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Lazio, Piscedda: “Ci si può allenare bene anche senza i nazionali”

Durante le trasmissioni odierne di Radiosei, è intervenuto in qualità di opinionista l’ex calciatore della Lazio Massimo Piscedda. Il quale ha parlato de tanti cambiamenti che ha subito il calcio nel corso degli anni: “Il problema...

redazionecittaceleste

Durante le trasmissioni odierne di Radiosei, è intervenuto in qualità di opinionista l'ex calciatore della Lazio Massimo Piscedda. Il quale ha parlato de tanti cambiamenti che ha subito il calcio nel corso degli anni: "Il problema dei nazionali ce l'hanno tantissime squadre, quand'è così ti alleni comunque in maniera tranquilla. Forse si svolgono più lavori individuali rispetto alle sedute di gruppo".

Uno staff affidabile

"Il mio staff? Se allenassi in Serie A mi affiderei ad un vice che conosco in grado di insegnare l'attacco, o la difesa. Insieme a noi ci vorrebbe qualcuno che analizzi i dati. Una figura che si dedichi ai video. Basterebbero poche persone per dare vita ad un buon gruppo. Insieme a noi, naturalmente, ci vuole lo staff medico che rimette in piedi i giocatori infortunati. Ai miei tempi c'era una persone che si faceva le trasferte per osservare i prossimi rivali. Ora si usa il computer, ma non basta. Credo che sia ancora fondamentale lo scouting fatto in prima persona. Poi c'è anche il mental coach, cerco. Ma si tratta di figure specifiche che ti possono dare una mano sulle cose che, a prima vista, non si notano. Ora sono nate tante figure che hanno tanti nomi. Tuttavia, per quanto puoi cambiare tipo di collaboratori, le cose che si fanno sono sempre le stesse. Per quanto mi riguarda, preferirei comunque uno staff ristretto con poche persone fidate".

Il rapporto con i calciatori

"Ci sono due tipi di errori: quello tecnico e l'idea. Se l'idea è sbagliata, lo faccio notare al giocatore. Se invece l'idea è giusta, ma viene sotterrata dall'errore, non gli dico niente. L'esperienza consiste proprio nello sbagliare e nel capire come non ripetere un determinato errore. Bisogna far notare che è l'idea ad essere sbagliata, e non il gesto tecnico. La generazione di oggi è troppo diversa dalla mia. Molti di loro sono ancora bambini. Non mi piace molto seguire i loro sfoghi fuori dal campo. Come fa qualcuno mettendo in piedi delle video chiacchierate con i propri tifosi".

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