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Lazio, Inzaghi come Maestrelli: il figlio Lorenzo come i gemelli

Ieri il tecnico biancoceleste ha portato il secondogenito a Formello ad allenarsi. Un rituale che faceva il compianto Tommaso con Massimo e Maurizio ai tempi di Chinaglia

redazionecittaceleste

ROMA - Da giocatore a tecnico nella Lazio, Inzaghi è sulla scia dei grandi che hanno centrato, in due ruoli e nello stesso club, lo scudetto. Da Conte ad Ancelotti, anche Simone può entrare nella cerchia dei pochi eletti. Come Zidane e Guardiola all'estero, sicuramente altri personaggi speciali. Inzaghi vuole essere l'uomo che lega Lotito e Cragnotti, due mondi opposti, dopo 20 anni. Anzi, Simone può essere addirittura il Messia che unisce tutta la storia e i tricolori biancocelesti. Ci sono particolari segni distintivi, si sbirciano nei gesti, nei suoi passi ora sempre più leggiadri. Forse lui se lo sentiva già, questo destino, forse era scritto nel nome dato al secondo dei suoi figli: Tommaso come Maestrelli. Perché la grinta della sua squadra sembra proprio quella della banda del 74', dei mitici eroi iridati e inizialmente sottovalutati. Perché i suoi ragazzi adesso sono fratelli veri e giocano l'uno per l'altro per raggiungere tutti insieme obiettivi e traguardi ad agosto inaspettati. Papà Inzaghi li ha quasi partoriti, coccolati e ora non fa altro che ringraziarli. Di padre in figlio, dal prato dell’Olimpico a quello di Formello. Il sogno scudetto si culla sempre più con un velo di romanticismo. Simone pranza con la famiglia in un noto ristorante alle porte del centro sportivo. Con lui c’è la moglie Gaia, che recentemente ha annunciato di essere incinta di un altro maschietto, e il figlio Lorenzo, che spesso al termine delle partite in casa si diverte a giocare sotto la porta della Curva Nord. Lontano dal pubblico e dai riflettori, il piccolo Lorenzo ieri è sceso pure sul prato del Fersini insieme ad un paio di amichetti. Tiri in porta e calci di rigore, sotto lo sguardo attento d'Inzaghi senior a dare persino consigli su potenza e precisione. Immagini che riportano subito alla mente le scorribande palla al piede di Massimo e Maurizio Maestrelli, i gemelli figli del compianto mister Tommaso. Corsi e ricordi storici: «La sacralità del campo di allenamento è maggiore rispetto a quella dell’Olimpico - svela proprio Massimo Maestrelli -. Mi ricordo quando babbo ci faceva giocare a Tor di Quinto e si raccomandava di non chiedere mai le maglie ai giocatori». Ad accontentare i fratellini ci pensava comunque Giorgio Chinaglia, che al rientro dagli impegni con l’Italia regalava loro le divise della nazionale avversaria. Lorenzo Inzaghi, invece, ieri indossava la casacca numero 17 di Ciro Immobile.

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