archivio2015

L’ANALISI / “La persecuzione arbitrale verso la Lazio è scientifica: lo dimostra il caso Matri-Tonelli”

L’ANALISI / “La persecuzione arbitrale verso la Lazio è scientifica: lo dimostra il caso Matri-Tonelli” - immagine 1
Lazio, gli errori arbitrali sono una persecuzione

redazionecittaceleste

ROMA - La Lazio e i torti arbitrali. La storia si ripete quest’anno e la serie di errori tutti contro i biancocelesti non può che far riflettere. Evidentemente gli arbitri e coloro che li dirigono non hanno molto in simpatia questi colori, o magari ce l’hanno con Lotito, vai a sapere. Fatto sta che - osserva e sottolinea LazioPolis.it - dovrebbe almeno imbarazzarli (o inorgoglirli, chissà), casomai leggessero queste righe, quanto sono riusciti a combinare finora ai danni della squadra romana, senza “compensazioni” che si ricordino. Se a Verona, contro i gialloblù di Mandorlini, le decisioni di Giacomelli (annullato un gol regolare di Djordjevic su azione d’angolo, con il direttore di gara che fischia per un presunto fallo di Gentiletti su Souprayen, mentre in realtà a commettere l’infrazione è il terzino francese; rigore negato a Felipe Anderson, e siamo sempre nei minuti iniziali; gol veronese di Helander irregolare, Jankovic compie un blocco irregolare su Marchetti impedendogli la parata; altro fallo da rigore su Keita) furono ininfluenti per i tre punti, unica vittoria in trasferta, comincia da Reggio Emilia con il Sassuolo la sequela di torti “pesanti”. E’ lì che Guida si inventa un rigore inesistente per il Sassuolo per intervento di Lulic su Cannavaro, che si tuffa da campione (nel finale espulso Cataldi per una gomitata che non c’è). A Bergamo, Irrati ignora una spintarella galeotta di Gomez a Candreva in occasione del gol del pari (autorete di Basta) che se ci pensate apre la vera crisi biancoceleste. Guardate un po’ come episodi apparentemente insignificanti diventano decisivi.

Poi il derby, ma lì c’è Tagliavento: una designazione scientifica. L’abbaglio, o chiamatelo in altro modo, è clamoroso: rigore fischiato alla Roma, una costante, per fallo fuori area di Gentiletti su Dzeko. Chiusura con le vicende di ieri, arbitro Fabbri, al’esordio con i biancocelesti. Al di là delle ammonizioni (gialli che potevano essere rossi), dato per buono ma non troppo che Skorupski avesse già tra le mani il pallone spinto in rete da Klose (nel 99% dei casi si considera che la mano sul pallone non basti a tenerlo, ad averlo conquistato), il rigore per fallo di braccio di Tonelli (lontano dal corpo) è evidente. E soprattutto è illuminante l’ultimo episodio: l’assistente Vivenzi sbandiera il fuorigioco di Klose su un contrasto aereo tra Matri e Tonelli che carambola verso il tedesco. Come fa a vedere che l’ultimo a toccare sia Matri è un mistero, a meno che non esista appunto una prevenzione. Perché poi in realtà tutte le moviole confermano che a toccare è Tonelli, quindi non esiste fuorigioco. Ma è lo spirito stesso di questa regola a essere contraddetto: Matri salta per colpire verso la porta, in contrasto con il suo marcatore, non per smarcare Klose. Poter stabilire, a distanza siderale, chi dei due abbia sfiorato il pallone (come detto è Tonelli a farlo) è davvero un esercizio persecutorio, con Klose avanti al suo marcatore forse di mezzo piede. Ma stiamo scherzando?

MATTE BENEDETTI Cittaceleste.it