ROMA - Senza la Var l'Europa League diventa un torneo da bar. Già, perché Roma e Lazio hanno pagato a proprie spese una classe arbitrale internazionale (che è di seconda fascia, sia chiaro) che dimostra tutta la sua modestia. Dispiace che, com'era successo con Collina, che a capo degli arbitri Uefa ci sia un altro italiano, Roberto Rosetti, che oltretutto è uno dei padri del Var, sia in Italia che in Europa. La loro presenza, non vuole dire dover favorire le nostre squadre, ma garantire a loro (come a tutte le altre) l'equità nei giudizi.
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Lazio, manca un rigore: problema arbitri europei
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All'Olimpico, la Lazio ha chiesto a gran voce un calcio di rigore, che meritava almeno una on field review, qualora la Var fosse stata presente; a Monchengladbach, in Germania, la Roma lamenta un altro errore arbitrale, dopo quello delle gara d'andata, sul gol del primo vantaggio tedesco. Anche qui, con la Var, si sarebbe potuti fugare i dubbi su quel pallone che sulla linea laterale è sembrato uscire, in occasione dell'autogol di Fazio. Due decisioni di arbitri europei che sono conosciuti solo dagli addetti ai lavori, essendo poco avvezzi ai palcoscenici internazionali di primo livello. Con tutto il rispetto per i nostri direttori di gara, è come se a dirigere in Europa venisse mandato un arbitro di serie B, che se non dirige in massima serie un motivo ci sarà. Incapacità, scarsa preparazione, poca esperienza: qualsiasi sia il motivo, l'Europa non puà permetterselo. Perchè se poi l'Europa League diventa una coppa da snobbare, se le italiane preferiscono giocare le amichevoli in provincia il giovedì pomeriggio, è difficile dare loro torto. Gli errori arbitrali (pesanti e non soli) fanno disamorare una coppa che non è amata, se non da chi la Champions la riesce a vedere solo in televisione.
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