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Garlaschelli: “Tifo ancora Lazio, qualcosa ho fatto con quella maglia. Sarri…”

Le parole dell'ex calciatore biancoceleste che ricorda i suoi anni nella Capitale e poi si sofferma sulla rosa attuale e le sue ambizioni

Dieci anni con la maglia della Lazio addosso, dal 1972 al 1982. Uno Scudetto vinto, con una squadra destinata a entrare nella leggenda. Oggi Renzo Garlaschelli vive a Vidigulfo, dove è nato 73 anni fa: nel pavese, in un paesino con circa 6mila abitanti. “Sono ancora un tifoso, quello che di buono ho fatto nel calcio l’ho fatto con quella casacca addosso” racconta in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. “A Roma non vengo quasi più, però le partite me le vedo. Non sono un tecnico ma il calcio è il calcio, per noi vecchietti guardare una bella partita e poi filare a nanna è il massimo…”.

Dieci anni di Lazio sono tanti e con i suoi gol è ancora nella top ten dei marcatori biancocelesti: nono con 67 reti nella classifica generale, tallonato da Milinkovic (66) che però l’ha superata in quella dei gol in Serie A, 54 contro i suoi 49. Come ci si sente quando si viene “sorpassati”?

(Ride) “Il mio è un record battibilissimo, ci sono giocatori molto più importanti! Non so come possa essere ancora lì! Certo, è comunque un traguardo divertente”.

Ottenuto con una Lazio speciale.

Era una squadra un po’ particolare. Quando siamo arrivati eravamo tutti semisconosciuti, il club aveva vinto il campionato di B e l’inserimento di tanti giocatori nuovi all’inizio è stato abbastanza problematico. Come noto c’erano due schieramenti, io ero tra i nuovi arrivati dal Nord con gente come Pulici, Re Cecconi, Moriggi... Poi c’erano i romani, che romani non erano ma vestivano la maglia biancoceleste da prima di noi. Eravamo molto competitivi, magari anche un po’ gelosi, e in allenamento qualche parolina, forse anche qualcosa di più, scappava. Ma la domenica come per magia ci ritrovavamo tutti dalla stessa parte, grazie anche alla straordinaria capacità di Maestrelli di gestire al meglio quel gruppo sgangherato. E alla seconda stagione insieme abbiamo vinto lo scudetto: è stata un’impresa, un mezzo miracolo, soprattutto se consideriamo che fino a quel momento la storia della Lazio era stata un po’ altalenante. Credo che dietro quel trionfo ci sia il nostro grande divertimento”.

Liti come le vostre oggi ci potrebbero essere o le squadre sono troppo esposte?

Quello era un calcio più casereccio, ma al di là dei social, penso fossimo più esposti noi. Il campo di allenamento a Tor di Quinto era aperto a tutti, ma si parlava meno”.

Rimpianti legati a quegli anni?

Non aver potuto giocare per squalifica la Coppa dei Campioni dopo lo scudetto”.

Il più bel ricordo?

Le amicizie forti che si sono create e che sono rimaste”.

Parliamo della Lazio di oggi. Il secondo posto la sorprende?

È un campionato piuttosto strano, ma questa è una grande squadra con grandi giocatori e un buon allenatore: Lotito e Tare stanno lavorando molto bene, quindi penso meriti la posizione che ha. Se proprio devo dirla tutta forse mi aspettavo un gioco un po’ più divertente, anche se con il secondo posto in classifica non si può chiedere di più...”.

Sarri non la convince?

Mi sembra che tatticamente non sia più lo stesso di un tempo. Non so se dipenda dai calciatori o da lui. Ai tempi del Napoli ad esempio la squadra era molto più padrona del gioco. Certo, i risultati arrivano e tante volte è meglio giocar male e vincere che giocare bene e perdere”.

Di sicuro alla Lazio si è affezionato. Ha parlato di “lazialità” come “qualcosa che ti entra dentro e che dall’esterno non si può immaginare”.

Ha ragione. Chi non passa da quelle parti lì non può capire cosa voglia dire Lazio”.

Chiuderà in zona Champions?

Se supererà indenne anche l’Inter sarebbe fatta, ma direi che anche così non avrà problemi a qualificarsi”.

Secondo lei con quest’organico potrà fare bene sia in campionato che in Champions?

La Lazio in Europa ha balbettato un po’ ed è chiaro che qualche cosa manchi”.

Tra i giocatori chi pensa faccia la differenza?

Immobile non si tocca, è un giocatore straordinario, ma la forza vera sta nel gruppo. Da Felipe Anderson a Luis Alberto e Milinkovic Savic, mi viene difficile fare un nome. Adesso sta andando molto bene Zaccagni, è un grande attaccante. Vuoi vedere che non mi passa anche lui nella classifica dei cannonieri...”.