri mi esprimo in italiano».

Gli infortuni hanno complicato i piani. E’ difficile cambiare spesso partner in difesa? «Sarebbe meglio giocare sempre con gli stessi, finora non è stato possibile tra infortuni e squalifiche. Però tutti sappiamo come va fatto il lavoro in campo».

Perché prendete spesso gol sui calci piazzati? «Non lo so perché. Nel momento in cui non sei attento può capitare. Le palle inattive sono un’opportunità per segnare. Lo abbiamo visto. A Verona è stato bravo Bizzarri a evitare che noi segnassimo su angolo».

In estate diceva. Rispetto per Stam, ma preferisco essere un giocatore unico e non avere modelli. Giusto? «Sì, è così. Stam era un grande giocatore anche in Olanda, però io penso che lui fosse diverso, con altre caratteristiche. Io sono un difensore che gioca meglio la palla. Lui era di più un vero difensore. Posso imparare da Stam, posso fare esperienza e crescere qui alla Lazio e attraverso il calcio italiano. Non ci ho mai parlato perché lo conosco come giocatore, ma non personalmente. Lui adesso fa l’allenatore all’Ajax».

Ci sarà stato un difensore del passato che è sempre piaciuto a De Vrij? «Non in modo specifico. Me ne piacevano tanti, non uno in modo speciale».

Chi è il difensore che apprezza di più in serie A? «Mi piacciono Bonucci e Chiellini. E poi Glik del Torino: è molto forte».

Chi è l’attaccante che l’ha messa più in difficoltà nella prima parte del campionato? «Mi vengono in mente Tevez e Llorente, anche Menez. E aggiungerei Zaza. Mi piace molto».

Ricorda l’accoglienza fantastica di Fiumicino? «E’ stato fantastico arrivare così a Roma. Eravamo in ritardo di due ore, l’aereo è atterrato a mezzanotte e mezzo. Non mi aspettavo tanta gente in aeroporto. E’ stato un benvenuto speciale. Fantastico».

Trovare Braafheid alla Lazio l’ha agevolata? «Personalmente non lo conoscevo. Se due olandesi si ritrovano in una squadra italiana è normale stare insieme e aiutarsi. Speriamo rientri presto dall’infortunio».

Tra dieci giorni c’è il derby con la Roma. Qual è il suo pensiero? «Sto aspettando questa partita, è molto importante per la squadra e per i tifosi. E’ una grande partita. Ora penso alla Sampdoria. Vedremo dopo di concentrarci sulla Roma, noi vogliamo vincere ogni partita».

Su Twitter ha postato una sua foto davanti al Colosseo. Chi vince il derby diventa il re di Roma… «Non solo il Colosseo. Ho visto tutto. Non ho bisogno del navigatore in centro. Re di Roma? Noi vogliamo vincere. E’ la prima volta che gioco questa partita, ho sentito molte storie sul derby. Penso che la rivalità tra Ajax e Feyenoord sia simile. Con il Feyenoord mi è capitato di segnare fuori casa un gol all’Ajax. Eravamo la squadra migliore, ma non abbiamo vinto.Siamo rimasti in dieci e abbiamo pareggiato».

Quale deve essere l’obiettivo della Lazio? Europa League o terzo posto? «Vogliamo arrivare in Europa. La Champions sarebbe meglio dell’Europa League, però sarà una lotta sino all’ultima giornata del campionato. Ci sono tante squadre per un solo posto a disposizione. Napoli, Milan, Fiorentina. Vediamo come va a finire».

Hoedt è tra i possibili obiettivi della Lazio per gennaio. Lo conosce? Ce ne può parlare? «L’ho visto giocare quando sono andato a salutare il Feyenoord il 14 dicembre. Ha segnato un gol. In quella partita è stato molto bravo, ma solo quella volta l’ho visto. E non so se la Lazio lo prenderà».

