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Lazio, Fabiani: “Luis Alberto, no compromessi. E a chi fa certi giochetti dico…”

Fabiani
Il direttore sportivo biancoceleste interviene ai microfoni dei canali ufficiali all'indomani della gara con la Salernitana: le sue parole
Michele Cerrotta

Il successo con la Salernitana è già in archivio: venerdì la Lazio tornerà in campo a Genova per cercare altri tre punti fondamentali in ottica Europa. Tante le questioni che distraggono però i biancocelesti dal campo: la contestazione andata in scena ieri all'Olimpico, le parole di addio di Luis Alberto subito dopo il triplice fischio e il nervosismo di Guendouzi per le esclusioni recenti. Proprio per fare chiarezza sul momento, è intervenuto alle ore 11:00 ai microfoni dei canali ufficiali del club il direttore sportivo Angelo Fabiani. Queste le sue parole.

Le emozioni con la Salernitana? Solo per la Lazio, per conquistare i tre punti. Nel nostro mondo e nel mio ruolo non c’è spazio per il passato. L’attenzione era rivolta esclusivamente alla Lazio, perché comunque veniamo da un momento no per cui era necessario fare punti e continuare a farli fino a fine campionato. Io parlo poco, perché chi parla tanto ha poco da dire. È giusto che un dirigente ci metta la faccia quando le cose non vanno bene, così come è giusto che faccia un passo indietro quando le cose vanno diversamente. Questo è il nostro ruolo e il nostro compito, per cui nulla di nuovo sotto l’ombrellone.

L’atmosfera di ieri all’Olimpico? Dico che ognuno di noi, che è un personaggio pubblico ed esposto, dall’allenatore al direttore sportivo al calciatore, è giusto che prenda gli applausi ma anche che prenda i fischi con la contestazione. Bisogna assumersi le proprie responsabilità e non rimanerci male. Nella vita bisogna affrontare le cose allo stesso modo sia quando vanno bene che quando vanno male. Le cose vanno affrontate da veri uomini.

Luis Alberto? Sono cose che accadono da quando esiste il calcio. Forse quella era la serata meno adatta ma io non posso ovviamente stare nel cervello di un giocatore. Tempo fa, con l’avvento di Tudor, mi disse che probabilmente a fine anno avrebbe preferito cambiare casacca per una serie di motivi che non sto qui a dire. E io gli dissi davanti al suo procuratore che avevamo il dovere di finire la stagione nel migliore dei modi per poi valutare ogni posizione a fine anno. Ma nessuno ha mai promesso o sottoscritto risoluzioni del contratto. Anche perché al ragazzo in estate è stato rinnovato un contratto per quattro anni perché era in scadenza.

Tra le altre cose c’è stato un momento di frizione arrivando al punto che non volle andare in ritiro con la prima squadra. Poi c’è stata la mia mediazione con il presidente Lotito e si arrivò alla conduzione di arrivare alla firma del contratto alle condizioni del calciatore. Dopo sei mesi, improvvisamente, le parole di ieri sera. Intanto vorrei dire che i contratti sono fatti per essere rispettati, da entrambe le parti. È una situazione che va approfondita con calma e serenità, ma vorrei dire che già da quando il presidente Lotito mi affidò il settore giovanile, proprio in quell’ambiente avevo notato delle storture, un qualcosa che non andava. E cioè che c’era la Lazio al servizio del singolo, senza capire che per avere un futuro ed essere società bisogna comportarsi all’opposto: tutti a disposizione della società. Perché la società racchiude una serie di elementi, persone, aggrega le folle.

I tifosi, ai quali bisogna portare profondo rispetto e non servirsene per scopi personali. Così come qualche addetto ai lavori chiama qualche giornalista per fare delle forzature. Io dissi subito a Lotito che non era una situazione semplice e che ci sarebbe stato bisogno di un duro percorso di rinnovamento mentale, culturale ed etico. Cioè, la società Lazio deve tornare al centro del progetto. Ora io non giudico chi mi ha preceduto o gli allenatori. Ma so che quando prendo l’impegno lo faccio con spirito di servizio nei confronti della società e dei tifosi. Io non vengo da Marte, ma dalla strada, e dico sempre ciò che penso stando sempre dalla parte della società e della gente. Mai in 30 anni di carriera mi sono permesso di usare la società per scopi personali.

