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Bufera su Spadafora: like a “Fermiamo il calcio”… E anche i medici si ribellano

Molti non ci stanno ad assumersi la responsabilità dei contagi. Pulcini sì

redazionecittaceleste

ROMA - Ci ricasca ancora, il ministro Spadafora, poi prova a placare la bufera. Il tutto si è scatenato dopo un commento pubblicato, sulla pagina ufficiale Facebook, sotto il video del suo intervento andato in onda sul Tg1 lunedì sera: “I tifosi non vogliono che il campionato riprenda! I tifosi sono consapevoli delle enormi risorse sprecate per un mese e mezzo di campionato quando i comuni cittadini faticano ad ottenere un tampone! Ministro metta fine a questa scellerata e dispendiosissima farsa! Grazie”, si legge. Subito sotto spunta il like del ministro attraverso il proprio profilo personale. Si scatena una polemica talmente forte da spingere  Spadafora  a cancellare sia il like che il commento in questione dalla sua pagina. Eppure in tanti si sono accorti dell'ennesima gaffe, qualcuno ha effettuato persino lo screenshot prima della rimozione maldestra.

RESPONSABILITA' MEDICA

Intanto si ribellano pure i medici ai nuovi limiti imposti dal comitato tecnico scientifico e dalla stesso ministro alla ripresa della Serie A. Il responsabile medico della Lazio Pulcini tuona: “È veramente ridicolo dal mio punto di vista. Perché se io a casa ho uno positivo e lo metto in isolamento, faccio il tampone e so con certezza che in quel momento non è infetto. Poi faccio i test immunologici e so che non ci sono gli ICGM. Mi devi considerare ammalato quando sono sano? Ma siamo matti? Chi lo stabilisce questo? Queste persone sanno quale è il compito del medico? La responsabilità su questo punto me la prendo – dice a Radio Radio – perché io non ho problemi. Mi assumo la responsabilità che non devo mandare in quarantena tutta la squadra. Per principio devono andare tutti in quarantena: io dico di no. Va in quarantena, secondo il pensiero tedesco, soltanto la persona trovata positiva o addirittura col dubbio di positività. Viene isolata e fa un percorso per quindici giorni. Ma gli altri che devono fare?”.

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