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Collina: “Mi erano simpatici Wilson e la Lazio. Parliamo con l’Ifab di…”

redazionecittaceleste

Le parole dell'ex arbitro in merito al cambiamento della regola del tempo di gioco: “Ne stiamo parlando”. Poi un ricordo dei biancocelesti

Una carriera gloriosa in Serie A, poi oggi il ruolo di presidente del comitato arbitri Fifa. Stiamo parlando di Pierluigi Collina, intervenuto come ospite nel canale YouTube di Calciatori Brutti. Qui l’ex arbitro ha rivelato l’interessantissima novità di cui si sta discutendo con l’Ifab. Ossia la possibilità di passare dal canonico tempo dei novanta minuti - non effettivi - di gioco a un tempo effettivo e uguale per ogni gara. Ma non solo, l’ex arbitro si è anche raccontato, svelando un dettaglio che coinvolge anche la Lazio. Di seguito un estratto delle sue parole.

Fare l’arbitro in Serie A significa essere dei professionisti. Quando io avevo quattordici anni ovviamente tifavo per una squadra. Se non lo avessi fatto, voi mi avreste chiesto da dove provenissi. Uno che ha svolto un percorso così forte nel calcio, ma che a quattordici anni andava a vedere le mostre di farfalle… Ci può stare che uno poi dica che qualcosa non torna. Quando hai appena quattordici anni non puoi non tifare per una squadra. Se però poi diventi un professionista la tua squadra del cuore diventi te stesso. Quando avevo quattordici anni non mi interessava se la mia squadra preferita vinceva o perdeva.

Io sono nato e cresciuto a Bologna e la mia famiglia è bolognese. È normale quindi che io avessi una simpatia per i rossoblu da ragazzino. Eppure mi è capitato di arbitrare un play out tra Bologna e Parma per la Serie B. Da adolescente giocavo a calcio come libero. E mi piaceva Pino Wilson. Era un libero, considerando quei tempi, molto particolare. Era bravissimo con i piedi e molto tecnico. Un personaggio: Ray-Ban gialli, era un ganzo. Mi era simpatico lui, ma mi era simpatica tutta la Lazio. Eppure, per le prime otto partite in cui io ho arbitrato la Lazio in Serie A i biancocelesti non hanno mai vinto. Per me era una squadra vestita d'azzurro. È come quando Nesta ha poi dovuto giocare contro la Lazio. Sei un professionista e difendi i colori che indossi. I miei a quei tempi erano quelli della divisa da arbitro".