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La Lazio chiede a Reja di riportare in alto la squadra e di dimostrare che la colpa era tutta di Vlado…

La Lazio chiede a Reja di riportare in alto la squadra e di dimostrare che la colpa era tutta di Vlado… - immagine 1
ROMA - Il 26 maggio 2013 Claudio Lotito ostentava il suo trofeo. Non parliamo della Coppa Italia strappata alla Roma, ma del suo tecnico. Quel Vlado Petkovic pescato oltre confine nel campionato elvetico. Un matrimonio che pareva fiabesco. Lo...

redazionecittaceleste

ROMA - Il 26 maggio 2013 Claudio Lotito ostentava il suo trofeo. Non parliamo della Coppa Italia strappata alla Roma, ma del suo tecnico. Quel Vlado Petkovic pescato oltre confine nel campionato elvetico. Un matrimonio che pareva fiabesco. Lo stile del tecnico bosniaco, capace di dare equilibrio alla squadra e all’ambiente, mitigava l’esuberanza presidenziale. Sette mesi dopo quell’ubriacatura tutta capitolina, Lotito abbatte il suo totem. Il presidente della Lazio, esasperando il suo istinto mercantile, cerca un licenziamento per giusta causa. Per lui Petkovic è colpevole di aver ufficializzato il proprio futuro alla guida della Nazionale svizzera senza avvertire la società della trattativa. Il presidente della Lazio brandisce regolamenti per risparmiare i 600mila euro lordi di ingaggio da pagare da qui a giugno. Oggi i due si vedranno: si chiuderà dignitosamente per tutti la vicenda? Lotito è l’uomo dalle mille battaglie: da Pandev perso a costo zero (ma la vicenda è ancora aperta in sede civile) alla sfida ad Agnelli per una spartizione a favore della Lazio dell’incasso della Supercoppa italiana, pratica ancora aperta e dall’improbabile lieto fine.

 

Ma è lo stesso uomo capace dieci anni fa di cambiare il destino della Lazio, evitando che i libri finissero in tribunale, con tanto di legge ad personam per rateizzare i debiti. Il 2014 ha visto il ritorno a casa Lazio di Reja, galantuomo a tal punto da dimenticare che Lotito non gli versò mai il premio per la qualificazione all’Europa League nella sua precedente esperienza laziale. Edy, del resto, è abituato a convivere con presidenti da prendere, come i medicinali, a piccoli dosi. Aurelio De Laurentiis nel chiuso di uno spogliatoio decise di non schiaffeggiarlo soltanto perché lui «non picchiava i vecchi». Di sicuro è un allenatore valido, capace di centrare i traguardi e far crescere i progetti. Ora la Lazio gli chiede di rendere importante l’Europa League, di rilucidare le imprese di coppa Italia e di risalire il più possibile in campionato. Ma soprattutto di mostrare che l’unico colpevole dell’esoso e infausto mercato estivo ha un nome e un cognome: Vlado Petkovic. Il rischio concreto è che il tecnico goriziano punti tutto sul recupero della vecchia guardia (Klose, Hernanes, Ledesma e Marchetti) per raddrizzare la nave, trascurando il vero patrimonio e il futuro della Lazio da scovare tra i tanti giovani che ci sono nella rosa biancoceleste. Chissà se la maledizione vincente del 26 maggio sparirà insieme con Petkovic. Il nuovovecchio corso può cominciare. In attesa della prossima querelle di Lotito. A Reja consigliamo di chiudere tutte le pratiche (economiche) prima della futura avventura. P.S. Avviso a tutti gli allenatori che guideranno la Lazio: guai ad accettare offerte per guidare Nazionali. Sven Goran Eriksson nel gennaio del 2001 (all’indomani dello scudetto) venne esonerato dopo essersi legato all’Inghilterra. Nella Capitale, a prescindere dai presidenti, vogliono amore esclusivo. (Gazzetta dello Sport)