ROMA - L'Inter bada al sodo, la Lazio spreca e – nonostante diverse occasioni – non riesce a trovare il pareggio. Poi, come al solito, crolla per il dispendio di energie nel secondo tempo. Sbaglia Jony e con D'Ambrosio ne approfittano subito i nerazzurri, poi para tutto Handanovic. Nel secondo tempo spariscono, i biancocelesti, anche se a fine incontro avranno tirato di più (15 tiri a 10, 3 a 4 in porta) e maggiori occasioni (12 a 9).
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Lazzari-Jony, la sconfitta è sugli esterni
Sulle fasce decisivi Biraghi e D'Ambrosio, invece i terzini biancoceleste fanno fatica dietro e davanti
Inzaghi vuole imitare Conte con la sua leadership, ha coraggio a tenere Immobile fuori, ma poi si pagano queste punizioni. Ciro entra e non dà nulla nella ripresa, oltretutto adesso bisognerà per forza ritrovare la sua vena sotto porta. Se non segna lui, non segna nessuno in questa squadra. E i cambi non possono mai dare (vedi Leiva e Berisha coi ritmi compassati) una scossa. Bisognerà fare molto altro per trovare il quarto posto in classifica. Una cosa però va detta, l'Inter per la Champions non può essere una concorrente alla portata. Conte l'ha già plasmata a sua immagine e somiglianza, concreta e spietata. Inzaghi deve invece fare i conti con la solita inconcludenza. La partita viene intanto vinta dai nerazzurri in mediana: 61% di possesso contro il 39%. La Lazio esce da San Siro con molti meno passaggi (370 a 676, la precisione è dell'80,3% per la squadra di Inzaghi e 87,3% per i nerazzurri), e tocchi di palla (576 a 870). La sofferenza sulle fasce è evidenziata dal numero dei cross, solo 8 per i biancocelesti (di cui 3 a segno) contro i 6/17 degli avversari. Biraghi e D'Ambrosio, guarda caso, sono decisivi. Si mettono invece in mostra in negativo, Jony e Lazzari. Biraghi e l'ex Toro appaiono più difensivi in fase di non possesso, dall'altra dispongono rispettivamente dell'arte del cross e dell'inserimento, abbinato a un discreto fiuto del gol (e la Lazio, suo malgrado, lo sapeva bene). I biancolesti, invece, palesano tutti i limiti difensivi di un'ala - che terzino non è - come Jony, subendo a difesa schierata la più banale delle reti da quinto a quinto. Conte non aspettava altro che il vantaggio. Di fatto l'Inter si arrocca nella propria metà campo e smette di giocare, obbligando la squadra di Inzaghi a dialogare in spazi stretti e per vie centrali. Gli esterni spariscono.
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