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In finale va la Juve, ma la Lazio esce a testa altissima: oggi le basi per il futuro

Lazio-Juve
Partita preparata e interpretata benissimo dai biancocelesti di Tudor, beffati soltanto da una rete a dieci dal termine del subentrato Milik
Michele Cerrotta

Vietato chiamarla impresa impossibile, il diktat è chiaro sin dalla vigilia a Formello. Lo spiega Tudor, lo inculca nella mente dei suoi calciatori come un mantra da imparare a memoria e da far proprio. E la missione, di fatto, riesce. Parte subito bene la Lazio: aggressiva sin dall’avvio di gara, contro una Juve che rinuncia al possesso palla, chiusa nella propria metà campo provando a rubar palla e ripartire. Grinta e cattiveria, concetti tutti racchiusi nello stacco imperioso di Castellanos al 12’: divorato Alex Sandro, Perin battuto. La sbloccano subito i biancocelesti, mettendo il primo tassello del piano gara studiato dal tecnico croato. La Juve prova a regnare, ma la mentalità della Lazio rappresenta l'idea di calcio di Tudor: Aggressività totale e a tutto campo, i biancocelesti arrivano sempre primi su ogni pallone. Ci pensa Mandas a metterci una pezza quando invece la squadra di Allegri sfonda.

I bianconeri lo fanno sulla sinistra a metà primo tempo: Chiesa mette dentro per Vlahovic che conclude da due passi ma trova la risposta miracolosa del greco. La Lazio continua a spingere, Bremer manda alto di testa, lo stadio si accende per un’impresa che sembra davvero a portata di mano. Grande, quindi, il rimpianto al 44’ quando Castellanos, imbucato da Luis Alberto, arriva in area contro Perin ma calcia addosso al portiere da due passi. Il rimpianto dura giusto il tempo dell’intervallo: neanche il tempo di ripartite (fuori Gila, dentro Patric) e il Mago trova un altro filtrante per Castellanos che vince il duello spalla a spalla con Bremer, entra in area e fa 2-0 rimettendo tutto in parità. Il doppio svantaggio risveglia la Juve, ma questa volta è Marusic a immolarsi sulla linea di porta negando a Vlahovic il più facile dei gol su assist di Mckennie.

Spreca poi ancora Castellanos - comunque in fuorigioco - intorno all’ora di gioco: lanciato in area dall’ennesimo filtrante della serata, tenta un improbabile pallonetto che finisce tra le braccia di Perin. Il peso dell’ultima mezz’ora di gioco si fa sentire: meno occasioni per i biancocelesti, con la Juve alla ricerca di un gol che sarebbe decisivo in ottica qualificazione. La palla giusta arriva all’82’ a Milik, appena entrato: Weah rimette dentro un cross proveniente dalla fascia opposta che il polacco deve solo mette dentro. Doccia fredda all’Olimpico, anche perché il tempo di gioco viene dimezzato da un check - negativo - per un possibile rosso su Bremer dopo un colpo rifilato a Immobile. È il (non) gioco della Juve, che si annulla così anche i cinque minuti di recupero. La Lazio saluta la Coppa Italia beffata da una rete decisiva in una gara giocata a testa altissima. E, così, i presupposti sono quelli giusti.

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