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Lazio, Inzaghi il mister dei sogni scudetto

redazionecittaceleste

E' riuscito a colmare il gap con le grandi con la forza del lavoro e del gruppo unito

ROMA - Il vaso è totalmente scoperto e c'è una forza sovrumana dentro. E' smisurato in pochi mesi il doppio salto, sopratutto mentale, oltre che di gioco. Tare e Lotito rivendicano il loro operato, ma è sempre la stessa da due anni la Lazio. Qui c'è qualcosa che va oltre il mercato, che ha portato in dote solo Lazzari di nuovo. La maturazione è avvenuta nella testa, Inzaghi ha fatto un miracolo. Sull'alta qualità dell'undici titolare non aveva alcun dubbio, ma ora i suoi “vecchi” ringiovaniscono e i giovani acquisiscono esperienza in questo gruppo di ferro da lui forgiato e costruito. Un favoloso paradosso. La Supercoppa torna a Roma con merito, la Lazio strapazza la Juve due volte di seguito (c'era riuscito solo il Bayern Monaco, nel 2013, nell'ultimo decennio) e chissà che il mister più vincente di sempre (compresi i titoli da giocatore) del club capitolino, sotto sotto, non coltivi davvero il sogno scudetto. Nessuno osa pronunciare quella parola a Formello, nemmeno dopo questo trionfo. Eppure è il campo a dare ulteriore coraggio. Nella formazione tipo, la Lazio non sembra aver nulla da invidiare ai bianconeri né all'Inter, a soli tre punti di distanza in campionato. Il gap è stato colmato con lo spirito, la fiducia e un intenso lavoro. Inzaghi sbandierava insieme ai suoi giocatori la differenza dell'ultima preparazione ad Auronzo, ha ridato stimoli, convinto tutti suoi ruoli e aspettato, i frutti oggi si vedono in ogni prestazione e risultato. Rimosso quel leggero sbandamento, dopo l'inizio col botto. Aver toccato il fondo contro l'Atalanta in un tempo ha dato una slancio al rovescio verso lo spazio. Vola Lazio.

CRESCITA

Non c'è stata partita a Riyad dal punto di vista tattico e fisico. Con un gioco semplice e intelligente, Inzaghi ha mandato Sarri nel panico. Il tridente bianconero è stato un azzardo, la Lazio ne ha tratto giovamento. Ha aspettato la Juve con cautela e l'ha punita con ancora più freddezza del campionato. Non ha risentito nemmeno del rosso mancato a Matuidi, che avrebbe messo subito in discesa l'incontro. A differenza dei campioni juventini, i 4 tenori biancocelesti si sono sacrificati tutti e sono risultati ancora più utili. Sale così a 15 la striscia di partite senza sconfitte con Immobile, Correa, Luis Alberto e Milinkovic. Portano fortuna, ma sarebbe riduttivo ricondurre solo a loro il secondo successo sui bianconeri. Anche perché Leiva centra la terza coppa su tre finali. Sulle fasce Lulic e Lazzari sono devastanti, ancora una volta risultano decisivi pure i gregari. In teoria, sarebbero proprio quest'ultimi (e in generale la panchina) a tarpare le ambizioni da scudetto biancocelesti, eppure proprio i rincalzi (dimenticate l'Europa League) adesso si stanno rivelando altrettanto risolutivi.

MAGIA

E' vero, sinora la Lazio non ha avuto infortuni, ma – pure nelle vittorie – in alcune partite ci sono stati frangenti difficili. Già a Cagliari a tempo quasi scaduto fondamentale Caicedo ma sopratutto, col cross giusto sulla la sua testa, il tanto criticato Jony. Per la prima volta sembra che a favore della Lazio ci siano i venti e i pianeti allineati. Li guida il mago Inzaghi, che centra il suo terzo trofeo in quattro anni. A lui vanno fatti solo applausi, ancora una volta per dei cambi apparentemente folli per i soli cartellini gialli. A Simone non interessa l'opinione degli altri, anche perché alla fine ha sempre ragione coi fatti. Cataldi entra al posto di Leiva e segna il 3 a 1 all'incrocio dei pali. Prima ancora Parolo (sostituto niente di meno che di Luis Alberto) regala di testa la torre del raddoppio di Lulic. Anche questi sono segnali, a fine 2019 astri che illuminano nel nuovo anno ulteriori speranze tricolori.

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