Se mi sono messo in testa di tagliare tutti i tentacoli a questa piovra che regna, state tranquilli: ci riuscirò. A me non piace parlare: arrivo la mattina alle 8 e vado via alle 20. Mi occupo di prima squadra, settore giovanile e Women. E devo dire che a livello di settore giovanile e di Women stiamo andando abbastanza bene. Posso garantirvi e promettervi che farò di tutto e di più per far sì che quella mentalità che stanno acquisendo possa arrivare anche in prima squadra. Mi sono piaciute molto le parole di Rovella. Non bisogna prendere per i fondelli nessuno: i tifosi vengono allo stadio, vogliono vedere la squadra lottare e combattere, andando i campo garantendo l’applicazione necessaria per portare a casa il risultato.

Poi si può anche perdere, ci sono gli episodi, ma ci deve essere sempre la percezione che la vittoria possa arrivare. E quando questa c’è, allora, si sta costruendo qualcosa di positivo. Non è possibile che sia una cosa altalenante, non si può stare ai comodi e alle paturnie altrui. Anche perché siamo tutti professionisti, tutti sono pagati puntualmente. Non manca nulla e c’è secondo me un impianto sportivo importante. Si faranno altri lavori per rafforzare il settore giovanile, sta nascendo un nuovo centro attaccato a Formello. Questo per significare che la Lazio deve investire anche sui propri giovani. Quando sono arrivato qui per sei o sette domeniche sono stato in silenzio per notare: dopo sei giornate un disastro. E presi allora una decisione forte: presi determinati giocatori che non incarnavano la lazialità e il sacrificio e li misi fuori rosa. Portai addirittura la squadra ad allenarsi fuori Formello. Da lì in poi la squadra vinse campionato e Supercoppa.

Forse i ragazzi hanno capito: non è metodo Fabiani, ma metodo aziendale. Ho la fortuna di aver un presidente che se capisce le situazioni quando ci parlo, le avalla tutte. Non sono l’avvocato difensore di Lotito, ma mi dispiace che spesso e volentieri ci si nasconda dietro questa figura. L’unica colpa che lui secondo me ha è quella di assumersi sempre la paternità anche di errori altrui. E questo lo pone su un piano, agli occhi della gente, come quello che sbaglia. Ma molti sbagli li commette il dirigente, l’allenatore, gli inservienti. Un presidente è un presidente. E a me dispiace molto che questa cosa non emerga.

A me Lotito non ha mai imposto una decisione, una strategia societaria. Ho sempre avuto campo libero e ho sbagliato, ma anche in quelle circostanze si era preso la paternità. Se io ho sbagliato degli acquisti, li ha sbagliati Fabiani e non Lotito. Lui non entra mai in situazioni tecniche o di mercato. Certo, deve gestire un’azienda e deve far quadrare i conti. Ma nel calcio, come nella vita, non contano i soldi ma le idee. Quest’anno il Bologna sta facendo un campionato sopra le righe con giocatori buoni, ma non ha speso 300 milioni. Il Napoli, che l’anno scorso ha vinto il campionato, sta incontrando invece le stesse difficoltà della Lazio. C’è tanto da lavorare. A Torino parlavo con Giuntoli, che mi ha detto che era sicuro di mettere in due o tre anni a mettere a posto le cose. Ci vuole poco per far danni e tanto per rimettere a posto.

Ai tifosi dico che dalla mattina alla sera siamo sul posto di lavoro per migliorare le cose e ripetere quanto ho detto: non la Lazio al nostro servizio, ma noi a quello della Lazio. E questo concetto devono farlo proprio tutti quanti, altrimenti chi è causa del suo mal pianga se stesso. Io, se c’è da intervenire, intervengo senza mezze misure. E mi incazzo quando si vuol far passare un messaggio di ruffianeria nei confronti dei tifosi, fuorviarli, per interessi propri e scopi personali. E questo non va bene. Per cui noi sappiamo perfettamente cosa dobbiamo fare: si dice che non ci si sia società, ma la società non si vede da quanto parla davanti alle telecamere, ma da quanto fa e dai risultati che verranno con una programmazione. Con l’improvvisazione non si va da nessuna parte.