Quanto è stato importante Van Gaal nella sua carriera? «Tanto, perché è un grandissimo allenatore. In Brasile aveva tanta fiducia nei miei confronti e nei confronti della squadra, la stampa invece no. Aspettavano solo che andassimo a casa dopo tre partite. Noi sapevamo di poter vincere qualsiasi partita. Per tanti di noi era la prima esperienza. Van Gaal ti dà fiducia e ti dà la sensazione di potercela fare. E poi ha saputo utilizzare le qualità della squadra. Queste sono le sue doti».

In estate si diceva che la volesse al Manchester United. Ci ha mai pensato realmente? «Non è vero. La Lazio è stata l’unica squadra prima del Mondiale che mi ha voluto, dopo si sono fatte avanti altri club, ma non il Manchester. E la Lazio era la scelta migliore che potessi fare».

Anche la Roma? «Non so. Io personalmente non ne ho mai sentito parlare».

Pioli era un difensore. Quali sono i consigli più frequenti che riceve dal suo allenatore? «Attivi, attivi. Mi dice sempre di essere attivo e di usare le braccia. Piccoli dettagli che sul campo sono importanti. All’inizio abbiamo parlato molto delle situazioni di gioco che si verificano nel calcio italiano. Ora parliamo molto meno. Ho capito quello che vuole l’allenatore».

De Vrij terzo in Brasile: con l’Olanda ha perso la semifinale ai rigori. Ripensando al Mondiale cosa dice? «Non c’è un rimpianto, ma penso a cosa sarebbe stato se fossimo arrivati all’ultimo atto. Se avessimo perso 3-0 o 4-0 non ci saremmo meritati di arrivare in finale. Invece abbiamo perso ai rigori. Un dispiacere».

Miglior difensore al Mondiale e ha detto. «Ho fatto un buon torneo». L’obiettivo in carriera qual è? Le piacerebbe diventare un difensore da Pallone d’Oro? «L’obiettivo è migliorare sino al punto di arrivare al mio livello massimo. Non so quale può essere il mio limite. Adesso la Lazio è il miglior posto per continuare a crescere e migliorare».

Robben è da Pallone d’Oro? «E’ un fenomeno. Era importantissimo per l’Olanda ai Mondiali. Lui e Van Persie sono sempre stati pericolosi per le difese. Hanno fatto un lavoro enorme. Non so se ce la farà, per il Pallone d’Oro ci sono tanti grandi giocatori».

La sua prima squadra lo Spirit. Perché ha iniziato a giocare a calcio? «E’ la squadra del mio paese, Ouderkerk aan den IJssel. Dista un quarto d’ora di macchina da Rotterdam. Ci sono la famiglia, gli amici. E’ un posto molto tranquillo. Non affollato. Ero sempre con la palla. Ho un’attrazione speciale da bambino».

E’ vero che all’inizio giocava centrocampista? «Da bambino facevo l’attaccante, poi sono arretrato a centrocampo. Quando sono arrivato al Feyenoord ero un terzino destro. Avevo quindici-sedici anni. Così ho giocato anche nella prima stagione in Eredivisie e poi sono diventato centrale».

Quali sono i ricordi più belli legati al Feyenoord? «Potrei dire tutto. Ho giocato per dodici anni, è un club molto speciale. Adesso sono un tifoso».

Ha sentito Strootman in questi mesi? E cosa gli dirà l’11 gennaio? «Prima di arrivare alla Lazio l’ho chiamato per chiedergli come era il calcio italiano e come si viveva a Roma. Non so cosa gli dirò quando lo vedrò. Ci saluteremo, ci conosciamo da tanto tempo».

Hobby preferiti? «Studiare l’italiano… Andare in centro. Guardo i film con la mia ragazza Marloes. Mi piacciono la pasta e la pizza. Anche il sushi lo fanno bene a Roma… Adoro l’amatriciana. Buonissima».

Se non fosse diventato calciatore, che mestiere avrebbe fatto? «Non lo so, perché all’ultimo anno di scuola ero già entrato nella prima squadra del Feyenoord. Avevo chiaro il mio obiettivo».

Se diciamo Cruijff a cosa pensa? «Alla leggenda. Cruijff è il calcio olandese. Coen Moulijn è stato invece la bandiera del Feyenoord». Onore e rispetto per la storia del suo vecchio club. Bravo Stefan. (Corriere dello Sport)