svago

Criscitiello, retroscena su Conte: “Il primo addio ci fu a maggio”

Il direttore di Sportitalia e di Tuttomercatoweb, Michele Criscitiello, è tornato sull'addio di Antonio Conte alla Juventus, rivelando inediti retroscena nel suo editoriale del lunedì per Tmw: A distanza di più di un mese...

redazionecittaceleste

A distanza di più di un mese ancora nessuno ha saputo il vero motivo dell'addio, improvviso, di Antonio Conte alla Juventus. O lo stesso Conte, o la Juventus avrebbero dovuto spiegare i motivi del divorzio; i tifosi bianconeri meritano una risposta. Il mister si sta godendo le vacanze e ha riscoperto il gusto della giornata tipo con famiglia e senza stress. Quanto durerà questa pacchia, però, non si sa. In molti hanno abbozzato alcune spiegazioni, dalle più farlocche (ha un accordo con il Psg; ha già detto sì alla Nazionale con una Federazione senza Presidente) alle più veritiere (ha rotto i rapporti con Marotta; non se la sentiva più di andare avanti con questa squadra). Quello che riportiamo, ovviamente, non è vangelo e neanche la parola della Bibbia ma ci sarebbe da aggiungere un particolare. Conte, a fine stagione, nel primo incontro tenutosi con Marotta e Paratici aveva chiesto delle garanzie. Le ha ricevute, a metà, ma ha deciso di accettare l'ennesima sfida. Agnelli lo ha sempre tutelato e coccolato. A maggio, il Mister aveva già deciso di lasciare la Juventus ed era convinto che gli sarebbe arrivata qualche chiamata diversa dallo 0039. Il telefono, invece, non squillava ed è partito per il ritiro con poca convinzione e meno grinta. Quando i suoi mal di pancia non trovavano più cura nella farmacia Agnelli ha iniziato a perdere potere agli occhi della proprietà. Conte sa benissimo che questa squadra, grazie a lui, è andata oltre le più rosee previsioni. Perchè se fai 102 punti con Chiellini, Bonucci e Barzagli in difesa sei un fenomeno. Conte ha sbattuto la porta quando Andrea Agnelli lo ha scaricato. Marotta non aspettava altro e cercava un allenatore più aziendalista e meno protagonista. Il profilo di Allegri è perfetto per un Direttore come Marotta che, non a caso, viene dalla scuola Galliani. Adesso Conte il "grande" dovrebbe avere la professionalità di non intralciare con la sua assenza i piani di Allegri, storico rivale. La squadra è sempre stata unita con il mister ma oggi si volta pagina e il nuovo allenatore ha, almeno, il diritto di potersela giocare. Sarà il campo a dire se è stato un flop, oppure, riuscirà a proseguire in un progetto vincente. Le concorrenti non stanno facendo a cazzotti per avvicinarsi alla Juve, diciamola tutta. La Roma è la più vicina, il Napoli dorme sonni profondi e le milanesi hanno problemi seri. Primi segnali di risveglio da parte del Milan, a dire la verità, ci sono. Stona, però, che le buone notizie riguardino più le cessioni di Robinho e Costant che gli arrivi di Lopez dal Real Madrid e Armero da Udine. E' come tifare per una sconfitta della nemica Inter che per una vittoria rossonera. Comunque ben vengano Lopez e Armero. Il colombiano, però, va gestito. Due consigli per il Milan. Il primo tattico: se Armero gioca a sinistra, come quinto di centrocampo è devastante. Forte nell'uno contro uno e bravissimo a saltare l'uomo. Arriva sotto porta ma poi deve darla, se va al tiro spesso non conclude nulla. Ad Udine lo sanno bene in quel maledetto ritorno del preliminare di Champions, al Friuli, contro il Braga. Quel suo gol sarebbe valsa la Champions, invece, c'è ancora il buco nel terreno. Se Armero lo metti terzino sinistro hai fatto un danno sia alla fase difensiva che alla fase offensiva. In poche parole, il colombiano non deve essere bloccato sulla sua fascia da compagni di squadra. Secondo consiglio: non fate unire Armero e Balotelli! Legateli, metteteli in due spogliatoi diversi ma fate in modo che non si rivolgano nemmeno la parola. Se Mario e Pablo fanno comunella fuori dal campo, Inzaghi li perde in un colpo solo tutti e due. L'Inter torna dalla Germania ridimensionata ma le amichevoli estive non sono un termometro attendibile. I segnali possono essere preoccupanti, come nel caso del Milan negli States, ma spesso non sono affidabili. Mazzarri partirà bene, anche perché ha svolto una preparazione molto più blanda. I carichi di lavoro non sono stati eccessivi proprio per consentire alla squadra una partenza lanciata. Il rischio è di perdere lucidità a novembre-dicembre ma lo staff ha pronto il piano natalizio con una seconda preparazione. Ausilio è stato chiaro: siamo e saremo questi, anche se dovesse restare Guarin. Il Direttore Sportivo dei nerazzurri si è preso responsabilità anche non sue. L'Inter è stata abbandonata al proprio destino. Moratti si vuole dimettere, Thohir si vede poco e si sente meno e in cassa non ci sono soldi. Portare a casa M'Vila, Osvaldo e Medel è stato un vero miracolo. Ausilio sta andando ben oltre i suoi compiti. Mazzarri deve essere un alleato del Direttore e non un ostacolo. In chiusura, la FIGC. E' arrivato il giorno che tutti aspettavamo, dopo l'eliminazione dal Mondiale. Volevamo un calcio diverso, le riforme, gente nuova e un cambio di tendenza. Attenzione: in questo articolo non ci sono commenti o prese di posizione. Lo faremo quando avremo un quadro chiaro. Quindi, lunedì prossimo. Oggi ci limitiamo ad osservare e fare cronaca. L'unica presa di posizione che abbiamo avuto è stata semplice: bocciamo Tavecchio per le sue idee, per le sue scelte e per i suoi non programmi ma non bocciamolo per una banana strumentalizzata. Passiamo alla cronaca: vincerà Tavecchio! Lo abbiamo sempre detto e non ci saranno colpi di scena. La serie A si è allineata. Cosa importante: mentre tutti erano distratti nel prendere le distanze mediatiche da Tavecchio, il buon Carlo ha chiuso il cerchio e completato l'opera sotto la Regia di Claudio Lotito. Da oggi la Federazione passerà nelle mani della Lega Calcio. Tavecchio è un'operazione politica voluta da Galliani, Lotito, Preziosi e Cairo (quest'ultimo poi uscito di scena). Via Rosellini sarà padrona di via Allegri, Roma diventerà la succursale di Milano. Insomma, dal naufragio di Prandelli ci hanno guadagnato i club. Giri di poltrone, promesse e accordi tra le 4 leghe. Il patto è di quelli forti. Il calcio italiano, per la prima volta, dopo Moggi, Carraro e Mazzini torna ad essere un blocco unico. Non sappiamo dirvi, ad oggi, se è un bene o un male. Abbiamo fatto cronaca, senza giudicare. Dalla prossima settimana entreremo nel dettaglio...