È chiaro che la situazione di Luis Alberto non passerà inosservata agli occhi della società, ma ogni tanto allo stalliere del re qualche bizza bisogna pure concederla. Non dobbiamo fare la guerra a nessuno, siamo per la pace, ma è altrettanto vero che non accettiamo compromessi di alcun genere. Luis Alberto ha avuto il rinnovo del contratto che voleva, dopo sei mesi non so cosa sia successo: ci parlerò, ascolterò le sue motivazioni e trarremo le conclusioni del caso. I rinnovi? Stiamo andando avanti, lo ha firmato Patric, Provedel anche. Stiamo lavorando su altri rinnovi di caratura minore, dei ragazzi della Primavera. Stiamo parlando con l’entourage di Anderson, gli abbiamo fatto una proposta di cinque anni dettata anche dal fatto che ci troviamo davanti a un vero professionista, che può giocare ancora per tanti anni.

Fa tutte le partite, può rimanere anche dopo la fine della carriera. Questo sta a significare che la proprietà ci tiene. E vi posso garantire che non si tratta di cifre insignificanti, ma di cifre importanti. Sarebbe il terzo più pagato della rosa, così come Luis Alberto che ha il secondo contratto più importante. Questo perché il presidente ci teneva a non smantellare la squadra dopo Milinkovic, a cui aveva promesso l'addio a fine anno. In altre circostanze ho detto che rispetto a trent’anni fa, quando c’era chi cedeva e chi acquistava, oggi ci sono almeno cinque parti in causa. Mettere tutti d’accordo non è facile. Per fare un matrimonio bisogna essere in due: la volontà di rinnovare Felipe Anderson c’è e loro sanno come stanno le cose. Non è un contratto banale e i cinque anni testimoniano tutto l’affetto nei suoi confronti.

Poi penseremo anche alla questione Zaccagni, provando ad andare incontro alle esigenze del ragazzo. È stato sfortunato quest’anno, ma ha dimostrato di dare un apporto significativo alla Lazio e ne terremo conto. Poi da qui alla firma ci deve essere anche la volontà dell’altra parte. Se poi in questo calcio malato e dopato offrono chissà che stipendi c’è da alzare le mani e arrendersi.

Kamada? Su di lui c’è da fare chiarezza: noi ci siamo legati a lui per un anno, pur volendo fare un pluriennale. Il suo entourage e lo stesso giocatore hanno chiesto di provare per un anno, tenendo l’opzione per un rinnovo. Questo è un fatto che sarà di competenza del calciatore. Noi, pur di prenderlo, gli abbiamo concesso anche questo. A fine anno vedremo cosa vorrà fare. L’importante è andare avanti con la programmazione: tutti sono utili e nessuno è indispensabile. Mi dispiace vedere i tifosi arrabbiati, delusi. Ci mancherebbe altro. Vorremmo tutti quanti noi gioire insieme ai tifosi. Dobbiamo fare un programma e costruire un modello. Ma questo non può prescindere da quanto dicevo prima: il tesserato al servizio della società. Perché questo concetto qui si era smarrito e mette in modo meccanismi che non vanno bene, non ultimo quello di ieri sera.

Le dimissioni di Sarri? Quando si va a Coverciano per il corso la prima cosa che dicono è di non dare mai le dimissioni. L’allenatore ha mille modi per farsi esonerare e stare a casa retribuito. Se Sarri ha deciso di buttare la spugna a un certo punto, anche se il sottoscritto e il presidente hanno tentato fino alle 18 di fargli cambiare idea, probabilmente è perché aveva capito che il giocattolo non funzionava più. Ma il rispetto per l’uomo da parte della società è stato che non ha accettato seduta stante le dimissioni, risparmiando magari 2,5-3 milioni lordi da qui a fine campionato. Ma gli è stato riconosciuto lo stipendio, con il suo staff, fino a giugno. E vi posso garantire che lui era intenzionato a firmare le dimissioni senza prendere un euro. Il presidente, su mia chiamata, ha detto: ‘È una persona per bene, procedi: riconosciamo a lui e il suo staff lo stipendio fino a giugno’. Qui passano troppi messaggi negativi e le verità vengono sempre messe da parte, nascoste. Nessuno ha scritto una riga su questo senso di appartenenza e questa predisposizione verso una persona che aveva fatto qualcosa di importante qui alla Lazio.

Tudor? Si arriva a lui perché ti devi poi porre degli interrogativi. E siamo andati subito verso una soluzione che ci dava la possibilità anzi tempo di iniziare anche un nuovo programma tecnico. Ogni allenatore ha le sue caratteristiche il suo modo di giocare. Ora si entrerà nel vivo del mercato e dovremo cercare giocatori che si addicano alle caratteristiche di Tudor. La sua è stata una scelta programmata e programmatica.

