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ESCLUSIVA – Valentina Vezzali: “Italia, facciamo squadra. Campionato? Sono per la meritocrazia: non assegnamo oggi lo scudetto”

Considerata una delle migliori schermitrici di sempre. Campionessa olimpionica, schermitrice più vincente di sempre nel fioretto, la donna più medagliata nella scherma, ma anche madre e grande tifosa. Ai microfoni di Cittaceleste.it parla -...

redazionecittaceleste

di Ramona Marconi

ROMA - Considerata una delle migliori schermitrici di sempre. Campionessa olimpionica, schermitrice più vincente di sempre nel fioretto, la donna più medagliata nella scherma, ma anche madre e grande tifosa. Ai microfoni di Cittaceleste.it parla - in esclusiva - Valentina Vezzali.

Il virus ci ha messo in ginocchio. Anche il mondo del calcio ne sta pagamento amaramente le conseguenze. Sono sempre di più i contagiati anche nel mondo del pallone. Un suo messaggio/monito...

Io credo che l’unico messaggio che oggi può e deve essere lanciato è quello di rispettare le disposizioni emanate dal Governo, rimanere in casa e rispettare la propria salute e quella degli altri. E’ un momento inatteso, delicato e complesso che richiede l’apporto ed il contributo fondamentale di ciascuno di noi. Mai come in questo caso serve che l’Italia faccia squadra, contro un avversario che probabilmente non conosciamo ancora bene.

La scelta di sospendere il campionato è stata troppo tardiva?

Probabilmente si. Io però non mi sento di condannare nessuno. Le decisioni e le scelte possono essere commentate e giudicate solo quando vengono assunte. Con il senno di oggi, si poteva evitare di far disputare il turno a porte chiuse e prima ancora di far giocare solo le squadre fuori dalla zona rossa.

45 mila denunce in pochi giorni: perché gli italiani continuano a disattendere il decreto? Cosa si può fare?

Siamo un po’ refrattari alle regole. A maggior ragione quando sono – giustamente – così restrittive. Credo però che alla base ci sia un colpevole egoismo di ciascuno e soprattutto una mancata reale percezione dei rischi. Pensiamo che una passeggiata o una corsetta non cambi nulla, quando invece può essere un’azione utile al propagarsi del virus.

Ha dei figli piccoli. Come gli sta spiegando questo momento difficile?

Pietro ha 15 anni, mentre Andrea ne ha quasi 7 e non è semplice declinare il messaggio per entrambe le età. Non sto però nascondendo nulla né tantomeno addolcendo la situazione. E’ un periodo difficile e ne devono essere consapevoli, anche perché così possono comprendere i sacrifici.

È anche l’Italia della solidarietà. Berlusconi, la famiglia Agnelli, Fedez e Ferragni, tanti calciatori...

Ciascun italiano è chiamato a fare la propria parte in questo periodo. Apprezzo molto questo spirito che poi contraddistingue noi italiani nei momenti. Siamo un popolo che si divide su tutto, ma quando scatta la solidarietà allora riusciamo a tirare fuori tutto il nostro grande cuore.

Tifa da sempre per l’Inter. Se il campionato non dovesse ripartire, si vaglieranno 3 opzioni: non assegnazione, assegnazione alla juve o play off tra le prime 4. Qual è la soluzione migliore?

Io sostengo molto la meritocrazia, soprattutto nello sport. Eviterei l’assegnazione diretta e la non assegnazione: mi auguro si possa tornare a giocare quanto prima anche perché stavamo vivendo un bel campionato, avvincente ed agguerrito. Ecco perché sarei felice se si riuscisse a completare la stagione, anche andando oltre la soglia del 30 giugno.

Come sta vivendo questa quarantena?

La sto cogliendo come un’opportunità per stare in casa e riscoprire il piacere di stare in famiglia. Sono in casa e sono un po’ maniacale tanto che pulisco tutto e dopo un po’ ritorno a pulire. Sto poi provando a migliorare ai fornelli e questo non dispiace ai miei figli.