Con la maglia della Lazio è stato protagonista di momenti difficili, prima da calciatore (dal 1985 al 1988), poi nelle vesti di allenatore nella stagione nel 2004, l'anno che segna il passaggio di proprietà dei biancocelesti nelle mani di Claudio Lotito, a cui Mimmo Caso riconosce i meriti in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Rischiavamo il fallimento. Nel giorno in cui lui rilevò ufficialmente la società eravamo in tournée in Giappone. C’erano tensione e preoccupazione, avevamo una dozzina di giocatori in rosa, il resto erano ragazzi della Primavera. Era un momento difficile, ma Lotito fu bravissimo”.
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Lazio, Caso: “Rischiavamo il fallimento, Lotito fu bravissimo. Su Tudor…”
Quali meriti gli riconosce?
“Non conosceva il mondo del calcio, era un neofita. Aveva bisogno di tempo per capire le dinamiche, ma fu pronto ad ascoltare i consigli di chi c’era da più tempo. Si è fidato di chi conosceva la materia e ha stabilizzato la Lazio nella parte alta della classifica. Lo sviluppo, economico e sportivo, della società è evidente. E sulle scelte tecniche, per esempio, non ha mai messo bocca”.
Quando ha capito che con lui la Lazio era fuori pericolo?
“Appena conosciuto. Aveva capacità manageriali importanti, era chiaro che avrebbe salvato e dato stabilità al club”.
I tifosi però molto spesso hanno contestato...
“Giudicare è difficile non vivendo la quotidianità, se sono scontenti è giusto che manifestino le proprie perplessità. Ma i fatti sono oggettivi e non possono essere ignorati. Lotito si è inserito a piccoli passi si nel mondo del calcio e ormai è un punto di riferimento”.
Come visse quel periodo?
“Per me fu motivo d’orgoglio che i giocatori presenti in Giappone abbiano chiesto a Lotito di confermarmi come allenatore. Lui li ascoltò, ma effettivamente in quel momento sapevamo che bisognava fare gruppo”.
Oggi in molti contestano a Lotito il fatto di non essere molto presente a Formello.
“Non so se con gli impegni politici è cambiato, ma all’epoca era sempre presente, a ogni allenamento. Era entusiasta di trovarsi in questo mondo, sapeva che gli avrebbe dato grande visibilità. Se effettivamente ora riesce a seguire meno deve essere bravo, come all’epoca, a scegliere le persone giuste a cui delegare. All’Atalanta succede così, e pure al Milan di Berlusconi era la stessa cosa”.
Tudor non è convinto di ripartire con Immobile come titolare. Lei si ritrovò ad avere problemi con un altro beniamino della curva, Di Canio: come si gestiscono certe situazioni?
“Secondo me le idee dell’allenatore vanno sempre sostenute. La società deve coprire le spalle al tecnico. Quanto fatto da Immobile è indiscutibile, ma ogni giocatore arriva a un bivio, prima o poi. Se per Tudor non è il titolare, Ciro lo deve accettare, e la società glielo deve far capire. Altrimenti si rischiano tensioni che sono pericolose. Non conosco molto il tecnico croato, ma per ora ha fatto bene. Si sapeva che avesse idee diverse da Sarri, adesso va accontentato, per quanto possibile”.
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