ROMA - I ribaltoni geniali di Inzaghi. Cambiare idea non è solo sintomo di saggezza e intelligenza, nel calcio, ovviamente quando le cose vanno bene, può voler dire anche mentalità vincente. E nel caso degli allenatori azzeccare i cambi che poi diventano decisivi per equilibrare una partita o addirittura vincerla equivale a segnare un gol in acrobazia. Se poi questo si ripete per due gare consecutive, allora non si tratta di fortuna ma saper rivedere i piani e le strategie iniziali. E quanto è capitato al tecnico della Lazio nelle ultime due gare di campionato e Champions League capace di incidere dalla panchina quanto o perfino di più di un giocatore in campo. E’ successo con il Torino una settimana fa, è ricapitato di nuovo due sere fa con lo Zenit. Sotto con i granata, il tecnico ha stravolto i piani iniziali e fatto entrare Leiva e Akpa-Apro ad inizio ripresa per poi proseguire con l’ingresso di Caicedo e Immobile. Quattro cambi che hanno consentito alla squadra di essere più dinamica in mezzo e spietata lì davanti. Una situazione simile che si è verificata anche in Champions con l’innesto di Pereira e ancora una volta di Caicedo. Il brasiliano ha dato più qualità e velocità nei fraseggi, l’altro cambio di passo e cinismo in attacco. Un allenatore che sa il fatto suo e che Lotito farebbe bene a non farsi sfuggire. I due hanno chiacchierato qualche giorno fa, forse questa sosta potrà essere decisiva per gettare le basi del nuovo contratto e, perché no, firmarlo sotto l’albero di Natale.
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Lazio, i cambi ora sono la forza d’Inzaghi
Anche in Russia come a Torino, il mister ha deciso le sfide e le rimonte dalla panchina. C'è la rosa
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