Intervenuta ai microfoni del Messaggero, Cristina Mezzaroma, moglie del presidente Lotito, ha parlato della storia di Mario. Di seguito, le sue parole.
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Cristina Mezzaroma: “La storia di Mario mi ha colpita. Non è possibile…”
Dottoressa Mezzaroma, lei ha chiamato il centralino del Messaggero come una semplice lettrice per interessarsi della vicenda. Cosa l'ha spinta a farlo?
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"Non riuscivo a smettere di pensare a quella storia, l'ho letta così tante volte... Non è possibile che nel 2024, in una metropoli come Roma un uomo svenga per la fame e sia considerato una "cosa vecchia", non più abile al lavoro a 60 anni. D'istinto ho chiamato il vostro centralino per avere il numero di Mario e offrirgli un lavoro. Poi ho chiamato tutti i collaboratori di mio marito dicendo che quell'uomo doveva avere subito un impiego, doveva riaver la sua dignità".
Una dimostrazione di grande sensibilità ed empatia verso il dolore altrui.
"Io mi metto sempre in discussione, non so se sia un pregio sentirmi coinvolta, parto sempre da me stessa; sono una privilegiata dopotutto anche se, come i miei genitori, sono sempre rimasta con i piedi per terra. Non capisco proprio cosa abbia in testa chi si stupisce vedendomi andare a fare la spesa. Siamo tutti uguali, anzi chi "ha fame" di arrivare, riesce meglio nella vita".
Ha preso il telefono, quindi, e deciso di fare qualcosa di concreto.
"Sono felice di averlo fatto e che non abbia parlato con un disco, ma che voi abbiate risposto".
Lunedì Mario inizierà a lavorare. Intento lei ha anche risolto il problema delle bollette scadute vero?
"Sì, gli abbiamo dato un anticipo del primo stipendio, non potevamo lasciarlo così. Ancora non posso pensare che abbia rinunciato anche solo a un pezzo di pane per darlo alla sua famiglia. Che fosse costretto a rientrare a casa per non far preoccupare quel bimbo di 12 anni. Si tratta di ridare dignità a una persona, una volta che togli a qualcuno la possibilità di sostenere la sua famiglia e rendersi utile per la società, cosa rimane? Ho letto che Mario si è sempre impegnato, non ha mai mollato. Da lunedì potrà finalmente tornare in campo e giocare la sua partita".
La metafora calcistica bisogna ammettere che ci sta tutta.
"Ma in realtà a me il calcio non è che piaccia tanto. E non mi chieda di che squadra sono... Sono agnostica. Ma proprio grazie alla Lazio e a mio marito aiutiamo tante persone".
In che modo?
"Domenica, all'Olimpico, abbiamo organizzato "Health for Children" e dato la possibilità a cento bambini delle case famiglia di essere sottoposti a visite mediche specialistiche. Tutti hanno diritto alla salute. Specialmente i piccoli in difficoltà".
Lei è impegnata socialmente anche sui campi di gioco, dando probabilmente il supporto più importante ai giovanissimi.
"Insieme alla Sapienza e all'Università Europea, mettiamo a disposizione psicologi per le squadre giovanili della Lazio, non so quanti di loro diventeranno campioni, ma con gli strumenti giusti potranno affrontare tutto, anche le delusioni. I bambini oggi sono sotto pressione, sembra che si debba essere performanti a ogni costo. Invece, anche davanti a un "no", bisogna rialzarsi. Proprio come ha fatto Mario".
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