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ZOOM – Negli stadi di A tornano i replay sui maxischermi: ma non per casi dubbi – I DETTAGLI

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L’Italia ora prova a «riaprire» i maxischermi negli stadi di A (dopo il breve esperimento tentato diversi anni fa e abbandonato per le polemiche), seppure in modo molto parziale

redazionecittaceleste

ROMA - Tutta colpa di Tevez e Lampard. La scelta di oscurare i maxischermi, impedendo agli spettatori di rivedere le immagini della partita, era arrivata dopo il Mondiale 2010, quando due episodi clamorosi (il gol in netto fuorigioco assegnato all’argentino contro il Messico e quello non visto dell’inglese alla Germania) rimandati con celerità dalle regie tv, scatenarono gli «ohhhhhhh» sulle tribune e misero in forte imbarazzo gli arbitri (compreso il nostro Rosetti). D’allora - riporta la Gazzetta dello Sport - la Fifa aveva risolto il problema a monte, vietando ogni tipo d’immagine riguardante le azioni di gioco. L’Italia ora prova a «riaprire» i maxischermi negli stadi di A (dopo il breve esperimento tentato diversi anni fa e abbandonato per le polemiche), seppure in modo molto parziale.

LIMITI E RESTRIZIONI - Il semaforo verde è arrivato dal Consiglio federale del 22 ottobre, ma ci sono una serie di regole da seguire. In pratica sui maxischermi potranno passare solo i gol convalidati, le chiare occasioni e le azioni spettacolari. Tutto semplice? Non proprio: il rischio cortocircuito è alto, specie per chi avrà la responsabilità di dare l’ok. In breve tempo dovrà capire se il replay non incappi in una delle svariate restrizioni inserite dal Consiglio federale. Quali? Queste: «Non potranno essere trasmesse immagini di azioni controverse per fuorigioco e/o falli oppure gol viziati da fuorigioco e/o falli». I filmati possono essere trasmessi «in differita, a gioco fermo, una sola volta a episodio e senza l’utilizzo del rallentatore e non devono includere alcuna immagine che possa avere un impatto sullo svolgimento del gioco; possa essere ragionevolmente considerata come controversa nella misura in cui è probabile che incoraggi o inciti qualsiasi forma di disordine pubblico; possa mostrare un qualsiasi disordine pubblico, disobbedienza civile e/o materiale offensivo; possa criticare, compromettere o danneggiare la reputazione, la posizione o l’autorità dell’arbitro, dei calciatori, includendo ogni immagine il cui scopo sia di evidenziare qualsiasi comportamento contrario ai principi del fair play». Insomma, un bel rebus. Perché a volte una rete si scopre irregolare o potenzialmente contestabile (ad esempio per un presunto fallo giudicato non tale dall’arbitro) dopo qualche minuto. Ecco perché in una prima fase la cautela sarà la compagna di viaggio e i registi preferiranno non rischiare, prendendo tempo per dissipare gli eventuali dubbi in modo da arrivare all’intervallo o alla fine della gara, quando negli stadi sarà trasmessa la rassegna dei gol di A.

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