ROMA Vedi Napoli e poi credici. Ancora di più, Inzaghi. Contro la strategia di Gattuso emergono tutti i problemi della Juve di Sarri: un gioco mai sbocciato, l’assenza di terminali offensivi. Persino le tanto sbandierate riserve non producono chissà quali risultati. Ecco perché, a un solo punto in campionato dai bianconeri, la Lazio non deve più solo sperare nel controsorpasso, ma può riuscirci. La Coppa Italia restituisce al club romano maggiore fiducia e voglia di superare i propri limiti. Il nodo adesso non è più avere la consapevolezza dei propri mezzi, ma ritrovarli. Perché se è vero che la Vecchia Signora esce dal campo tramortita da due gare in quattro giorni, è altrettanto vero che nemmeno l’hanno assaggiato i biancocelesti. E’ questa la vera incognita da sciogliere per non far saltare i piani: sono senz’altro a mille le motivazioni, ma bisogna capire sul terreno come rispondono gambe e muscoli. I ragazzi d’Inzaghi purtroppo non avranno la controprova sino al momento dell’esordio di mercoledì. Può essere in questo senso uno svantaggio debuttare contro la vulcanica Atalanta senza essersi testati in altri impegni precedenti.
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Lazio, ora Inzaghi deve crederci davvero
La Juve ha dimostrato d'essere in difficoltà, i biancocelesti possono approfittarne in 12 giornate
TABU’
Non si fida, Inzaghi, anche perché c’è pure l’ultimo tabù fra i presagi. Tolta la vittoria in Coppa Italia, in campionato l’Atalanta è la sua bestia nera nelle ultime due stagioni: nessuna vittoria e ben due ko in cinque gare. L’ultimo lo scorso anno (1-3 reti di Zapata, Castagne e autorete di Wallace) cancellò le già residue speranze della Lazio. Fu la squadra di Gasperini a prendersi la Champions e, ironia del destino, Inzaghi per un attimo il candidato numero uno a sedersi in panchina al suo posto. In pochi lo sanno, ma Percassi contattò davvero Simone prima della fine del campionato, quando sembrava che il suo tecnico avesse trovato con la Roma un accordo. Tutto saltò quasi all’ultimo minuto, Gasperini decise di firmare il rinnovo orobico e Inzaghi non ebbe nemmeno più il tempo di meditare ulteriormente sul corteggiamento. E’ rimasto alla fine felice e contento a Formello. Solo che proprio contro la sua ex squadra ha toccato quest’anno il suo punto più basso e l’inizio della risalita dall’inferno: da 3 a 0 al 3 a 3 nel secondo tempo. Un pareggio d’oro, ma ora Simone vuole finalmente la vittoria ad ogni costo. Potrebbe valere un pezzo di scudetto.
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