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Extra Lazio – Simeone-Veron: amici mai. Nel docu-film la rivelazione…

veron simeone

I due ex biancocelsti, a distanza di anni, confessano che tra di loro c'è sempre stato un rapporto inesistente

redazionecittaceleste

Due personaggi unici. Ma a loro modo contrapposti. Diego Pablo Simeone e Juan Sebastian Veron hanno scritto la storia della Lazio. Ognuno con la propria calligrafia, con il proprio stile, con il proprio comportamento. Hanno condiviso per due stagioni lo spogliatoio di Formello, e per anni quello della Nazionale argentina. Ma tra i due non è mai scattata la scintilla. Che non legassero particolarmente, lo si era capito da un pezzo. Simeone più uomo squadra, più leader, più uomo spogliatoio. Veron più individualista, più ombroso. capace al limite di scegliersi come discreto scudiero Nestor Sensini, custode della sua riservatezza, dei suoi silenzi, delle sue ombrose introspettive.

Cholo Simeone più aperto, più autentico, più trasparente. la Bruchita Veron più timido, più chiuso, meno ciarliero: un cuore solitario che batteva soltanto per pochi. I tifosi della Lazio li hanno amati entrambi, senza limiti, e senza distinzioni. la fotografia che li accomuna entrambi è quella del vecchio Delle Alpi di Torino: meraviglioso cross di esterno di Veron, e incornata vincente di Simeone. In quella notte, la Lazio si prese lo scudetto del 2000. E’ una fotografia nitida, ma assolutamente rara. Pochi gli scatti che li hanno immortalati insieme: uno da una parte, uno dall’altra. Nessuno si è mai sentito secondo all’altro: alla fine, hanno vinto insieme.

Nel docu-film su Diego Pablo Simeone, i due parlano del loro rapporto. In pratica, inesistente. "Mi sedevo vicino a lui - racconta Simeone - lui arrivava, ci cambiavamo uno vicino all’altro. Io non lo salutavo e lui non salutava me. Anzi spesso si spostava. Il nostro rapporto era solo sul campo. Se toccavano lui era come se fosse mio fratello. Per vincere una battaglia, lo avrei scelto senza nessun dubbio”. Veron afferma altrettanto. "Per il Cholo ho rispetto e ammirazione - ha affermato la Bruchita - ma non siamo mai stati amici. Dopo tutto questo tempo posso arrivare a considerarmi un buon compagno di squadra. Abbiamo avuto divergenze sia in nazionale che alla Lazio. In campo, però, io avrei ucciso per lui e lui faceva lo stesso”.