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ZOOM – Braafheid, ora c’è l’esame di tedesco

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Marienfeld, la cittadina che da ieri ospita la seconda parte della preparazione della Lazio, è a metà strada tra l’Olanda e Hoffenheim. Disicuro, Edson Braafheid avrà più dimestichezza con la lingua rispetto ad...

redazionecittaceleste

Marienfeld, la cittadina che da ieri ospita la seconda parte della preparazione della Lazio, è a metà strada tra l’Olanda e Hoffenheim. Disicuro, Edson Braafheid avrà più dimestichezza con la lingua rispetto ad Auronzo, e le richieste ai camerieri dell’albergo le farà lui. In Olanda (tra Utrecht e Enschede, casa del Twente), il terzino ha giocato fino al 2009 e nella stagione 2012/2013; in Germania, a parte la parentesi in Scozia con il Celtic, ha trascorso il resto della carriera. Se lo ricordano bene, da quelle parti, tanto che la notizia dell’ufficialità del contratto con la Lazio è stata rilanciata da tutti gli organi di stampa. Ora che è sicuro di rimanere, ha promesso di imparare l’italiano (per ora si fa capire in inglese), anche con l’aiuto di due traduttori d’eccezione: De Vrij (ora il derby romano degli olandesi è sul 2-2) e Klose, con cui Braafheid ha anche giocato nel Bayern.

 

La crescita - Dopo aver trascorso una stagione ad allenarsi con le riserve dell’Hoffenheim (aveva rifiutato di ridursi l’ingaggio), con il passare degli allenamenti, la condizione fisica è andata sempre crescendo. Anche ieri, nel primo allenamento tedesco, è stato uno dei migliori, tanto che Pioli a più riprese ne ha sottolineato i buoni movimenti. E aspettando il secondo centrale, visti Cana e Novaretti a Lisbona, chissà che Pioli non decida di spostare Radu accanto a De Vrij, tutto a beneficio di Braafheid, che dopo aver lasciato con un fallaccio i segni sulla coscia di Martins, a Lisbona, nella «sua» Germania vuole lasciarlo sulla Lazio. E convincerla di aver fatto la scelta giusta: annuale, non più a lunga scadenza, come succedeva in passato (Garrido, terzino sinistro come Braafheid, fu messo sotto contratto per cinque anni). Se andrà tutto bene, c’è sempre tempo per risedersi al tavolo. (Corriere dello Sport)