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Lazio-Juve, è nel motto la differenza

A Torino vincere è l'unica cosa che conta, a Formello bisogna "Non mollare mai"

redazionecittaceleste

ROMA - Qui il risultato non è l'unica cosa che conta, conta di più non mollare mai. Questa è la Lazio che tutti vogliono vedere, al di là di ciò che è accaduto e potrà ancora accadere.

Per carità, i limiti ci sono, sono riemersi insieme al solito mal di big allo scadere. Ma il giorno dopo è minore l'amarezza, forse perché la sconfitta con la Juve in qualche modo sa di vittoria. Inzaghi ha ritrovato il coraggio e lo ha trasmesso ai suoi uomini. Tutti possono alzare la testa fieri: «Orgogliosi e soddisfatti – è il tam tam social da Formello – e presto ripagheremo l'amore dei nostri tifosi». Alla fine loro li hanno applauditi perché hanno lottato come i guerrieri. Perché hanno capito tutti cosa significa essere laziali: «Non come chi vince sempre, ma come chi non s'arrende mai», diceva Frida Khalo, citata ieri su Instagram da Immobile. Proprio lui, che il colpo di grazia alla Juve (il raddoppio) domenica sera lo ha fallito, incarna alla perfezione questo spirito. Poi però, una volta superato il meraviglioso lato romantico, bisognerà lavorare una volta per tutte sul cinismo. Perché una squadra che costruisce miriadi di occasioni (11 da gol contro le 5 della Juve, 17 a 6 i tiri) non può passare in vantaggio solo grazie a un autogol (di Emre Can) fortunato e poi gettare in 10 minuti al vento un successo sudato e strameritato.

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