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CASA LAZIO – Un tesoro prezioso per i biancocelesti

Lazio: parla Ricardo Kishna
C’è un tesoro su cui puntare, il percorso di crescita passa anche da grosse delusioni

redazionecittaceleste

 - CASA LAZIO, ROMA - Sia chiaro: il tesoro c’è ed è preziosissimo, lo rappresentano i giovani, i baby d’oro celebrati dopo Lazio-Bologna. L’esperienza però manca, è lo scotto da pagare, fa maestri di vita e di Champions. Di maestri, di esperti, a Leverkusen ce n’erano pochi, pochissimi, mancavano gli uomini-guida (Klose e Biglia, campione e vicecampione del mondo). Tra i 14 uomini utilizzati da Pioli (dall’inizio e in corsa) ben 10 si son trovati a disputare la prima o la seconda presenza nel preliminare (in 8 l’esordio l’avevano vissuto all’andata con il Bayer). I più esperti della Lazio erano Basta (15 presenze, sei preliminari persi), Lulic (6 presenze), Radu (3), De Vrij (4). Il record appartiene al serbo: nel suo caso più che di mancanza d’esperienza si può parlare di mancanza di fortuna. Radu aveva affrontato la Lazio otto anni fa con la Dinamo Bucarest, era giovanissimo. C’è un dato in più, approfondisce l’analisi: solo Mauricio e Kishna vantavano presenze nella Champions vera, quella della fase a gironi (5 per il brasiliano, 4 per l’olandese). Mauricio non s’è rivelato comunque pronto, ha sbagliato la partita, è stato dannoso. Kishna ha avuto poco spazio. I giocatori del Bayer al contrario calcano la Champions da anni, si sono spinti più volte sino agli ottavi di finale, li hanno disputati per due anni di fila. L’anno scorso hanno fatto paura all’Atletico Madrid di Simeone, sono usciti (agli ottavi) solo dopo i rigori. Il preliminare, a loro, non ha fatto né caldo né freddo. Si sono presentati pronti, senza paura, decisi, convinti di passare il turno. I giovani del Bayer sono stati abituati nel tempo a vivere la Champions, a sfidare i più grandi

La differenza s’è notata, è stata netta. I giovani della Lazio - scrive il Corriere dello Sport - possono diventare grandi, possono seguire le orme dei baby del Bayer. Il percorso di crescita passa anche per grosse delusioni, quella di Leverkusen lo è stata. Sul tesoro della Lazio è giusto puntare, può dare subito risultati in Italia, per la grande Europa serve più tempo. Lì bisogna essere scafati, bisogna saper gestire le emozioni, bisogna essere agonisticamente furbi.

La riscossa. Quando si punta sui giovani si devono costuire strade adatte a loro, per realizzarle serve pazienza. I ventenni rampanti della Lazio hanno talento, devono maturare, possono regalarti grandi giocate, possono garantirti punti, ma possono anche frenare, vivere di maggiori e minori ispirazioni. La batosta di Leverkusen ha insegnato tanto a tutti, se capiterà un altro preliminare i meno esperti sapranno cosa li aspetterà, come sarà giusto prepararsi. Sarà diverso, i precedenti aiutano. Felipe, Keita, Kishna, De Vrij, Morrison, Onazi e Cataldi hanno iniziato a fare esperienza, chi più e chi meno. La Champions è sfumata, avranno a disposizione l’Europa League per “allenarsi” a vincere in Europa. Si sono emozionati, hanno retto l’impatto nel match di andata e l’hanno vinto, sono crollati nel ritorno. Era da mettere nel conto, non è stato un risultato sorprendente. All’estero c’è un’abitudine diversa, si punta sui giovani da anni. La Lazio ha avuto il coraggio di farlo, ha scelto di dargli spazio da un paio di stagioni. Se la crescita sarà continua prima o poi i risultati arriveranno. In Italia i tifosi vogliono risultati immediati, faticano a guardare troppo in avanti. Hanno ragione anche loro, vivono di presente, di emozioni istantanee. Un giorno i ragazzi della Lazio si prenderanno la rivincita, saranno gli esperti del domani. In Champions devono tornarci, lo hanno promesso.

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