Una stagione trionfale con la Lazio Women nonostante un infortunio che l’ha tenuta fuori a lungo e che l’ha frenata sul più bello. Quindi il rientro per dare una mano alla squadra nelle fase finale del campionato per conquistare la Serie A. Calcio ma non solo: anche tanta attività sui social, due cose da far coincidere andando contro pregiudizi e offese gratuite. Eleonora Goldoni, calciatrice biancoceleste, si racconta a tutto tondo sulle colonne del Corriere dello Sport. Queste le sue parole.
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WOMEN | Goldoni: “La Lazio mi ha accolta senza pregiudizi, Grassadonia come un padre”
Eleonora Goldoni, una stagione trionfale.
“Intensa e soddisfacente, la promozione era l'unico obiettivo”.
Ora la Serie A.
“La differenza c'è, ma la Lazio può preparare un'altra ottima annata”.
Com'è stata l'esperienza personale?
“Ho vissuto 3 ‘campionati’ diversi. Sono partita forte, poi lo stop per la frattura al malleolo tibiale. Mesi tosti, è iniziata la sfida con me stessa per accelerare i tempi. Ho chiuso in crescendo”.
Ne è uscita da "Leoncino".
“Il mio soprannome. Mio padre mi chiamava 'Leo' e non 'Ele', forse per il carattere”.
La scelta della Lazio in B, una mossa coraggiosa.
“Volevo tornare all'estero, invece è arrivata la Lazio, una società che è andata oltre alle prime impressioni”.
Parla dei social?
“La Lazio ha valutato la mia essenza, non ciò che sembro. Gli altri club hanno sempre avuto pregiudizi”.
L'esposizione mediatica l'ha penalizzata nel calcio?
“‘Una che rovina il gruppo, che pensa alle foto e ai video'. La nomea sbagliata per colpa di chi neanche mi conosce”.
Si sente calciatrice o influencer?
“Calciatrice al 100%. I social sono uno specchio della mia vita. Pubblico quando ho voglia. Certo, per certi aspetti sono un lavoro”.
Come mai questo successo?
“Condividevo il mio sogno e la routine negli Stati Uniti, dove giocavo e mi sono laureata in Clinical Nutrition. Sono stata convocata in Nazionale, lì è aumentata l'attenzione”.
Ha vissuto la Milano Fashion Week con Sinner.
“Uno stupore continuo, Jannik è quello che si intuisce da fuori. Abbiamo riso tanto, come se lo conoscessi da tempo”.
Procede tutto a gonfie vele, insomma.
“Sfrutto al meglio i social. Arrivano collaborazioni e sponsorizzazioni, però mi piace anche lasciare messaggi profondi per motivare e ispirare”.
Per esempio sull'anoressia e la religione.
“Adesso parlo dell'anoressia senza vergogna. Ho superato il problema, capisco e provo ad aiutare chi ne soffre. La religione fa parte di me, la presenza di Dio ti cambia la vita. Non è un argomento acchiappa-like, sono valori che ho dentro. Gli haters? Le critiche mi facevano soffrire, la visibilità può generare invidia e pensieri perfidi. Ora non mi toccano”.
Le offese più frequenti?
“‘Vai in cucina’ o ‘devi fare la modella, non la calciatrice’. Dico, non posso fare entrambe le cose?”.
Tornando alla Lazio Women, i meriti di Grassadonia?
“Ecco, ora mi commuovo... (si ferma, piange, ndr). Come un padre, non ha ascoltato le voci sul mio conto, mi ha apprezzato con delicatezza. Coerente e trasparente, mai avuto un tecnico così prima”.
A che punto è il calcio femminile in Italia?
“Sono aumentate le persone competenti e le strutture stanno migliorando. Formello è un esempio. Gli sponsor e gli imprenditori, purtroppo, fanno ancora fatica ad avvicinarsi. Per gli ingaggi siamo indietro anni luce alle altre nazioni”.
È tifosa dell'Inter.
“Innamorata dalle capriole di Martins”.
Chiuda gli occhi: cosa immagina tra 10 anni?
“Mi vedo ancora in campo, con 2-3 bambini in tribuna e qualche trofeo vinto. Magari con la Lazio!”.
L'amore come va?
“Sono impegnata, una relazione fresca. Lui fa un altro sport, non il calciatore”.
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