Nella carriera di Christian Manfredini la Lazio ha un valore speciale. Otto stagioni con l'aquila sul petto, nel 2002-2003 e dal 2004 al 2011 che gli hanno permesso di totalizzare 136 presenze e di realizzare 9 gol e 2 assist con la maglia biancoceleste. L'ex centrocampista ivoriano, contattato da Davide Censi, Alessandro Nardi e Leonardo Tardioli, è stato ospite a Cittaceleste TV durante la trasmissione "Sport & Notizie". Di seguito il suo intervento.
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ESCLUSIVA – Manfredini: “Questa è ancora la Lazio di Immobile. Contro l’Altetico Madrid…”
Grande risultato della Lazio contro il Celtic. Che partita è stata?
“È un grandissimo risultato, incredibile: la Lazio è agli ottavi di finale di Champions. È un risultato importante per la società, anche per il morale perché ci sono un po’ di problemi in questa squadra. E i risultati possono aiutare la Lazio a superarli. Sul piano del gioco i calciatori non stanno facendo vedere quello che hanno fatto vedere l’anno scorso, però hanno trovato un risultato importante che può essere uno stimolo per fare meglio”.
Sarri ha parlato delle difficoltà che sta attraversando la Lazio correlate a dei problemi ambientali. C’è questa costante di stagioni importanti, seguite da stagioni più difficili. Come te lo spieghi?
“Ogni stagione è a sé. Non conta quello che hai fatto l’anno prima, sia se hai giocato bene e fatto bene, che se hai giocato male e fatto male. L’anno dopo non inizia mai nello stesso modo. Conosciamo l’ambiente di Roma, è un ambiente molto difficile ma per chi vuole giocare a calcio è un ambiente bellissimo. Perché quando hai 15 mila che ti supportano è una spinta incredibile. Poi, naturalmente, se non fai bene c’è anche il rovescio della medaglia. I problemi ambientali ci sono ma è anche giusto che ci siano. Il grande giocatore è abituato a sopportare queste pressioni e tutto quello che concerne il contorno. Quando poi fa bene e la squadra fa bene viene idolatrato, coccolato e applaudito. Quando le cose vanno male è fondamentale che riesca a sopportare anche il peso dei fischi, dei mugugni e dei tifosi che vogliono qualcosa in più. Credo che sia tutto giusto e tutto normale, è giusto che i giocatori sappiano sopportare tutto questo”.
Hai fatto parte della Lazio di Delio Rossi che giocò la Champions, segnando anche un gol in quel cammino europeo. Una stagione, anche quella, di alti e bassi. C’è qualche similitudine con quell’annata?
“Credo che siano momenti completamente diversi. La Lazio in cui ho giocato io era una squadra che non poteva sostenere la Champions League. Noi ci siamo divertiti e abbiamo goduto di questo privilegio. Andammo in Champions perché la Fiorentina non riuscì a entrare, ora non ricordo bene… Ma la squadra non era costruita per fare la Champions. Questa Lazio credo sia una squadra molto più forte della nostra, ha giocatori importanti, come Immobile. Il mio Rocchi non lo cambierei con Ciro ma solo perché io ho giocato con Tommi e mi tengo lui. Il nostro Ciro Immobile era Rocchi, che era un giocatore di valore anche all’epoca. Ma erano due squadre diverse, questa è più forte. L’ha dimostrato l’anno scorso e negli anni. Può dire la sua in Champions e infatti è passata agli ottavi di finale, in un girone non impossibile ma neanche facilissimo. Quindi ha dimostrato di avere qualcosa in più rispetto alla nostra. Poi in campionato ci aspettavamo tutti qualcosa di meglio ma ogni anno è a sé. Noi all’epoca non eravamo all’altezza di questa Lazio, il nostro campionato credo dovesse andare in quella maniera”.
Hai detto che ti tieni Tommaso Rocchi, credo più per una questione affettiva. Immobile è tornato a essere il vero Ciro nelle ultime due partite di Champions…
“Questa è ancora la Lazio di Ciro Immobile, anche se gli anni passano e non si può pretendere sempre che faccia sempre 30-40 gol a campionato. Aveva anche subito degli infortuni e per rientrare in gioco ci vuole un po’ di tempo. Poi ne ha subito un altro vicino e quindi ritardi la tua condizione e fai fatica a riprendere le misure. Ma questa è ancora la Lazio di Ciro Immobile perché quando gioca e quando sta bene i gol li fa sempre, li ha sempre fatti e continuerà a farli. È un cannoniere di primo ordine”.
Un Immobile così in forma può aiutare la Lazio nel centrare un’impresa al Wanda Metropolitano contro l’Atletico Madrid per prendersi il primo posto nel girone?
