Domani tornerà all'Olimpico e lo farà con tutti gli occhi di una marea biancoceleste addosso. Miroslav Klose, uno degli eroi del 26 maggio, insieme con i suoi compagni saluterà i tifosi in occasione del decennale della storia Coppa Italia vinta nel derby contro la Roma. Ai microfoni del Correre della Sera l'ex attaccante campione del mondo ha raccontato il suo di 26 maggio.
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Lazio, Klose: “Il modo di vivere il calcio dei laziali è unico. Domani…”
"Per i tifosi è stata. Sfidare i concittadini, rivali storici, in finale, è particolare. Contava solo trionfare, come dicono i laziali contava solo alzare la coppa in faccia ai rivali. Sono tornato per la Lazio-Bayern di Champions, due anni fa, perché ero assistente del tecnico bavarese Flick. Da quando ho lasciato i biancocelesti, invece, sono stato un paio di volte a Roma, ma non allo stadio. Sono contento di immergermi nella lazialità, di rivivere l’atmosfera e celebrare quella vittoria con i miei ex compagni".
Cosa ricorda di quella finale?
"In realtà solo i festeggiamenti successivi alla partita. La festa con i tifosi, il giro sul pullman scoperto. Ho vissuto emozioni fortissime. Quando ho vinto il Mondiale in Germania ci hanno riservato un’accoglienza particolare, ma il modo di vivere il calcio in Italia, come lo vivono i laziali, è unico. Si percepiva felicità totale".
Il gol di Lulic come lo ha vissuto?
"Ricordo il punto esatto nel quale ero. Rivolsi lo sguardo al guardalinee per capire se fosse fuorigioco, ma era tutto regolare".
Molti tifosi della Roma sminuiscono la vittoria, affermano sia provinciale celebrarla 10 anni dopo...
«Credo sia, comprensibilmente, il loro modo di gestire la sconfitta. In realtà si tratta di un successo gigantesco, è normalissimo ricordarlo".
C’è un momento in cui ha capito che la Lazio avrebbe vinto?
"In partite così ci sono dei segnali. Anche quando giocai la finale dei Mondiali nel 2014, dopo qualche occasione sprecata dagli argentini, pensai che difficilmente avrebbero segnato. Ma il calcio è imprevedibile, non si può mai azzardare".
Domani si celebrerà anche l’ingresso in Champions: come deve strutturarsi la Lazio per affrontarla?
"Credo che Sarri sappia di quali giocatori ha bisogno e in quali ruoli. Ritengo che la società lo debba ascoltare per rinforzarsi, perché sicura- mente per giocare la più importante competizione internazionale per club, si deve essere ben attrezzati".
Qual è il suo futuro dopo l’esperienza da allenatore in Austria, all’Altach?
"Voglio affrontare una nuova sfida il prima possibile. Il club e la squadra devono però avere la mia stessa filosofia di gioco. E non bisogna sottovalutare lo staff...".
Che cosa intende?
"Ormai questo lavoro è molto complesso, un allenatore deve avere i collaboratori giusti. Non si possono affrontare certe sfide da soli, bisogna avere l’umiltà di saperlo. Proprio in questi giorni mi sto confrontando con alcune persone per mettere su uno staff studiato e adatto".
Allenerebbe in Italia?
"Sto guardando diverse partite di serie A e B. Mi reputo pronto a misurarmi con questi campionati, con la Bundesliga o con la seconda divisione tedesca. Sfrutto il tempo a disposizione per essere aggiornato. L’importante è trovare un club che abbia un’identità chiara"
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