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Lazio, Lotito: “Abbiamo investito tanto, il club ha futuro stabile”

Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è intervenuto durante un evento della scuola di formazione politica, organizzata a Mugnano in Teverina dal centro studi Aldo Moro

redazionecittaceleste

ROMA - Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è intervenuto durante un evento della scuola di formazione politica, organizzata a Mugnano in Teverina dal centro studi Aldo Moro. L'iniziativa, dal titolo 'Il futuro del calcio in Italia' ha visto partecipare attivamente il patron biancoceleste che ha esordito così: "La Lazio al momento attuale è una società solida, che io sia presidente o proprietario il club avrà comunque un futuro stabile"

Poi ha continuato: "Si tratta di una società altamente patrimonializzata, 200 milioni sono solo il patrimonio immobiliare, che io ho imparato a gestire più da padre di famiglia. Non percepisco nessun euro di emolumento da quindici anni, non ho rimborso spese di un euro, perché se si sottraggono soldi dalla società, li sottrai dagli investimenti. La Lazio nell'ultimo anno ha investito tanto, sopratutto svariati milioni nel centro sportivo. Tra un mese e mezzo circa presenterò il progetto in conferenza stampa".

Sul sistema calcio: "Il sistema calcio è inondato da società professionistiche e le risorse scarseggiano, non consentendo l'autoconsistenza economico finanziaria del sistema stesso. Il numero delle società va ridotto, non per eliminare gli scomodi, per far sì che non intervengano nel sistema società che non sono all'insegna della trasparenza, della correttezza e soprattutto del rispetto delle regole. E' norma che chi non ha le risorse si inventa qualsiasi cosa pur di rimanere a galla. Si dovrebbero invece garantire le risorse per sopravvivere a chi merita. Una società di Serie B non può vivere con quattro milioni di mutualità perché la squadra costa minimo dieci milioni. Ciò significa che un proprietario di una squadra di B deve mettere circa cinque milioni ogni anno nel sistema".

Sulla Salernitana: "Ho scelto di guidare anche la Salernitana per dare voce a un territorio che dal punto di vista calcistico era fallito. La squadra era in Eccellenza e ora in B. Tutto in quattro anni, abbiamo vinto il campionato di Serie D, il campionato in C2, la Supercoppa di Lega in C1 che il club non aveva mai vinto in 100 anni di storia, la Coppa Italia in C1. Ho creato un percorso costruendo delle strutture".

Sull'approccio al mondo dello sport: "Ho sempre cercato di andare controcorrente e di portare delle regole elementari, anche normative. Ringrazio i miei colleghi che in alcune occasioni mi danno l'opportunità di poterli rappresentare. Ho avuto modo di ricoprire cariche nel mondo dello sport, in Lega e Federazione semplicemente perché mi sono sempre battuto, ho sempre detto la verità. Mio padre mi diceva sempre: 'Meglio dire una brutta verità che una bella bugia'. Se le società sono di capitali, la Lazio per esempio è quotata in borsa, devono conseguire dei risultati, avere una gestione sana. Poi hanno un core business diverso, che è il risultato sportivo. Io sono il proprietario dal punto di vista civilistico, ma coltivo sentimenti e passioni comuni che sono il patrimonio di tutti. Ho l'obbligo di preservarle queste passioni, di conservarle e tramandarle. Il patrimonio sportivo è di tutti coloro che hanno sofferto, combattuto, creato, costruito per attenere, conservare e tramandare a noi oggi e speriamo domani agli altri queste passioni che non devono essere strumentali. Io percepii subito che c'era qualcuno che utilizzava il calcio per altri fini e amavo dire: 'Mi porti la carta d'identità, mica c'è scritto professione tifoso'. Il tifoso non è una professione e non si dovrebbero guadagnare soldi solo perché si è tifosi. Il tifoso significa appassionato, si persegue la passione sempre nel rispetto delle regole. Quando non ci sono delle regole e nessuno cerca di farle rispettare è come un torrente che esonda e si confondono i ruoli. Il tifoso deve fare il tifoso, può anche criticare nell'accezione semantica non giudicare. Quando si vuole condizionare l'operato delle persone per fini personali si può finire in logiche perseguite anche dal codice penale".

LE REGOLE - "Nel corso degli anni ho cercato di introdurre regole che prima non esistevano. Immaginate che quando uno si iscriveva al campionato non era un dato sensibile, l'Iva, l'Inps, l'Inail, mi ricordo che quando diventai consigliere di Lega dovevamo approvare i criteri di ammissione. Notai subito che mancavano questi elementi. Il presidente disse di dare tutto per approvato. Io risposi in modo più colorito: 'Approvato che cosa? Mancano tutti questi elementi'. Mi disse di mettere ai voti e io dissi di farlo con dichiarazione di voto in modo che i miei colleghi avrebbero dovuto avere il coraggio di dire di non pagare quelle spettanze. Di fronte a questa responsabilità nessuno se l'è sentita".

CONTRO I SOPRUSI - "I soprusi sono stati sempre la mia battaglia personale, è una mia indole, fa parte del mio DNA, per l'educazione che ho avuto, cattolica, rigorosa. Se io vedo che qualcuno vuole sopraffare una persona apparentemente più debole del sottoscritto, mi ribello con tutti i mezzi che ho a disposizione di carattere legale. Probabilmente i miei colleghi in passato non l'hanno fatto perché era più comodo assecondare certe situazioni. Quando hai un figlio che magari ti chiede una maggiore presenza è più facile assecondarlo dandogli qualcosa di materiale in modo da farlo tranquillizzare. Vincere per merito ha una sensazione completamente diversa".

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