“Sì. Il Wanda Metropolitano è uno stadio incredibile e l’Atletico è una squadra importante. I campioni in quelle partite si devono e si possono esaltare. Lui è capace di far gol, quindi perché non farlo anche al Wanda Metropolitano? La Lazio se gioca come sa può mettere in difficoltà anche l’Atletico Madrid, anche se sarà una gara difficile. Loro giocano in casa, hanno ritmo, hanno ardore. Però la Lazio ha le contropartite per fare bene anche a Madrid”.
Secondo te la Lazio avrà la mentalità di andare a Madrid per provare a vincerla? Tre giorni dopo all’Olimpico arriverà l’Inter…
“Bisognerà vedere che tipo di partita vorrà fare la Lazio, perché la qualificazione l’ha già centrata. Naturalmente è diverso passare il girone primo rispetto che secondo però c’è una partita importante dopo, in casa contro l’Inter. Quindi bisognerà anche risparmiare le forze. Non so se Sarri farà delle rotazioni, sono cose che vedrà il mister. Ma c’è una partita molto importante due-tre giorni dopo. Bisogna farsi i conti avendo già passato il turno”.
Isaksen, un tuo pari ruolo, contro ilCeltic ha giocato la prima partita da titolare con la Lazio facendo molto bene. Che impressione ti ha fatto?
“Essendo la prima partita possiamo dire che è stata molto, ma molto, positiva. Ha giocato per la prima volta in una partita così importante poi. Ha avuto la fortuna di giocare in casa e questo l’ha aiutato rispetto a giocare in trasferta. Per me ha fatto molto bene”.
Questa Lazio sembra dipendere troppo dai lampi di Luis Alberto.
“Sì, però è naturale. Per esempio la Roma quando gioca con Dybala è una squadra diversa rispetto a quando non gioca l’argentino. Non voglio fare il paragone con la Lazio ma siamo lì. I giocatori con una qualità immensa quando giocano si vede e fanno la differenza. Luis Alberto ha qualità, ha genio, inventiva. Quando gioca lui si vede qualcosa in più, quando non c’è un po’ di problemi ci sono”.
Non sarebbe giusto aspettarsi qualcosa di più dal punto di vista del gioco?
“Sarri predica il bel gioco ma l’abbiamo visto poco quest’anno. È dall’inizio dell’anno che la Lazio sta alternando risultati positivi a risultati negativi. Non siamo ancora riusciti a trovare la quadratura del cerchio. Perché si può anche perdere contro la Salernitana ma una squadra forte al massimo la pareggia, anche se è in una giornata storta. La Lazio l’ha persa, vuol dire che qualcosa non sta girando. Poi vince in casa col Celtic e passa il turno in Champions. Questo significa che è una squadra che ha le possibilità e le qualità tecniche per fare bene però deve ancora assestarsi nel modo giusto. Avevo detto ‘aspettiamo qualche giornata e vedrete che la squadra si rimetterà a posto’. Ma le giornate stanno passando e la Lazio alterna ancora risultati positivi e negativi. Quindi qualcosa c’è, il mister non è ancora riuscito a inquadrare tutto il gruppo”.
Dopo la sconfitta di Salerno si è parlato tanto di un possibile addio di Sarri. Secondo te resterà? Vedi un futuro lungo per lui alla Lazio?
“Il calcio sapete come funziona: sono sempre i risultati a fare la differenza. Credo che inciderà tanto l’andamento del campionato e della Champions a determinare il giudizio finale sull’allenatore. Se la Lazio continuerà con questo andamento è difficile. Dipende tanto anche dalla classifica: se arriveremo tra le prime 4-5 posizioni ci potrà essere un futuro. Nel senso che si siederanno a tavolino e parleranno di come organizzare al meglio la squadra. Se le cose, invece, dovessero andare peggio non penso che ci sarà un rinnovo. Anche perché in primis non credo che lui voglia rimanere in un gruppo che non sente suo. E poi perché la società vorrà cambiare e cercare qualcosa di meglio, anche se per trovare un allenatore di quel livello bisogna andare a cercare qualcosa di importante. Bisogna sempre capire qual è l’obiettivo della società”.
Come valuti l’impatto alla Lazio di Guendouzi e Isaksen? E quanto potrà essere importante la loro crescita per il proseguo della stagione?
“Sono due giocatori bravi. Guendouzi è un giocatore che si è ambientato anche molto velocemente. Sono giocatori che possono far bene ma devono cercare di più la via del gol, ce n’è bisogno. Non possiamo solo sperare in Immobile o Luis Alberto quando tira fuori una perla. Hanno bisogno di trovare il gol, che è quello che ti permette, poi, di fare la differenza e permette di elevarti a una qualità superiore. Anche se non è facile, perché se non nasci goleador è difficile che ci diventi. Ma credo che loro debbano cercare di fare la differenza in quella maniera”.
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