Gli infortuni? Ce li portiamo dietro da inizio anno, ma non è dipeso da una cattiva gestione. Sono quasi tutti frutto di traumi tranne qualche affaticamento, anche viste le tante partite giocate. Le fatiche si fanno sentire. Il discorso di aver sempre fatto male nell’anno della Champions non può andar bene: non mi piace giocare sugli equivoci e prendere in giro nessuno. Potevamo fare meglio, sicuramente. Anche perché a inizio campionato non c’era Champions. E noi molte gare le abbiamo sbagliate lì, con dieci undicesimi della squadra arrivata seconda l’anno scorso. Abbiamo perso molti punti stupidamente. Ma dico anche che non tutte le cose vengono per caso, forse c’è sempre una ragione. E qualcosa sta emergendo.

Ma torno a ripetere: io non sto qui per soldi. Ma per spirito e per dare un servizio. E se in questo mi accorgo che c’è qualcuno che vuole fare il paraculo sulle spalle della Lazio allora gli dice molto male. C’è chi pensa io sia uno scappato di casa, ma lavoro ininterrottamente da anni nel silenzio e nell’ombra. E qualcosa ho vinto. Chi parla spesso ha poco da dire. Potevamo fare molto, molto di più. E di questo dobbiamo assumerci la responsabilità andando alla ricerca dei perché e non fare come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia. Il settore giovanile? C’è una buona struttura dirigenziale, ognuno con un settore preciso.

Abbiamo tolto lo scorso anno con Bianchi ed Enrico Lotito, direttore generale del settore giovanile, molte cose che non funzionavano. Abbiamo estirpato molte dicerie, nei settori giovanili tante cose vanno sorvegliate. Mi dispiace perché ogni volta che si fa a meno d’un collaboratore è sempre una vittoria e non una sconfitta. Ma non si può fare altrimenti. Io oggi alle 7:30 ero a Formello e stanotte non ho dormito: bisogna stare al servizio della società. E la promessa, nonché mio dovere, è quello di tutelare in tutte le sedi la società Lazio e i suoi tifosi. Non è una sviolinata, sono un contadino e non me ne vergogno. Ma vorrei che sia ben chiaro che se c’è qualcuno che pensa che non ho capito, o meglio ancora che con il presidente Lotito non abbiamo capito alcuni giochetti, si sbagliano di grosso. E chi è causa del suo mal pianga se stesso.

In mezzo alla strada si raccolgono molte notizie. Spesso ci si incontra in ristoranti. Questo è un avviso ai naviganti: sarò sempre dalla parte di chi lavora per il bene della Lazio. Chi cerca di affondare la società Lazio e i suoi tifosi troverà un nemico spietato che si chiama Angelo Mariano Fabiani. Se c’è qualche furbo che pensa qualcosa di diverso ha sbagliato di brutto personaggio. Quindi, senza dilungarmi, la situazione è questa e non può prescindere da un metodo che si deve riappropriare la società. E non c’entra nulla Lotito, ma chi opera quotidianamente in questa società. Io so tutto di tutti, sono figlio del popolo. E quando si sta in mezzo al popolo si sa tutto di tutti. Anche al nostro interno, non per la squadra ma per gli impiegati, c’è qualcuno che non ha capito come si intende voler gestire la società. Non si può stare su due piatti: nella vita bisogna fare delle scelte. O fai società o fai il confidente. Lo debbono capire tutti: il magazziniere deve fare un magazziniere con la professionalità più alta possibile. Così come il fisioterapista, il medico o io stesso. Chi non fa questo non può stare in una società come la Lazio, importante ma che deve crescere. Ci saranno presto novità anche in questo senso.

La mia missione è questa. Ed estirpata questa piovra me ne torno nel mio orticello, per stare un po’ con la famiglia. Ma ho preso un impegno a inizio anno e lo porterò a compimento, chi mi conosce lo sa bene. La Lazio non deve soldi a nessuno, paga in anticipo gli stipendi e mette a disposizione di tutti noi tutto. Un giorno vorrei portare tutti i giornalisti a vedere il settore costruito per la femminile, vediamo se il presidente mi autorizza. Non so quanti ce ne siano nel mondo. Anche il settore femminile è a cuore della società Lazio. In altre società non vengono dedicati tempo e soldi. Qui sono stati spesi milioni perché è giusto”.

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