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Lazio, Radu adesso è davvero un mito assoluto

Stefan Radu

Il rumeno ha raggiunto il massimo delle presenze con la maglia biancoceleste

redazionecittaceleste

ROMA - Verso l’infinito e oltre. Semplicemente Radu. Il Boss cavalca la storia della Lazio. Con la presenza nella gara con la Fiorentina di due giorni fa all’Olimpico, il difensore ha raggiunto le 320 gare in serie A con la casacca biancoceleste, 393 in totale, appena otto in meno del leader della classifica assoluta con più presenze, Giuseppe Favalli, anche lui difensore. Un primato che il ragazzo di Bucarest, dopo tredici anni di militanza, è riuscito a togliere ad un altro mito del club, Aldo Puccinelli. A quest’ultimo in realtà statisticamente non vengono conteggiate le venti presenze nel torneo a doppio girone nel 1945-46, una vecchia diatriba. Un dato che non intacca la leggenda dell’attaccante e non mette alcuna ombra sul traguardo raggiunto dal centrale laziale. Una vita in biancoceleste. Il suo è un vero e proprio romanzo cominciato tredici anni fa e non ancora terminato. Non ci sono tanti calciatori dell’era moderna ad avere una così lunga militanza nello stesso club. Per questo l’obiettivo raggiunto da Radu assume ancora più valore e importanza.

L’INIZIO DI TUTTO

Probabilmente nessuno avrebbe mai immaginato nel 2008 che il centrale-terzino arrivato in fretta e furia dalla Dinamo Bucarest avrebbe fatto così tanta strada nella Lazio. Non solo nelle presenze, ma anche e soprattutto nelle vittorie, visto che, non solo è il calciatore più fedele dell’era Lotito, ma quello che ha vinto più trofei nel club, ben 6 successi, tre coppe Italia e tre Supercoppa. All’Artemio Franchi di Firenze, in un lontano 30 gennaio del 2008, è cominciata la sua avventura con la maglia della Lazio. La squadra era allenata da Delio Rossi e quella sera giocava il ritorno dei quarti di finale di coppa Italia. Stefan era arrivato da appena un giorno, fu acquistato da Walter Sabatini in un blitz, e in poche ore si ritrovò titolare, al posto di Cribari. La sua prima partita la giocò da centrale difensivo accanto a Siviglia con la difesa a quattro. Fu l’unica e ultima, anche perché poi si specializzò nel ruolo di terzino dove ha raccolto tutti i suoi principali successi. La prima vera presenza in campionato, da dove è partito il record attuale, fu tre giorni dopo all’Olimpico con la Sampdoria, gara vinta per 2-1. Qualunque allenatore arrivasse alla Lazio da Rossi a Ballardini, Petkovic e Reja lui giocava sempre. Senza mai tirarsi indietro.

IL VERO CAPITANO

Ha giocato con tantissimi compagni, ha affrontato tantissimi campioni in questi lunghi tredici anni, vincendo diverse sfide con Del Piero e Totti, su tiutti, ma anche tanti altri. Con lui hanno giocato l’attuale direttore sportivo Tare e il tecnico Inzaghi. Nella sua lunga storia di Lazio ci sono successi, ma pure sofferenze. La più dolorosa dal punto di vista fisico fu nell’aprile del 2011 quando si ruppe la schiena a Catania in un sconto con Morimoto, un intervento in rovesciata che causò l’incidente, rischiando anche la carriera. Tornò, ma non fu facile, anche perché seguirono interventi al ginocchio per rimettere in sesto la postura. Tanti infortuni derivano da quell’incidente. L’episodio più brutto, fu a giugno del 2019, quando l’ex compagno e direttore sporivo Tare gli disse che non faceva più parte della Lazio. Poi i compagni e soprattutto Inzaghi si misero in messo e con la diplomazia tutto si risolse. Ma anche lì risalire non fu semplice, anche perché l’aveva combinata grossa con un compagno e un comportamento non proprio da leader. Come al solito rispose alla grande sul campo e, nonostante i suoi 34 anni. E intanto, parlando del mercato della Lazio, arrivano grosse indiscrezioni: >>> "9 trattative possibili a gennaio!"<<<

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