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Aia, Nicchi: “Ecco il piano di ripartenza degli arbitri”

Le dichiarazioni del presidente dell'Aia, Marcello Nicchi

redazionecittaceleste

ROMA - Se il calcio deve ripartire necessita anche dalla conseguente ripartenza della classe arbitrale. A tal proposito ecco come si è espresso sulla questione il presidente dell'Aia (Associazione Italiana Arbitri) Marcello Nicchi in un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Non possiamo comportarci come una squadra di club e portare in ritiro un mese arbitri che vengono da tutta Italia. Ma visto che si sono allenati basterà un primo ciclo di 7-10 giorni per riprendere la forma ottimale. Teniamo presente che l’arbitro non deve affrontare contrasti e scontri fisici. Poi a ridosso delle competizioni ci sarà un altro mini ritiro. Con test,controlli e tamponi".

Dove pensate di fare questo primo mini ritiro?

"Coverciano fino a metà maggio è inagibile perché la struttura è stata utilizzata per ospitare malati di Covid. Ma ci sono alcune strutture in Toscana e nel Lazio con campi, foresteria e centri medici. Forse a fine maggio potremmo tornare a Coverciano".

Se si riprenderà, lo si farà con la Var?

"Sì, la società che si occupa di tutta la tecnologia ci ha assicurato che le stanze con le apparecchiature negli stadi saranno sanificate e si manterranno le distanze di sicurezza. Forse diminuirà il numero di persone: oggi sono sei, potrebbero essere meno, ma la Var ci sarà".

Una sua dichiarazione su un’ipotesi di ripartenza senza Var aveva fatto discutere... "Torniamo al discorso iniziale delle polemiche e degli sciacalli...Avevo solo detto che bisognava valutare bene i termini di sicurezza. Siamo in una pandemia, come fossimo in guerra, e in certe situazioni si fa quello che si può. Se non fosse stato possibile utilizzare la Var? Avremmo deciso di non chiudere la stagione per questo?".

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"È nostra intenzione scegliere gli arbitri più in forma per le partite più importanti senza vincoli geografici.Però partiamo da due presupposti: il primo è tutti i nostri arbitri offrono garanzie; il secondo è che arbitri e assistenti non viaggiano su pullman o charter come le squadre. Lo fanno per conto proprio con macchina, treno o aereo. Se possiamo permettere a un arbitro di raggiungere la partita di competenza senza attraversare mezza Italia non è meglio? Speriamo non ci sia bisogno di queste attenzioni, ma se ce ne fosse è giusto salvaguardare la salute. O vogliamo affermare che un arbitro professionista, se la pandemia lo rendesse necessario, non potrebbe arbitrare la squadra della propria città? Io questo lo rifiuto".