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Lazio, Keita-mina si fa esplodere sul Bayer

Keita
(pubblicato ieri alle 22.50) ROMA – Si fa esplodere il cuore sotto la Nord, questo si che è Keita-mina: «Vamos», urla di rabbia, stritolato dall’abbraccio dell’amico Felipe. Il brasiliano prova a farlo segnare in tutti i modi,...

Mirko Borghesi

(pubblicato ieri alle 22.50)

ROMA - Si fa esplodere il cuore sotto la Nord, questo si che è Keita-mina: «Vamos», urla di rabbia, stritolato dall'abbraccio dell'amico Felipe. Il brasiliano prova a farlo segnare in tutti i modi, al quarto tentativo il Balde giovane non sbaglia: s'invola sulla trequarti gomito a gomito, semina tutte le Aspirine e fulmina Leno con una supposta. Un diagonale-palo-rete, che fa bene alla salute della Lazio in questo preliminare Champions. Bisognava sbloccarsi sotto porta. E il problema del gol, ironia del destino, lo risolve il più criticato, il crestino impertinente con le valigie in mano. E pensare che, alla faccia di Pioli, non voleva fare il centravanti. Pur di giocare, questo e altro. Entra, Keita, e sputa sangue pur di fare centro. A Shanghai aveva passato tutto il secondo tempo a riscaldarsi, s'era sfogato a fine partita con Lotito, aveva chiesto la cessione. E ora? Magari non cambierà nulla, ma l'ex Barcellona aveva ragione: è in forma e merita di giocare. D'altronde lo aveva dimostrato in ritiro.

FATTORE K – Un amuleto al palo. Dopo il Wolfsburg (13), il Bayer era la squadra contro cui Klose aveva vinto più partite (11) in carriera. Invece il “Mito” si scontra col legno e finisce in panchina alla fine del primo tempo. Così non può finire una leggenda, titolano già in patria. Una volta lasciava sul posto gli avversari, adesso si fa fulminare in velocità da Papadopoulos. Felipe gli serve cioccolatini, Klose non ha più le zanne per sbranare: Pioli impreca il cielo, quando il panzer scavalca Leno e becca il palo a porta vuota. Stavolta non c'è Djordjevic a sostituirlo, ma il “fratellino” Keita. E almeno un fattore K sembra rimasto, seppure per poco.

VOGLIA DI VOLARE - Sconfessata nella formazione iniziale l'ultima campagna acquisti: Hoedt, Patric e Morrison in tribuna, Kishna e Milinkovic Savic in panchina. Il vice-capitano stecca davanti ai compatrioti tedeschi, non fa meglio il capitano sotto il peso di quella fascia. Eppure lo giura sotto la balaustra: «Io resto qui». Biglia in buca alla Lazio, davanti alla Nord. Ciak, dopo la Supercoppa, si girano i preliminari Champions, Lucas si spegne anche col Leverkusen. Ci sono 40mila lumicini all'Olimpico a tenere accesa la speranza, otto anni dopo l'ultima volta. La musichetta mette i brividi, tifosi con le lacrime agli occhi sugli spalti urlano: “The Champions”. Il boato centrifuga i giocatori, che vanno a intermittenza: bene nel primo tempo Lulic (rete sfiorata dopo 6') e Basta, diligente de Vrij, efficace Onazi e fantasioso Felipe. Poi diventano troppe le vertigini europee: Keita abbatte la paura di cadere e urla forte la voglia di volare di nuovo a Nyon. (di A.Abbate - Cittaceleste.it)