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Lazio, chiuso un ciclo con l’Atalanta? No a vedere il 2000

ROME, ITALY - MAY 14: Ciro Immobile SS Lazio during the SS Lazio training session at the Formello center on May 14, 2020 in Rome, Italy. (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

I biancocelesti devono ritrovare la forma e la panchina, ma c'è il magnifico precedente dell'ultimo scudetto

redazionecittaceleste

ROMA - L’inizio e la fine. Purtroppo a Bergamo i presagi della vigilia diventano spine. Dopo 116 giorni di stop e quarantena, c’erano l’incognite della resistenza della Lazio e della sua condizione. I biancocelesti partono a mille, ma poi crollano come macerie. E Inzaghi in panchina non i cambi per invertire la sorte. La sconfitta così diventa inevitabile e il cerchio si chiude malamente. Dall’Atalanta all’Atalanta, dalla rinascita alla caduta che può valere un tricolore. Pure Inzaghi lo ammette: «Ora per lo scudetto diventa difficile». E’ normale a 4 dalla Juve, anche se spunta subito un fantastico precedente. Perché se la Lazio sogna di ripetere un’impresa 20 anni dopo l’ultima volta, allora è giusto subito riallacciarsi a quella meravigliosa cavalcata: stessi punti di distacco dalla Vecchia Signora a 11 turni dalla fine del campionato (a 18 squadre) del 99’/2000. Allora i ragazzi di Eriksson (a 46 punti contro 50) riuscirono a superare la corazzata bianconera all’ultima giornata con l’aiuto del meraviglio diluvio di Perugia. Guai dunque a perdere la speranza, anche se all’orizzonte è pieno di nubi in vista della Fiorentina. Ciò che più preoccupa adesso sono le gare ravvicinate, i tanti infortuni e la ristrettezza della rosa. Da oggi pomeriggio però Inzaghi si rimbocca le maniche e lavora. Breve discorso alla squadra, bisogna cancellare subito la falsa ripartenza.

ERRORI

Non si è chiuso un ciclo con l’Atalanta. Poco importa che in un sol colpo siano crollati 21 risultati utili consecutivi e – con i tre gol subiti – la miglior (passata nella mani della Juve) difesa. Acerbi ha già suonato la carica, Lazzari fatto mea culpa per la prima rete di Gosens di testa. Strakosha ha chiesto scusa per l’uscita maldestra, che purtroppo vale la sconfitta. In debito d’ossigeno, in larghi tratti a Bergamo è mancata proprio la lucidità. Milinkovic ha fatto la sua ottima partita, confermatosi (non ha segnato così a nessun altra formazione della Serie A) bestia nera. Sono venuti meno però gli altri fantastici tre: Immobile, Luis Alberto e Correa. In particolare il capocannoniere ha fallito due tentativi in porta, che avrebbero potuto davvero cambiare il volto della partita e non consentire alcuna rimonta. Lo spagnolo invece era affaticato e si è pure sacrificato (vedi il primato nei tackle) per aiutare Cataldi in mediana. Non è venuto meno il gioco, ma la forma fisica. E non è così facile ritrovarla.

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